RosaeViola
Master Florello
nenne46 ha scritto:Come si può essere felici se si è danneggiato qualcunaltro?
Bella domanda Nenne...Penso che su questo interrogativo si arrovellino molti esseri umani...
nenne46 ha scritto:Come si può essere felici se si è danneggiato qualcunaltro?
Per me assolutamente no,come puoi render felice chi ti sta intorno se tu in primis stai male,o ti annulli,o non ti ami?RosaeViola ha scritto:...e il sacrificio di sè stessi e della propria vita, renderebbe felice te e chi ti sta attorno?
Sopravvivere non significa vivere.Sopravvivere non ha nulla a che vedere con la felicità.Concordo con te che molte persone,o forse tutti noi in fondo cerchiamo di sviare su certe verità che ci farebbero soffrire,ma questo lo si può fare solo per un tot di tempo,passato il quale si aprono gli occhi e a quel punto si realizza non solo che il dolore è rimasto invariato e che la sofferenza è tale e quale,ma anche che si è "perso" tempo nel tentativo di non vederla nascondendosi dietro un dito...RosaeViola ha scritto:Eppure decky, io credo che l'essere umano abbia delle grandi risorse in materia sopravvivenza...
Sono straconvinta che siamo bravissimi a nascondere a noi stessi qualunque verità possa minare un certo equilibrio costruito chissà con quale fatica.
Di persone capaci di fingere principalmente con sè stesse ne conosco a decine e sono sicura che ognuno di noi, anche fra i più obiettivi, i più crudamente onesti con sè stessi, sia capace in chissà quante cose, magari partendo anche dalle piccole, di prendersi in giro pur di non affrontare una qualunque verità che possa destabilizzarlo...
Ma poi, è proprio vero che il passaggio per raggiungere la felicità o la serenità, come la si voglia chiamare, sia innegabilmente doloroso?
O forse bisogna pensare che chi raggiunge certi obiettivi senza farsi male, alla fine si sia creato dei falsi obiettivi, si ponga cioè come meta d'arrivo, un obiettivo semplice, una meta poco ardua da raggiungere?
E' vero, a volte la vita ci impone delle scelte difficili, tragiche, ma chi deve scegliere di sacrificare la vita di altri sà, in cuore suo, che non sta operando per ottenere la felicità, ma solamente stà scegliendo la soluzione più facile e comoda, è quì che si prende in giro e cerca di convincersi che sia una scelta necessaria per ottenere quello che ogni essere umano anela. Dentro di sè sà però, che molto probabilmente si pentirà della scelta, ma in quei momenti è veramente conscio di quello che fà? E' veramente lucido? Oppure è solamente indotto dalla paura, dal senso di inadeguatezza e di impotenza? Non è facile vivere in pace con se stessi, figuriamoci raggiungere la felicità sapendo di aver nuociuto ad altri. Il tempo però è un bravo medico e guarisce tutte le ferite, anche quelle più profonde, con il tempo si impara ad accettarsi ed anche a perdonarsi, ma questo è un altro discorso...:Saluto:RosaeViola ha scritto:Eppure nenne ci sono situazioni in cui ognuno di noi potrebbe trovarsi a fare una scelta difficile che costringe a sacrifici e che impone anche di sacrificare la vita di altri, per avere un pezzetto di felicità propria.
Che dire o fare a questo punto?
Non è che ti seguo tanto, Rosa.RosaeViola ha scritto:Ma è proprio vero che aspirare alla felicità e raggiungerla, meriti qualunque sacrificio?
Voi fin dove saresti disposti a spingervi pur di ottenerla?
Il caso tipico (ormai non più per noi nonnette ) è quello di un nuovo amore che si impone e richiede la rottura di legami precedenti. Sono situazioni in cui in genere si vivono contemporaneamente una grande felicità e un grande dolore.nenne46 ha scritto:Non so che dirti vorrei non trovarmi mai in questa situazione.
Come si può essere felici se si è danneggiato qualcunaltro?
Come d'altronde si può vivere senza aspirare ed avere il proprio, sia pur piccolo, pezzo di sole?
Non so che dirti.
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:Saluto:
OK, finalmente si passa a esempi concreti.....RosaeViola ha scritto:Scusate tanto, ma non capisco.
Avete scritto cose anche giuste, ma una semplice riflessione, potrebbe anche essere questa che segue.
Vivete una vita con qualcuno che non vi ama ma che voi amate o avete amato oppure la vostra compagna/o si sono rivelati profondamente diversi da come li credevate oppure vi disamorate ma avete dei vincoli famigliari particolari o siete fragili e non avete la forza di infliggere loro un simile dolore.
Questa è una, ma le eventualità per cui essere infelici e per provare a sforzarsi a cercare un po' di serenità, sono molte...Devo andare avanti con l'elenco?
Accipicchia com'è difficile immaginarsi una vita infelice...
Serenità è serenità. Stabilità è stabilità.RosaeViola ha scritto:Allora, proviamo a pensare a cosa ci rende felici in una vita...
Ognuno di noi ha parametri diversi in questo senso...
Parlo di felicità, intesa anche come serenità e stabilità, non di attimi.
Chi comincia?
Esatto, se parli di sacrificio, significa che hai qualcosa di bello da sacrificare.daria ha scritto:Io mi riferivo esattamente alla serenità e alla stabilità, questa è la vita, questo ci auguriamo essere il suo percorso, la felicità è fatta di attimi, non la stabilità, per questa c'è lavoro e dedizione, io contemplo altre persone legate strettamente al mio stato di felicità, non la riesco ad immaginare slegata dal mio contesto famigliare.Quando parlo di sacrificio, cioè (mi ripeto) per chi o per cosa sacrificheresti la tua stessa vita, immagino che se la risposta esiste è perchè stai vivendo serenamente e con gioia...
Magari si esce da una vita infelice, ma non necessariamente si entra in una felice, anzi, magari le cose possono peggiorare.