mi sembra che Milla abbia chiarito nel modo più esaustivo l'argomento di cui discutiamo.
Vorrei solo aggiungere poche cose: la prevenzione di questo crimine comincia con la protezione e l'ascolto del bambino, ma non basta se poi i segnali che arrivano da tutte le parti sono inviti e sollecitazioni continue a 'osare' a 'trasgredire', a considerare lecito tutto quello che ci piace; se nessuno ci insegna più a tenere a bada i nostri istinti distruttivi, se ogni limite morale è visto solo come una sfida a superarlo.
Se i ragazzi escono dalle scuole e dalle famiglie senza valori morali solidi, senza cultura e senza interessi nè passioni, che cosa rimane loro se non un grande vuoto che cercano di riempire, sfidandosi a chi osa di più, filmando coi cellulari violenze e oscenità di ogni tipo?
Io non sono una pacifista ad oltranza (purtroppo l'uomo non è ancora così evoluto da dirimere le sue questioni solo con la diplomazia) ma sono contro la pena di morte e credo e spero di non essere in grado di uccidere nessuno, per nessun motivo: mi accontento di sapere che chi ha fatto del male sia messo in grado di non nuocere mai più.
Talvolta però capisco che la vendetta, in casi estremi come questi di cui parliamo, possa essere considerata come un modo per alleviare il dolore, un modo primitivo sì, ma forse efficace, se vissuto psicologicamente come una sorta di ‘riparazione’ o di ‘offerta’ a chi ha subito violenza
Vorrei solo aggiungere poche cose: la prevenzione di questo crimine comincia con la protezione e l'ascolto del bambino, ma non basta se poi i segnali che arrivano da tutte le parti sono inviti e sollecitazioni continue a 'osare' a 'trasgredire', a considerare lecito tutto quello che ci piace; se nessuno ci insegna più a tenere a bada i nostri istinti distruttivi, se ogni limite morale è visto solo come una sfida a superarlo.
Se i ragazzi escono dalle scuole e dalle famiglie senza valori morali solidi, senza cultura e senza interessi nè passioni, che cosa rimane loro se non un grande vuoto che cercano di riempire, sfidandosi a chi osa di più, filmando coi cellulari violenze e oscenità di ogni tipo?
Io non sono una pacifista ad oltranza (purtroppo l'uomo non è ancora così evoluto da dirimere le sue questioni solo con la diplomazia) ma sono contro la pena di morte e credo e spero di non essere in grado di uccidere nessuno, per nessun motivo: mi accontento di sapere che chi ha fatto del male sia messo in grado di non nuocere mai più.
Talvolta però capisco che la vendetta, in casi estremi come questi di cui parliamo, possa essere considerata come un modo per alleviare il dolore, un modo primitivo sì, ma forse efficace, se vissuto psicologicamente come una sorta di ‘riparazione’ o di ‘offerta’ a chi ha subito violenza