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Raggiungere la felicità

cyberjack

Aspirante Giardinauta
RosaeViola ha scritto:
Ma come pensi si ottenga un cambiamento se non dietro l'impulso del desiderio?
dietro l'impulso dell'esperienza....
Faccio determinate esperienze -> cambio
Ho un determinato desiderio -> mi sforzo di raggiungerlo, ma resto "me stesso" che sta provando a fare qualcosa...

Io non so che valenza tu dia a questa parola, io so soltanto che il desiderio è legato alla vita, è Eros e non Tanathos, è spinta alla ricerca, è costante ricerca.
Scusa, ma Eros e Thanatos sono entrambe pulsioni e desideri.
Eros è il desiderio del piacere, la pulsione di vita, che governa Psiche verso il raggiungimento della soddisfazione, mentre Thanatos è il disederio dell'autodistruzione, la pulsione dell'individuo all'annichilimento e alla morte...

Si tratta comunque di due pulsioni e desideri (anche se in questo caso stiamo parlando di desideri inconsci), non di un desiderio e di uno "stato di essere"...


Quello che impedisce il cambiamento, a mio avviso, sono i livelli imposti da un certo clima, da un certo condizionamento sociale e famigliare, sono i dogmi, sono tutte le cose, cioè, legate all'educazione che riceviamo e che si fonda su regole antropologiche che servono a controllare e guidare le persone tutte.

quello non impedisce il cambiamento, è semplicemente la gabbia che non ci permette di accettarlo.
Il cambiamento è già avvenuto, quando ti trovi a confrontarti con i climi, le regole imposte, le cose non scritte, i dogmi...
Ti rendi conto che il cambiamento a quel punto è già avvenuto semplicemente perchè fino al giorno prima quelle cose erano le stesse che ti davano felicità, poi è, appunto, "cambiato qualcosa" e cominci a viverle come condizionamenti, gabbie, costrizioni, limiti al raggiungimento della tua "nuova" felicità...

Comunque, io ti espongo solo il MIO modo di vedere le cose :eek:k07: non pretendo che sia giusto e non voglio importelo :)
 
Ultima modifica:

cyberjack

Aspirante Giardinauta
RosaeViola ha scritto:
Poi, vedi, io credo sia fondamentale non perdere il contatto con la realtà.
Come pensi di poter rispondere ad un bimbo di sei anni che ti chiede: "Papà, perchè tu e la mamma vi lasciate?" Gli parli di Karma? Gli parli di desiderio e di aspettative? O gli spieghi le cose in maniera tale che le possa comprendere con gli strumenti che la sua età gli concede?

ti ho spiegato come è stato presentato a me. Non posso pensare ad un modo migliore per farlo. Come lo hanno affrontato i miei genitori penso sia stato il miglior modo possibile...
 

RosaeViola

Master Florello
Ma nemmeno io Cyber voglio importi il mio... :eek:k07: :)


Si tratta comunque di due pulsioni e desideri (anche se in questo caso stiamo parlando di desideri inconsci), non di un desiderio e di uno "stato di essere"...

Per la verità Cyberg, forse il nodo della discussione fra noi, sta proprio qui.
Quando parlo di desiderare, non mi riferisco al pensiero conscio che sembra apparire casualmente nella mente, ma parlo di una spinta insita nell'uomo, così profondamente radicata nell'inconscio collettivo da far addirittura parte della nostra memoria genetica. Parlo, cioè, di una pulsione vitale, involontaria quasi e inconsapevole, almeno quanto lo sono le attività di cuore, cervello, reni e tutti quegli organi che agiscono indipendentemente dalla nostra volontà.
 

nenne46

Giardinauta Senior
Cara RosaeViola,
torno un po' indietro nella discussione.Non credo si possa essere vivi senza desideri, meglio passioni.
Per quello che mi riguarda ho combattuto ferocemente sul lavoro e in famiglia per quello che credevo giusto ma non posso dire che il mio obiettivo fosse la felicità mia o delle persone a cui tenevo. Ecco, appunto era la giustizia, il rispetto, la considerazione di me come persona, il riconoscimento delle mie capacità.
La felicità è qualcosa che si "sente", forse però confondo felicità con serenità.
:love_4: :Saluto:
 

decky

Florello Senior
nenne46 ha scritto:
Cara RosaeViola,
torno un po' indietro nella discussione.Non credo si possa essere vivi senza desideri, meglio passioni
Appunto come si può vivere senza sentire il desiderio del raggiungimento della felicità affettiva,emotiva,lavorativa,mentale,economica?Felicità intesa non come gioia momentanea ma come serenità duratura.
 
