• Vi invitiamo a ridimensionare le foto alla larghezza massima di 800 x 600 pixel da Regolamento PRIMA di caricarle sul forum, visto che adesso c'è anche la possibilità di caricare le miniature nel caso qualcuno non fosse capace di ridimensionarle; siete ufficialmente avvisati che NEL CASO VENGANO CARICATE IMMAGINI DI DIMENSIONI SUPERIORI AGLI 800 PIXEL LE DISCUSSIONI VERRANNO CHIUSE. Grazie per l'attenzione.

Gli altri siamo noi

RosaeViola

Master Florello
Leggendo qui e là e ripensando ad alcune cose, mi rendo sempre più conto di quanto si sia perso questo concetto, questo valore.

Spesso qui dentro ci si vuole un gran bene, per come fra di noi ci sia empatia, per come gli altri siano capaci di partecipare ai nostri problemi, ai nostri dispiaceri e non sempre questo è legato alla frequentazione o ad un legame che, seppur virtuale, è sempre un legame, ma anche proprio solo al fatto che se qualcuno, anche fra i nuovi, posta un suo problema o una sua sofferenza, tutti gli si stringono attorno.

Questo ci fa sentire meno soli ovviamente e ci fa sentire non la particella di Sodio che naviga sola in un oceano, bensì un essere umano circondato dal calore di altri esseri umani.
Ma la cosa sulla quale ogni tanto rifletto, è proprio che non ci rendiamo conto di come questo, per tutti noi, sia un grande evento.

Già perchè lo è? E perchè mai è un grande evento, qualcosa che in realtà dovrebbe essere un comportamento acquisito dalla specie?
Semplicemente perchè la nostra vita è avara di questi momenti e quando troviamo qualcuno capace di partecipare, lo viviamo come un fatto eccezionale.

E qui sta il nodo del problema.
Viviamo in una società sempre più individualista, sempre più competitiva e disposta a far fuori l'altro, per un nonnulla.
Siamo pregni di falsi valori, viviamo per avere e non per essere.
L'indifferenza permea tutto e pone un falso caposaldo alla nostra esistenza e cioè, che se riusciamo a pensare solo per noi, abbiamo pensato per tutti e siamo salvi, al sicuro, riparati e tranquilli.

Non esiste più una coscienza sociale, non esiste più un NOI. Esiste solo la parola IO.

La capacità di indignarsi sembra essere un qualcosa di serei B o anche peggio. Già, perchè mai dovrei sentirmi indignato per un qualcosa che non è toccato a me?
Perchè arrabbiarsi, perchè soffrire e, soprattutto, perchè lottare contro un qualcosa che non mi tange?

Tempo fa ho visto una puntata di Matrix. Vedo pochissimo la tv, ma quella sera sono stata davvero travolta da quello di cui si dibatteva.

La puntata verteva sulla prostituzione delle ragazze extracomunitarie.
Era in studio una ragazza rumena di 18 anni che, all'età di 15 anni è stata stuprata in Romania e portata qui a battere il marciapiede.

Raccontò la sua storia con una compostezza che mi ha shoccato per poi scoppiare a piangere, non tanto su questo ma sul fatto che più di una sera, una volta salita in macchina del cliente, si domandava: "Questo uomo ha già una certa età e sul sedile posteriore ha il seggiolino di un bambino. Ma cosa proverebbe sapendo che sua nipote viene caricata su una macchina per prostituirsi con un uomo che potrebbe essere un suo coetaneo, un nonno 60enne o giù di lì? Cosa proverebbe sapendo che questa ragazzina è stata stuprata per assolvere a tutto questo, solo perchè viene da un paese economicamente depresso o sfruttabili da altri tecnologicamente e culturalmente "avanzati"?

Ecco, gli altri siamo noi. Lei lo diceva piangendo e soffrendo del fatto che nessuna di queste persone si fosse sentita minimamente chiamata in causa di fronte a tutto questo schifo, di fronte a questo orrore.

Si è salvata grazie a Don Mazzi. Ha recuperato la sua vita e potrà viverla dignitosamente anche se quello che ha dentro, è un peso grandissimo da portare.

