RECENSIONI - prima parte
Recensioni - prima parte
ANGIL:
Eccomi qui anch'io per la prima volta a dire qualcosa su un libro...
Per me è stata una nuova esperienza. Il libro l’ho trovato molto bello e divertente, mi è dispiaciuto quando è finito.
Cmq a volte trovavo un po’ troppo ripetitiva la frase riguardante Edo, che non manca di un certo senso pratico ma in certe occasioni stava benissimo e faceva molto ridere.Credo di aver gustato il libro in modo particolare, molto più divertente di una semplice lettura, perché letto ad alta voce da una persona a me carissimissima che ha interpretato tutti i personaggi con i giusti toni. (io seguivo la lettura sul pc).Quindi un grazie particolare a lei
Leggerei volentieri un altro libro di Guareschi
CARNE:
Letto in breve tempo per la lettura scorrevole, interessante, umoristica, insomma un buon libro.
Descrizione chiara e graduale dei personaggi con nomi originali per alcuni. Non so se abbiano un significato intrinseco per ciò che rappresentano.
La trama è semplice, Carlotta ultima discendete di una nobile famiglia imparentata con un plebeo ma molto ricco, lo zio, il quale passa un assegno consistente ai nobili squattrinati e lascierà una consistente eredità alla nipote Carlotta alla sola condizione che sposi un pretendente che piaccia allo zio.
Da qui intrighi e sotterfugi descritti con umorismo si intrecciano e la fine del racconto è scontata anche se l'evolversi è ben architettata dallo scrittore.
Anche se è un libro con uno stile un po' fuori moda, desueto, è comunque molto piacevole e divertente. E' un libro che tengo volentieri nella mia piccola biblioteca e tra quelli letti questo lo valuterei 9/10
MARGOT:
Se dovessi usare una sola parola, direi stimolante.
Mi è piaciuto molto: mi è piaciuto perchè ho interrotto più volte la lettura, per andare a riprendere libri già letti e per cercare informazioni su argomenti che conoscevo poco o che non ricordavo.
Non è uno di quei libri dove tutto è scritto e descritto alla perfezione, quindi non devi far altro che leggere e farti guidare dal racconto: Questo richiede una certa partecipazione. Un racconto leggero che lascia molto spazio alla fantasia di chi legge, che può scegliere con quale personaggio simpatizzare. Non c'è un protagonista vero e proprio, non c'è un eroe, decidi tu chi vuoi che emerga. Quale di questi "spregevoli" personaggi salvare e rendere amabile. Insomma ringrazio Carne (non credo l'avrei mai letto altrimenti) e come voto darei un 8/10
NATABRUJA:
Un romanzo ameno lo definisce lo stesso Guareschi. E certamente di amenità c'era bisogno in quel periodo così cupo della storia (era il 1944).
Leggendo l'incipit dei capitoli ho avuto l'impressione che si trattasse del testo di una commedia. Direi a metà tra la Commedia dell'Arte e la Commedia all'Italiana, così pieno di metafore. I personaggi sono caratterizzati in modo talmente semplice e con poche parole che non si fa alcuna fatica a riconoscerli:la tiranna, i parassiti, il truffatore, l'ingenuo.
Il sarcasmo e l'ironia sono sempre molto lievi ma di grande efficacia. Il narratore che interviene per fare il punto sui personaggi "lasciati indietro" non spezzano il racconto, anzi ne facilitano la comprensione. Molto piacevole lo stile del linguaggio dell'epoca.
Mi è piaciuto e voto 8/10.
