Appena iniziato 1922 mi sono reso conto che questa volta fosse stato anche per un solo racconto non ne sarei rimasto deluso sono rimasto in sospeso fino all'ultimo e devo ammettere che come un novellino mi sono fatto sorprendere dal finale il senso di colpa è una brutta bestia ma somatizzare fino a quel punto e choccante.
Maxicamionista invece mi è piaciuto più per la sua struttura poliziesca, mi spiego, l'evoluzione dei fatti è stata sequenziale e logica con colpi di scena plausibili, come trama unica stonatura la storia della segretaria del locale sembra appiccicata li per chiudere in bellezza ma non lo trovo gravissimo.
La giusta estensione invece mi ha dato un senso di deja vu (spero si scriva così) forse Elvid assomiglia un po' al negoziante di "cose preziose" mi ha dato un po' fastidio il voler rimarcare l'anagramma del suo nome (e che ci ha preso per deficienti!) poi bellissima l'escalation di cattiveria una volta preso il via me l'aspettavo ma ad ogni passaggio speravo che ci fosse un "Adesso Basta" ma in finale è un bel quadro del comportamento umano generalista ovviamente.
Quello che mi ha entusiasmato (anche se l'avevo preso un po' sottogamba alla partenza) è proprio Un bel matrimonio al di là del Pathos quello che più mi ha sconvolto è che non c'è niente che non possa veramente capitare a tutti cioè la paranoia, la vendetta o una cattiveria celata dentro anche queste sono cose che possono capitare ma intorno a loro c'è sempre l'idea che per innescarle farle uscire fuori serva un fattore scatenante, nel quarto racconto potrei essere io stesso un serial killer e vivere una vita tranquilla ed insospettabile, chissà perché poi all'ispettore in pensione ho dato la faccia di un Fonzie invecchiato
E tu temevi di essere prolissa!
Non so come la gente mi vede ma in fondo ho il cuore di un bambino...
... in un barattolo, sulla scrivania! (S.K.)