non saprei: a me le recensioni piacevano, nonostante la volta passata si era detto che forse era meglio eliminarle per dare più spazio allo scambio nello spoiler, ma tutto sommato forse non era questo il problema..boh..scrivo la mia recensione e finisch.
Il racconto si incentra sulla percezione, quella qualità che ogni essere umano sviluppa per interagire con il mondo circostante, e qui l'autrice descrive questo dono in una bambina che arriva al cuore della gente (a capire con chi ha a che fare) attraverso il senso del gusto. Ma scopriamo che in qualche modo anche altri protagonisti del libro hanno questo dono che può arrivare a rivelarsi "pericoloso" per gli stessi possessori. Al di là del racconto in sè e dello stile (abbastanza piatto, come ormai siamo abituati a leggere in certa letteratura mondiale) parlare esclusivamente di "sensi" come veicolo di conoscenza è estremamente limitante, anche se purtroppo rappresenta bene, e fino il fondo, l'apparenza alla quale diamo troppa importanza, (se non l'esclusiva). in campo conoscitivo. Qui i sensi sono -la verità- tralasciando ogni sorta di tranello e contraffazione. Per questo il libro che pur si legge bene trasmette un messaggio falso: non è attraverso i sensi che si "capisce" ma attraverso la "ragione". Questo il nostro tempo, in letteratura,( ma anche nel cinema ecc) sembra dimenticarlo spesso. Ho trovato ripetitive le descrizioni dei pasti, forzata, la costruzione sulla sparizione del fratello, superficiali i sentimenti veri di tutti i protagonisti: anche i sentimenti hanno declinato la loro importanza a favore delle sensazioni. Non mi è piaciuto.