Olmo, no grazie, ne faccio a meno
nulla di personale, ma visto che ormai è qualche annetto che lavoro (anche se per piccole case editrici) nell'editoria, e io stessa scribacchio, mi verrebbe come minimo un embolo a vedere come degli autori obiettivamente bravi ma sconosciuti al grande pubblico che ho editato stentino a superare le 20 copie vendute mentre delle ciofeche superano senza fatica il muro del suono delle vendite... insomma potrei citare molti presunti scrittori che negli ultimi anni sono stati spacciati per novelli vati della parola scritta che commettono errori grossolani di punto di vista dei personaggi, errori ancora più grossolani di tempi usati nella narrazione (per es, un flash back va SEMPRE messo al passato rispetto al presente del racconto. Se io sto usando il passato remoto come tempo "presente" nel racconto, il flash back va PER FORZA al trapassato, a meno di non utilizzare stacchi visibili come interlinee - ammesse ma non entusiasmanti- o addirittura capitoli nuovi. Sta cosa sembra sconosciuta agli autori - e, peggio ancora, agli editor che li editano- di cui sopra...e questi sono solo esempi, potrei parlarvi diffusamente delle black box - narratore che narra in prima persona la propria morte senza essere un fantasma al momento del racconto- che un autore serio non dovrebbe mai usare se non con certi criteri piuttosto rigidi, invece è per es la prima scena di "inferno" niente meno che Dan Brown, ed è del tutto gratuita in quel contesto)
scusate i tecnicismi, ma su ste cose mi prende la scimmia, e mi arrabbio...
per tornare al Giovane Holden, sì, alla fin fine sono pure riuscita a capire cosa Selinger volesse comunicare -denuncia dell'ipocrisia di una certa società americana?- ma caspita non mi ha presa per niente...
mi sa che lo stesso effetto che fece a te Sulla Strada, Miciajulie, lo fece a me Lo Zen e l'arte della Manutenzione della Motocicletta, e poi ci credi? Sulla Strada non l'ho mai letto, forse per paura di restare delusa, ma proprio in questi giorni stavo pensando di rimediare
comunque, per restare in tema di libri recensiti da grandi autori, io stessa ho un racconto in un'antologia con prefazione -moooolto lusinghiera- di Valerio Evangelisti, che però nonostante le sue bellissime parole non ha venduto molto: si vede che non c'era la volontà dell'editore di pubblicizzare il nostro lavoro... il che fa tutt'uno col discorso che faceva Olmo
https://store.kobobooks.com/it-IT/ebook/aa-vv-dieci-passi-nell-aldila
ora, se uno legge una prefazione simile, gli viene voglia di provare a leggerlo, no? e allora? poi magari può non piacere, è logico, ma almeno dargli spazio sarebbe quanto meno il minimo, e se deve essere un flop, che lo sia perchè non è un libro valido e non aprioristicamente, no? ma credo che nel nostro paese funzioni tutto sempre con spinte di genere diverso dalla meritocrazia... no comment