Ma quante volte, quante, noi ci ricordiamo di tutto questo?
Quante volte parliamo coi nostri figli degli altri come estensione di noi stessi?
Quante volte operiamo affinchè queste nuove generazioni sappiano cosa siano gli altri?
Quante volte li educhiamo a "sentire" gli altri?

Siamo talmente indifferenti noi, che qualunque parola sarà solo fiato sprecato.

Dov'è che abbiamo sbagliato?
E cosa possiamo fare affinchè questa orrenda tendenza si attenui sempre più fino a sparire?
Quand'è che smetteremo di badare al nostro campicello per non soffrire o non rischiare che l'altro ci danneggi?

Ma ci pensate a cosa sarebbe la nostra vita oggi se i miei genitori e tutta la loro generazione, non avessero lottato per costruire noi e il nostro paese?

Col nostro nichilismo affettivo e sociale, rischiamo di far morire la nostra società e di distruggere intere generazioni, ma non pensiamo MAI, nemmeno per un istante che soffriamo di questa realtà e soffriremo sempre. Tutti.
 

Eltuena

Guru Giardinauta
La ricerca del benessere, gli esempi continui e martellanti di una società effimera, la corsa per un dove che non esiste e un qualcosa che non conosciamo, ha portato tutto questo. Tante volte mi viene da pensare a come vivevano, qualche decennio fa, nei piccoli paesi. Le porte aperte, pronte ad invitare chi passava, pronti ad offrire nelle misere tazze di tutti i giorni quello che si aveva, pronti ad ascoltarli. Ecco, allora, il NOI esisteva ancora. Il dramma maggiore è che la nostra è una strada senza ritorno. Possiamo parlare tutto il tempo che vogliamo, ma le cose non cambieranno più.
 

milla04

Maestro Giardinauta
Tante volte mi è accaduto di porre questo problema a persone che conoscevo, e in tutta risposta mi son sentita dire "Tanto quello che posso fare io è una goccia nel mare", e "Se non approfitto io di questa cosa se ne approfittano tutti gli altri"...Questa è una sconfitta dichiarata, qualcosa di inaccettabile...
Io non mi lascio andare, continuo ad arrabbiarmi quando sento brutte storie, a piangere davanti ai maltrattamenti, a prestarmi a petizioni e campagne, a discutere e litigare se necessario, a recuperare i miei alunni disabili, continuo a portare le buste della spesa alle persone anziane che incontro, continuo a trattare con tutto il rispetto possibile chiunque mi si trovi davanti, chiunque mi parli, continuo ad ascoltare con la testa e col cuore e a pensare cosa posso fare per essere utile. E se dovessi continuare ad essere un salmone che risale la corrente invece di seguirla, pazienza.:hehe:
Tempo fa ho letto un libro che ha ispirato un film: "La formula del cuore", in cui un ragazzino calcola che se ognuno di noi si impegnasse a fare un favore a tre persone diverse e queste si impegnassero a fare altrettanto, in poco tempo ci sarebbero centinaia di milioni di persone che avrebbero ricevuto e realizzato qualcosa di buono...Uhmmmmm...:eek:k07:
 
M

marco48

Guest
La ricerca del benessere, gli esempi continui e martellanti di una società effimera, la corsa per un dove che non esiste e un qualcosa che non conosciamo, ha portato tutto questo. Tante volte mi viene da pensare a come vivevano, qualche decennio fa, nei piccoli paesi. Le porte aperte, pronte ad invitare chi passava, pronti ad offrire nelle misere tazze di tutti i giorni quello che si aveva, pronti ad ascoltarli. Ecco, allora, il NOI esisteva ancora. Il dramma maggiore è che la nostra è una strada senza ritorno. Possiamo parlare tutto il tempo che vogliamo, ma le cose non cambieranno più.

