Sinceramente Lobelia questa tua affermazione mi lascia spiazzata ma non la frase sui giovani ma quella sugli anziani .
E' semplice. Il problema degli anziani esiste ed è sotto gli occhi di tutti, se ne parla, si creano associazioni di volontariato, si cerca di discuterne, comunque un interesse per il problema è ben presente, anche se si è abbastanza lontani da trovare soluzioni in una società in cui il fattore base è la produttività materiale e certo non quella spirituale di cui gli anziani sono ricchi. Ma sottolineato questo, non c'è la stessa attenzione e solidarietà emotiva verso i problemi dei ragazzi, non ci sono risposte alla loro solitudine: è come se ci fossimo dimenticati del futuro in favore del passato...
Quando una società perde la visione positiva del futuro, perde la speranza, il senso di responsabilità, i valori etici, la sicurezza anche materiale oltre che spirituale, è una società destinata all'implosione. Allora ben venga la preoccupazione per gli anziani (spesso ipocrita, perché parlarne non è la stessa cosa che fare effettivamente qualcosa) ma cerchiamo di stare accanto anche ai nostri figli. Quello che un uomo non riceve, non impara a dare.
Se non c'è vera condivisione con i ragazzi, se non gli diamo modo di conoscere alternative, se diciamo soltanto chissenefr... cosa speriamo di lasciare al mondo?
Non si riesce a fare figli, siamo malati dentro, non riusciamo a concepire che l'amore è l'unica cosa che conti davvero e ci puliamo la coscienza regalando la Playstation ultima generazione, perché non sappiamo capirli, non sappiamo insegnare a ricavare ricchezza dalla sofferenza, dalla condivisione, dalla sincerità, dal rispetto dell'altrui libertà ed emotività.
Abbiamo ingrigito non solo il capo e le nostre coscienze ma anche la visione del futuro dei nostri ragazzi.
Allora in questo senso, piangere sui problemi degli anziani, mettendosi alle spalle i problemi generali del nostro modo di vivere non ha senso, è un ipocrita girare lal testa dall'altra parte.
Spesso l'unico modo per andare avanti è tornare indietro, affermare con convinzione che il consumismo, anche delle persone verso altre persone porta solo alla disperazione e all'autodistruzione.
Il rispetto di un bambino e delle sue risorse speciali dovrebbe essere una priorità e dovrebbe essere protetto dagli assalti pubblicitari e dalle pressioni di un mercato che li vorrebbe consumatori fin da quando aprono gli occhi sulla luce di questo mondo. Un genitore ha una grande responsabilità verso il domani, giustificare un figlio può essere comprensibile, ma giustificare se stessi per non avergli saputo trasmettergli i più alti valori umani è un gravissimo peccato di arroganza.
Imbottire i bambini di psicofarmaci per farli stare "tranquillini" perché sono "iperattivi" vi sembra una soluzione? Il nostro argento vivo, quando ero bambina io, lo scaricavamo per strada, nei cortili, giocando dalla mattina alla sera con altri bambini e non con uno schermo interattivo. Si vinceva, si perdeva e alla sera eravamo stremati da tanto giocare, altro che iperattivi. L'iperattività è solo un'abile scusa inventata da genitori ed insegnanti stanchi, spossati da una vita di corse contro il tempo, incapaci di gestire l'ansia di una creatura che non sa come fermarsi, che non sa come gestire la noia, la solitudine, il cui tempo, gestito dagli adulti non gli dà il tempo di essere se stesso: un bambino e basta, vero, di carne e di cuore, non un soprammobile di lusso da esibire con le altre mamme.
Interroghiamoci! Abusare di una anziano vendendogli la cintura della salute a duemila euro è assolutamente riprorevole ma abusare di un bambino, lasciandogli credere che sarà qualcuno solo se saprà sculettare in tv vendendosi al miglior offerente è ancora peggio.