OLMO:
l'introduzione ai capitoli mi ha ricordato le didascalie delle pellicole del cinema muto, o quelle di certi fumetti dell'epoca, (Il signor Bonaventura) e sono l'unica traccia di un linguaggio "antico". Il resto invece l'ho trovato attuale, diinamico,scattante. Persino termini come "galantuomo, a guisa, tristanzuolo" calati in questo contesto,con questi personaggi, fanno da supporto all'ironia. La scrittura è brillante, ricchissima di figure retoriche irresistibili, che si dipanano una dopo l'altra, nello svolgersi delle rocambolesche vicende. Guareschi traccia un affresco esilarante dei difetti che accompagnano la nostra epoca, il vivere civile, scova le incongruenze, le piccolezze, ribaltandone il significato morale ("Camillo è un uomo normale, un essere fornito di buon senso e di regolare intelligenza. E' uno sciocco qualunque in altre parole"pag.62) e di rovesciamenti di senso è pieno tutto il libro. La società che prende in giro è anche la nostra, prende in giro i luoghi comuni, li svela, li ridicolizza ma ridicolizzandoli ne riduce la portata. Se tutto il male viene dall'arrivismo (la famiglia accetta il ricatto per soldi) e dal conformismo (in fondo è per non essere criticati dalla società d'appartenenza che inizia l'inganno ai danni di Camillo), nella scena finale, là dove le signore dell'alta società ridono e ballano con il "villano", anche questi due assunti vengono rovesciati dimostrando quanto si fossero ingannati i Medellis-Food-Fuolard-Wonder (discendenti dei crociati) sul loro stesso mondo. Non mi sembra che Guareschi abbia adottato un punto di vista ideologico di classe, in quanto il suo sarcasmo è spalmato su tutti in egual misura, nobili e plebei. Casomai mi sembra che se fa una critica questa è rivolta al "peccato" e non al "peccatore" in perfetta linea con il suo cattolicesimo. In sostanza la sua critica prioritaria va al conformismo che si nutre dell'auto-inganno: Carlotta, quando comincerà ad ascoltarsi (quando smetterà di seguire gli insegnamenti degli altri e si distaccherà dagli ideali che le hanno imposto e che lei aveva accettato) salterà la finestra e troverà (sembra) la felicità. Camillo, quando si ribella, lascerà tutti a bocca aperta e non solo sarà benvoluto dalla ricca società ma conquisterà sua moglie. La famiglia Medellis, alla fine si accorgerà che si erano ingannati sul mondo nel quale credevano di vivere: gli altri nobili accettano un Camillo diventato esuberante e non si sentono "sminuiti" dalla sua presenza: forse è anche questo causa degli svenimenti finali di Donna Leo, la sera dell'ultimo ricevimento.
In ultimo: ho letto in questa storia divertente (e a sfondo morale) persino un consiglio al forum: non arroccarsi su posizioni di conservatorismo: il glorioso passato dei Crociati è morto e sepolto. Solo chi saprà aprirsi al nuovo che avanza, anche se è di basso lignaggio, continuerà a divertirsi così come si sono divertite le dame aristocratiche a ballare e farsi sbaciucchiare dal bel Camillo. Voto 7
MICIA:
'romanzo ameno' (cit.) in cui si è catapultati in una... commedia? farsa? fiaba? veloce, vivace. il vocabolario la colloca temporalmente alla metà del secolo scorso o nell'immediato ventennio precedente, senza alcuna concessione a termini stranieri, ma con spazio per la loro storpiatura (vechendo/weekend); la storia invece - un matrimonio da celebrare in fretta per non perdere lo status di ricco nullafacente. compreso amore finale che vince su tutto - è quella di sempre, così come i personaggi (l'attuale pierpiero di albanese cos'ha di tanto diverso da giusmaria?) che l'autore ci propone netti e chiari, spazzando subito il campo a un iniziale 'fasullo' stato confusionale in cui gioca a far cadere il lettore proponendogli una sovrabbondanza di personaggi, che poi riduce in fretta ai più significativi. buffi e simpatici i dialoghi spesso surreali, in ogni pagina si respirano insieme i profumi di un teatro di caratteristi di spessore e di film b/n stile helzapoppin'; e, specie agli inizi dei capitoli, pare di veder sfilare un fumettone con su scritto 'qui comincia l'avventura... firmato sto'. niente è lasciato al caso, persino i nomi di fantasia sono scelti con attenzione, peccato il tempo passato e la mia ignoranza non abbiano saputo 'tradurli', interpretarli proprio tutti (abbiamo già ricordato formitrol, veramon, verre d'eau, conte di gigolette; e qui, ora, tartin e trecagnett... - aaarghhh, ma guareschi aveva un po' la fissa col tre, eh?). si legge veloce, divertendosi sia per la trama sia per lo stile, così tanto che vien voglia di usarlo, almeno a me grafomane qual sono. una piacevole scoperta, e inaspettata, uno scrigno da riaprire ogni tanto per un sorriso o per scoprirci qualcosa che ci era sfuggito. scusate ma il voto non lo do: non mi viene, specie per i libri.
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