Sono d'accordo con te Eltu, nei paesi la vita era diversa, più a misura d'uomo, ci si conosceva e ci si aiutava a vicenda, ancora in alcuni paesi le porte sono aperte e la chiave infilata nella toppa, ma è una realtà che stà scomparendo. In paese eri qualcuno, in città sei una persona anonima, come altre milioni, merce da vendere, comprare o da sfruttare. Intendiamoci, lo sfruttamento degli esseri umani è sempre esistito e probabilmente non cesserà mai di esistere, dobbiamo essere noi a creare quella cultura di tolleranza, d'amore, di lealtà, di solidarietà da trasmettere ai nostri figli per sperare che, un domani, possa cessare la compravendita di esseri umani. Non parlo solo della prostituzione ma mi riferisco anche al mondo del lavoro, alla povertà diffusa che è anche essa una schiavitù, quando penso che ci sono 800 milioni di persone che non sanno se domani potranno mangiare, credimi, mi sento male.
Quello che possiamo fare forse sarà una goccia nel mare, ma se non si comincia mai non si arriverà a nulla. Purtroppo l'uomo è lupo a se stesso.
 

rossl

Giardinauta Senior
Io non mi lascio andare, continuo ad arrabbiarmi quando sento brutte storie, a piangere davanti ai maltrattamenti, a prestarmi a petizioni e campagne, a discutere e litigare se necessario, a recuperare i miei alunni disabili, continuo a portare le buste della spesa alle persone anziane che incontro, continuo a trattare con tutto il rispetto possibile chiunque mi si trovi davanti....,

Meravigliosa Milla!

Quello che possiamo fare forse sarà una goccia nel mare, ma se non si comincia mai non si arriverà a nulla. Purtroppo l'uomo è lupo a se stesso.

A volte, Matteo, mi perdo d'animo e anch'io come Eltu penso che abbiamo imboccato una strada senza ritorno; in questo momento, leggendo la vicenda delle ragazzine violentate da compagni di scuola, non vedo la luce in fondo al tunnel.
Domani, quando vedrò ancora il sole, penserò che l'uomo è passato attraverso mille difficoltà, si è evoluto, è 'cresciuto' e forse sarò più ottimista
 
S

scardan123

Guest
Marco 84 dice implicitamente una cosa che condivido: homo homini lupus.
In effetti alcuni di questi fenomeni non sono nuovi, penso ad esempio a Leopardi che nei suoi diari di viaggio annotava la presenza massiccia di prostitute "che s'usano financo di 11 anni" cioè bambine!, o al fenomeno diffusissimo del banditismo, etc. Più che altro penso che alcuni fenomeni
siano massificati, e che come è cresciuto (in media!) il benessere e il livello di salute, di pari passo sono cresciute anche le cose negative, perché la nostra è stata una incredibile evoluzione tecnologica, e una ben misera evoluzione morale.

Penso poi alle donne romane, che si divertivano a vedere i gladiatori sbranati, o alla fine del 1700 la folla che guardava curiosa e divertita mozzare le teste con la ghigliottina. Per non parlare poi di impiccagioni, altri spettacoli sempre molto "goduti" dalle popolazioni.

Penso a Parini che annotava le ruote delle carrozze sempre coperte di sangue perché correndo travolgevano i poveri che vivevano in strada "con gran frantumare d'ossa", e a nessuno gliene fregava niente.
O ai medici inglesi che sperimentavano sui carcerati i farmaci, o ai medici del re di francia, che se dovevano operare il re prima operavano un plebeo SANO per esercitarsi nei tagli che avrebbero poi fatto sul corpo del re.

Insomma, non fraintendetemi, non voglio dire "vabbè è normale, freghiamocene", voglio dire che non bisogna fare l'errore di credere che una volta le persone erano tanto meglio di adesso.

Io penso che la sola speranza sia la diffusione dell'istruzione, dove per istruzione non intendo uno stupido nozionismo (sapere la capitale di o la formula di). Per molte cose basterebbe fermarsi a qualche secolo prima di Cristo, coi filosofi della grecia classica, per trovare messaggi di straordinaria umanità e attualità come, tanto per dirne uno, diogene di enoanda (non quello della botte, è un altro!) che fece scrivere sulle mura della città che le mura non servivano, perché tutti gli uomini sono figli della stessa terra (non ricordo che fine fece, penso che la cosa non fu molto gradita).