M

Mary74

Guest
Miiiiiiiiiii quanto scrivete!

Più che per il raggiungimento della felicità , lavoro su me stessa per sentirmi attiva , energica e per non perdere la voglia di fare . Per assurdo , sto meglio quando sono sotto pressione , quando mi sento in competizione..mi piace sentirmi l'adrenalina addosso.
Raggiunto un obbiettivo , devo averne un altro. La tranquillità mi porta all'apatia .
Mi spaventa più l'apatia che l'infelicità.


Ovviamente il discorso esclude malattie , perdite e dolori..quello stravolge tutto.
 

daria

Master Florello
Mary74 ha scritto:
Miiiiiiiiiii quanto scrivete!

Più che per il raggiungimento della felicità , lavoro su me stessa per sentirmi attiva , energica e per non perdere la voglia di fare . Per assurdo , sto meglio quando sono sotto pressione , quando mi sento in competizione..mi piace sentirmi l'adrenalina addosso.
Raggiunto un obbiettivo , devo averne un altro. La tranquillità mi porta all'apatia .
Mi spaventa più l'apatia che l'infelicità.


Ovviamente il discorso esclude malattie , perdite e dolori..quello stravolge tutto.

Qua la mano Mary!!!:eek:k07: :D :D
 

rossl

Giardinauta Senior
uff, due giorni che manco e mi ritrovo indietro di 7 pagine, mannaggia a te Rò!
Mò vi dico la mia:

1° la felicità - secondo me - è uno stato d'animo, ognuno ha il 'suo' modo individuale di viverla e percepirla, secondo la sua sensibilità e la sua storia personale (banale, lo so)

2° gli eventi sfavorevoli della vita, a volte ci mettono di fronte a situazioni dolorose che non sempre dipendono da noi, che non siamo in grado di governare e che ci rendono infelici. Da qui nasce l'interrogativo di RosaeV.: siamo disposti a faticare, a sfidare le convenzioni sociali, a lottare con coraggio e determinazione per raggiungerla? RosaeV. (una romantica e appassionata donna inglese, un'eroina russa dell'800, una figura quasi michelangiolesca ecc. ecc.) propende per il sì e anch'io penso che sia giusto cercarsela la propria - e altrui - felicità, che sia anche giusto rifiutare le comodità e le sicurezze di una vita tranquilla e noiosa, se si ha il coraggio di mettersi in gioco, se si accettano il rischio e le sue conseguenze, se si ha senso di responsabilità verso le persone coinvolte (es. i figli).
Contemporaneamente penso anche che:

3° una volta superate le difficoltà oggettive della vita, la felicità davvero dipende solo da noi, dalla nostra capacità di vivere gli affetti, di cogliere la bellezza nelle cose semplici, di ascoltare noi e gli altri, di godere della sintonia che si prova a volte con altri esseri umani, di provare quella indefinibile sensazione di far parte di un tutto, e ognuno può aggiungere davvero quello che vuole....
 
