Però il melodramma, dal nominato Caccini e soci della Camerata Fiorentina e in pratica da Monteverdi in poi, è una forma di teatro musicale, dunque secondo me non si può prescindere dal dato scenico-vocale che comporta anche, tra l'altro, il cantare dal vivo: in sintesi comunicazione artistica (musicale, emotiva e quant'altro). Diversamente facciamo "il microscopio" (bravissimi quelli de La Barcaccia, unica trasmissione che, oltre ad essere divertente, recupera la tradizione didattico-divulgativa in fatto di opera della RAI).
Poi i canoni interpretativi, e anche il tipo di vocalità, variano in rapporto ai tempi e ai gusti. Prendiamo la citata Toti dal Monte, famosa al punto che ai tempi del Fascio era tra i pochi cantanti (Cigna, Caniglia, Gigli, Schipa, Lauri Volpi, Pinza) ad essere esonerata dai limiti di paga per recita imposti per decreto, amata da Toscanini per la sua voce cristallina che pare inducesse uno stato di rapimento nel pubblico: la sua Cio-Cio-San oggi mi appare vocalmente quasi impropria
al ruolo, una bambina che canta con voce da cicala (ma all'epoca era celebre per questo timbro, peraltro d'intonazione purissima)
Però se la si ascolta nel Don Pasquale in questo duetto con Schipa, che invece continua sempre ad affascinarmi, il risultato è da :hands13: :hands13: :hands13:
http://youtube.com/watch?v=j3hl6WaK9yw