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Romolantus
Guest
Ciao Romolantus, arrivo tardi a dire la mia, ma tant'è.
Al di la del'ammirevole equilibrio che hai dimostrato e dimostri per ciò che ti è capitato non riesco ad essere totalmente d'accordo con te.
Si ha come la sensazione che tu confonda "l'appoggiarsi" con il "condividere" che io vedo due cose molto diverse.
Da compagna o moglie avrei mal vissuto il tuo recarti in ospedale da solo.
Quanto ai figli, oggi ne ho uno di 17 e una ragazzina di 13. Crescono e la loro sensibilità di persone nei nostri confronti aumenta.
Hanno bisogno di solidità e certezze, questo è sicuro. Ma quando si accorgono di una mia difficoltà e magari buttano li un "tutto bene?" do loro una risposta sincera e non mi sembra di mostrare debolezza per questo.
Se la difficoltà è reale, non farlo sarebbe come dire loro "tu te ne sei accorto ma non intendo lasciare che tu ne faccia parte". Non mi piacerebbe.
Non so..............quando il vento soffia forte anche le querce tremano e non sono meno maestose per questo.
Ciao buona giornata, vi ritroverò stasera
pa0la
Stasera penso sia difficile, perchè è rientrato mio figlio dall'incontro di Zurich; quindi parleremo della sua esperienza, delle sue impressioni, e di quanto ha potuto pianificare per il suo dottorato colà ( lo vorrebbero immediatamente, ma qui deve sistemare ancora varie cose ).
Se conosci qualche altro dettaglio della mia "vicenda", credo modificherai la tua opinione : il mio ingresso in clinica coincideva temporalmente con l'entrata a scuola del ragazzo decenne ( prima media, primi giorni, ambiente nuovo ) abituato ad essere accompagnato per cause logistiche da me.
Mandarlo da solo o con un estraneo sarebbe stato peggiorare una sua situazione di " guardia ansiosissima "; allora ? La mamma avrebbe surrogato il papà impedito ( era accaduto altre volte) con la maggior naturalezza possibile e poi mi avrebbe raggiunto: così avvenne. Il pomeriggio della lunga operazione le cugine coetanee prepararono una "merenda " con giochi e quindi fu mentalmente impegnato, mentre mia moglie con gli amici più cari ed i di lei fratelli attendevano l'esito del mio "squartamento ".
Condividere non significa restare appiccicati come le schifosissime gomme americane ( quanto detesto chi le sbiascica dovunque ), non è condizionato dalla presenza fisica continua; anzi devo confessarti che non sopporto le-persone-sempre-continuamente-caramellosamente-amorose.
Soffocano, a me fanno venire il desiderio di fuga. Libertà anche fisica, ogni tanto, che non vuol dire - sia ben chiaro - evasioncella cornificatrice.
Ciao, spero a presto.