E comunque penso che il contributo che ciascuno può dare è enorme, perché ognuno può impedire che nel suo piccolo "raggio", nel suo piccolo spazio (famiglia, lavoro, amici, conoscenti, etc) succedano certe cose. Piccolo raggio io, piccolo raggio tu, sommandoli tutti insieme l'effetto c'è eccome...
 

RosaeViola

Master Florello
Eh no, così non va.

Siamo rinunciatari perchè la vita ci ha preso a sberloni e perchè le cose sono tante e tutte disastrose???

Ma la speranza dov'è? Perchè non la alimentate? Perchè avete smesso di crederci? Perchè non tenete alti i vostri valori?

I nostri genitori sono passati attraverso cose peggiori, ma non hanno mai smesso di sperare e di credere nel domani.

Perchè noi sì?
 
H

hakuna__matata

Guest
GRANDE, GRANDISSIMO SCARDAN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! :hands13: :hands13: :hands13: :love: :love: :love:


no.....c'è qualcosa che non mi torna........

tu Ivana descrivi una civiltà determinata dalle più attuali generazioni.....
Scardan, diversamente, afferma che questa situazione c'è da secoli........

mi dici come fai ad essere d'accordo????????????????
 

RosaeViola

Master Florello
A prescindere Hakuna, che non ho ancora avuto modo di rispondere più approfonditamente al post di Scardan, devo dirti che comunque mi è piaciuto moltissimo quello che ha detto e per come l'ha espresso, per l'analisi che ha fatto anche se, appunto, non la condivido completamente.

Il mio entusiasmo è soprattutto legato a quello che ha scritto nell'ultima parte del suo post, specie dopo aver toccato con mano la rassegnazione di molti di noi, l'impotenza nel poter fare qualcosa che modifichi la realtà.

In questo è stato grandissimo:

Io penso che la sola speranza sia la diffusione dell'istruzione, dove per istruzione non intendo uno stupido nozionismo (sapere la capitale di o la formula di). Per molte cose basterebbe fermarsi a qualche secolo prima di Cristo, coi filosofi della grecia classica, per trovare messaggi di straordinaria umanità e attualità come, tanto per dirne uno, diogene di enoanda (non quello della botte, è un altro!) che fece scrivere sulle mura della città che le mura non servivano, perché tutti gli uomini sono figli della stessa terra (non ricordo che fine fece, penso che la cosa non fu molto gradita).

E comunque penso che il contributo che ciascuno può dare è enorme, perché ognuno può impedire che nel suo piccolo "raggio", nel suo piccolo spazio (famiglia, lavoro, amici, conoscenti, etc) succedano certe cose. Piccolo raggio io, piccolo raggio tu, sommandoli tutti insieme l'effetto c'è eccome...
 

RosaeViola

Master Florello
Quello che possiamo fare forse sarà una goccia nel mare, ma se non si comincia mai non si arriverà a nulla. Purtroppo l'uomo è lupo a se stesso.

Che poi è la stessa cosa che dice Marco, solo che non avevo visto il suo post.
 

RosaeViola

Master Florello
no.....c'è qualcosa che non mi torna........

tu Ivana descrivi una civiltà determinata dalle più attuali generazioni.....
Scardan, diversamente, afferma che questa situazione c'è da secoli........

mi dici come fai ad essere d'accordo????????????????


Ma a parte questo Haku, tu che ne pensi della realtà che viviamo?
Come pensi sarà il futuro per il tuo bimbo?
 

RosaeViola

Master Florello
Seya, a dire il vero io son qui a fare tutt'altro che la cinica, anche perchè non lo sono, ma un conto è sognare ad occhi aperti e un conto è essere realisti.
Possiamo fingere che ovunque sia amore, ma la realtà è ben diversa.
 

RosaeViola

Master Florello
seya, per definizione un cinico è uno che non ha più speranza, che non crede più nel cambiamento, che non vuole più provarci, che ha gettato la speranza alle ortiche e imbracciato la durezza e l'aridità.

Ti sembra il mio caso?

Ma il topic l'hai letto tutto per benino ci?
 
Alto