M

marco48

Guest
Accidenti, RosaeViola :eek:k07: se il tuo obiettivo era quello di intripparci con questa discussione, ebbene devo dire che ci sei riuscita benissimo. Ho impiegato circa una ora e mezza per leggere tutti i post che mi ero perso ed adesso ho tutti gli ingranaggini surriscaldati e fumanti. :lol: Riassumendo, la felicità credo di averla provata poche volte nella mia vita, si possono contare sulle dita di una mano, quindi non credo che sia uno stato durevole dell'animo umano. La mia felicità dipende da quella dei miei cari, non posso immaginare di essere felice mentre le persone che amo soffrono, nè tantomeno, io felice al prezzo del sacrificio di altri. Perchè sono stato felice? Perchè in quel momento ho realizzato le mie massime aspirazioni, una compagna da amare e da rendere partecipe e protagonista della mia vita, il matrimonio, la nascita dei miei figli, la sicurezza economica.... Tutte cose banali, ma importanti per me. Ovviamente tutto questo deve essere mantenuto, e da quì i sacrifici, le limitazioni della libertà personale, le lotte per arrivare a fine mese senza debiti, lo sforzo quotidiano di capire e farsi capire...Anche queste banali, sono piccole cose....Ma perchè la felicità devrebbe essere fatta da cose importanti o difficilmente realizzabili? Me se la mia vita fosse infelice, o meglio tranquilla, per mancanza d'amore della mia donna, sarei così coraggioso da sacrificare la felicità dei miei figli per cercare di rifarmi una vita e riconquistare quella felicità o tranquillità perduta?
Dipende dal sacrificio che dovrei imporre, con i figli piccoli che difficilmente capirebbero certe situazioni, non lo farei, il dubbio di aver sbagliato mi attanaglierebbe e mi renderebbe la vita difficile, altro che felicità o tranquillità. Con i figli già grandi invece la cosa sarebbe fattibile, una persona non può annullarsi completamente per il prossimo, non è umano. Acc... mia moglie ha chiamato i pompieri, sento le sirene... mi chiamano....ma io ho messo la cera nelle orecchie...l'acqua che mi arriva in viso...la parete annerita....hofffffussssoooo.:lol:
 
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ejemeda

Giardinauta Senior
yeye27 ha scritto:
Eh Ros!!:love_4: ....
Mica semplice,la faccenda!!:) ....
Penso che non esista per nessuno,uno stato di totale felicità,perchè la vita da e toglie,in diversa misura,a tutti.
E sicuramente molto dipende dalle esigenze,dalle aspettative,dagli obiettivi ,che uno si prefigge.
Un materialista,tanto piu' sarà agiato,tanto piu' potrà comprarsi la felicità ,che resterà comunque sempre effimera.
Poi molto,dipende dalle esperienze che possono segnare piu' o meno il tuo percorso:di donna,di madre,di moglie,di lavoratrice,di salute,di situazioni economiche...ecc...
Io per esempio, ho riacciuffato talmente tante volte la vita per i capelli,che non mi meraviglierei se fosse diventata una cliente fissa di Cesare Ragazzi!!! .....:D
Questo,mi ha portato a non cercare una felicità idealizzata,lontana dalle mie possibilità,ma a voler bene alla vita terrena,a gioire di tante piccole cose ,sfumature, situazioni ,che tanti troverebbero banali e scontate e che io ho imparato ad apprezzare.
Ma che non vuol dire rassegnazione, adattamento,o semplicemente accontentarsi. Anzi,non sono mai venuti meno la voglia,lo stimolo, la ricerca,la costruzione,il perseguimento di tutto quello che so potrebbe portarmi ad un ulteriore serenità e di conseguenza ad una ulteriore felicità per me e per i miei cari.
Però,non riuscirei mai ad essere felice sapendo di nuocere a qualcuno,questo no,mi darebbe troppo tormento.
Devo prima di tutto stare bene e in pace con me stessa,per godere della felicità, piccola o grande che sia.

Un abbraccio grande:love_4:
yeyè
concordo pienamente con te....era questo ciò che illudevo prima....
 

Fralema

Giardinauta
Come pensi di poter rispondere ad un bimbo di sei anni che ti chiede: "Papà, perchè tu e la mamma vi lasciate?"

Ciao RosaeViola, ho letto e riletto, con molta attenzione tutti i spost inviati, ma la frase che mi ha maggiormente colpito è stata quella sopra evidenziata.

Finchè ci si vuole separare e non ci sono figli di mezzo, tutto è lecito.
Se ci sono figli, invece, le cose cambiano inevitabilmente, perchè essere genitori significa per prima cosa essere educatori.
Ma affermare:" Non possiamo separarci per i bambini" è una bella bugia che noi adulti ci diciamo.
Forse sarebbe più corretto chiederci:"Penso che questo bambino stia crescendo serenamente,o dico così perchè mi è più comodo?"

