d'accordissimo; e non è propriamente una  questione di "generosità" occuparci del mondo che ci sta intorno, è  questione di buon senso: se intorno a noi il mondo va a rotoli non  possiamo essere felici. le nostre esistenze, cioè quella di ognuno è  iscindibilmente intrecciata a quella di altri esseri e organismi ecc.,  siamo veramente una piccola parte di un enorme sistema.
 
 "L'uomo non è un'isola" non ricordo chi lo disse ma concordo, siam  oaprte di un tutto e la nostra felicità è tale se intorno creiamo le  condizioni perchè anche altri lo siano.
		
		
	 
	
		
	
	
		
		
			Sono d'accordo con Niki.ta e Belvedere ed  aggiungo che abbiamo il diritto di essere felici. Per ciascuno di noi  probabilmente la felicità ha una sua valenza, c'è chi la scambia per  serenità, e non è proprio la stessa cosa. La mia esperienza mi ha  insegnato che troppe volte ho rinunciato a voler essere felice,  semplicemente perchè negavo a me stessa alcune "soddisfazioni" ed  anteponevo sempre i bisogni e le esigenze degli altri. Meritiamo anche  noi il nostro "spicchio" di felicità e non è mai troppo tardi per  capirlo !!
		
		
	 
in vita mia io mi son fatta degli  auto-boicot non da ridere a volte quando ero proprio felice, salvo poi  scoprire che avevo -vaganti come sommergibili- idee (prese su o  costruite quando non avevo mezzi sufficienti per metterle in questione)  sul fatto che 'non va bene essere felici se altri attorno a te non lo  sono'. al che qualsiasi cosa può sembrarti 'degna' di considerazione in  questo, dalla fame nel mondo al cane abbandonato al parente vedovo  all'amica separata, ecc ecc. in pratica, se avessi deciso di assecondare  l'idea, o risolvevo prima tutti i problemi dell'universo o non mi sarei  mai permessa di stare bene nella mia vita.
se si riesce a evitare il  delirio di onnipotenza, lì si arriva a capire una cosa interessante,  cioè che in realtà se non si è noi stessi felici cmq non si è poi di  gran buon impatto sul resto del mondo. per me è un dato di fatto: quando  si sta male (fisicamente, moralmente, psicologicamente..), hai voglia a  tenerci agli altri, ci si ritrova lo stesso in breve ad essere come il  tipo che ha incontrato daria e che tutti abbiamo conosciuto, gli altri  li si manda a quel paese, altro che volerli felici pure loro..
preso  atto di questo, finalmente mi son concessa di cambiare il mio paradigma  personale: per me è ora prioritario consentirmi di essere felice, perché  so che altrimenti faccio un po' schifo come essere umano che si  relaziona ad altri.
ecco perché quoto i due interventi qui su:  generosa ricordava che ognuno merita di essere felice e belvedere  sottolineava la nostra interrelazione con il tutto che ci circonda, cose  su cui mi trovo d'accordo perché appunto trovo che chi non si permetta  un'adeguata dose di felicità personale non fa poi un gran favore al  resto del mondo con cui è volente o nolente connesso.
devo dire  che però non l'ho trovata essere valida in generale, come 'soluzione'.  la vita a me mostra che c'è anche chi avrebbe invece un certo bisogno di  farsi il percorso opposto: cioè, c'è gente che la propria dose di  felicità personale è da sempre abilissima a concedersela e degli altri  se ne infischia altamente. non so però che idee potrebbero portar loro a  fare il passaggio verso il 'permettere' altrettanto al resto del mondo,  hanno 'il problema' opposto a quello che ho avuto io quindi non so  immaginare.. e in definitiva preferisco stare sul mio, tanto più che ora  so che è quanto già fa la differenza nel mio caso.