In verità i messaggi che arrivano da mamma e papà sono inequivocabili: quell'indifferenza sottile, quel non prendersi più per mano, quel modo a volte irrirante di dirsi le cose, anche le più semplici.

Questo è il terreno di crescita di un bambino: impara che l'amore è quello.
Ma noi lo sappiamo che non è amore.
I bambini assorbono questi comportamenti.
Allora un genitore può dire:"Meglio l'indifferenza che il dolore della separazione".
E allora molto spesso le coppie non esplodo, ma implodono.
Una volta questo era all'ordine del giorno.

C'erano condizioni oggettive, mancanza d'indipenza economica ecc.

Il malcontento allora diventa un modo di essere.
Si dice e si pensa:"Non ho voglia di impegnarmi in questo grande cambiamento, tutto rimane com'è"

Questo tranquillo, apatico modo di vivere, causerà sicuramente una ricaduta sull'umore di chi cresce, pensare che non avvenga è una bella presunzione.

Questa non è una libertà che abbiamo, perchè un bambino non può difendere i propri diritti.
I bambini in questi casi sopportano, anzi sono portati a pensare che tutte le mamme siano un pò tristi. Quando poi scoprirà che non è vero, pensarà di essere stato proprio sfortunato.
Non siamo liberi di essere tristi tutta la vita se abbiamo dei figli che ci guardano.
I figli ci migliorano, ci mettono davanti ai nostri conflitti, dobbiamo attingere da loro la forza di fare cose certamente non facili.
Dovremmo sempre chiederci:" quale genitore voglio dare ai miei figli?
Quale genitore morale, umorale, sentimentale?
Cosa voglio che i miei figli vedano, percepiscano, vivano, imparino?"


Fralema
 

daria

Master Florello
A me invece, gentilmente, dovreste spiegare la vostra conclusione...alla Darietta sfugge qualcosa...
 

decky

Florello Senior
Mah Darietta,nessuna conclusione,da parte mia ciò che ha scritto Fra sulla frase da lei citata è un'enorme verità,tutto qui.
 

RosaeViola

Master Florello
Fralema, ti ringrazio infinitamente per quello che hai scritto e mi piacerebbe sapere dove hai attinto questa sicurezza in merito ai bambini.
Raramente sento discorsi come quello che fatto tu e spesso, di fronte alle argomentazioni di genitori che vivono un rapporto infelice e che adducono le motivazioni che tu hai così ben esposto, mi chiedo se i loro non siano alibi alle loro fragilità o ad un certo modo di essere opportunisti. Ma sembra che siamo in pochi a chiedercelo...
 
Ultima modifica:

xst84

Giardinauta Senior
RosaeViola ha scritto:
A mio avviso Xst, tu hai centrato un altro aspetto del problema e mi sa che non hai tutti i torti.
L'egoismo e l'egocentrismo di certi esseri umani è immenso...
Poi bisognerebbe fare un distinguo fra quelle persone che sono egocentriche perchè fortemente fragili e quelle, invece, così piene di sè, così innamorate di sè stesse da sfiorare, o sfociare, nel narcisismo, ma quello vero però.
Mi capita di vedere persone che stanno bene ma che la stessa aria di "faccio la vita che ho sempre voluto" li smentisce un po': infatti cercano un po' ma poi si fermano a loro stessi e a quell che gli dicono che gli torna utile a conferma della loro "immagine":mad:
@ Rossl: no parlo di quella spirituale, penso che sia questa società che a forza di autostima come motore di tutte le manifestazioni umane favorisce questo uso quanto più ristretto della felicità: che proprio perchè poco espansivo non può che rendere meschinamente felici:(
 

xst84

Giardinauta Senior
allora in concreto mi farebbe felice avere più influenza sugli altri: è il mio sogno da sempre ( senza trasformarmi in modello o in guru, però :baf: )
..capire le persone..avere più riscontro...rompere le nostre vite personali ( questo è un po' anarchico:D )-:- :Saluto:
 
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