dai andre, lo sai che non parlo di scuola come insegnamento, parlo della concezione molto USA della divisa, tu sei la scuola, tu appartieni alla scuola!
ma da noi, dove ho lavorato almeno, la divisa è stata proposta ai genitori che -stranamente- hanno acconsentito con larga maggioranza. Prescindendo da considerazioni ideologiche, che non possono non esserci, noi insegnanti siamo stati d'accordo su questa iniziativa che andrebbe a "cementare" un lungo e duro lavoro di integrazione, educazione, e istruzione. Da noi in ogni classe ci sono almeno 3-4 figli di stranieri, potatori di handicap, rom, e credimi se ti dico che è DIFFICILISSIMO riuscire a tenere coesa una classe a livello umano, sociale. A mio parere, pur detestando l'omogeneità forzata, qualche ora vestiti tutti uguali, potrebbe insegnare ai ragazzi che , lo si voglia o no, sono già parte di una comunità, sono parte di uno Stato, sono parte di un meccanismo che di questi tempi dovrebbe funzionare con una certa precisione. Voglio dire, 5 ore a scuola, poi si torna a casa e si ri-indossano i vestitini più o meno firmati, ciò che a loro piace.
ma la scuola è un dovere, è il loro lavoro, e il loro apprendimento (a livello teorico) dovrebbe essere un investimento per la comunità. Io perdo ore a spiegare ai ragazzi che "da grandi" saranno costretti a far cose che odieranno, lavori ignobili e malpagati, che dovranno ingoiare rospi taglia elefante e ciononostante essere comunque appagati dall'unica cosa che ognuno (se l'ha imparato) avrà sempre con sè, vale a dire il senso del dovere (verso sè e gli Altri), e una certa (scusate la parola desueta) abnegazione e volontà. Le divise, io credo, si indossano
all'interno, e sono gli schemi mentali che ci costruiamo o che ci impongono malamente.
Io ho detto a ragazzi e famiglie, che la divisina blu della scuola sarà solo un modo per riconoscersi parte di una (bella) giovane comunità di gente che cresce, di giovani PERSONE, con tutta la vita (bella se lo si desidera) davanti, a patto che si comprendano e metabolizzino piccole regole di unità e rispetto reciproco.
Vorrei solo avessero una vita più appagante di quella che mi sono costruito io, e che imparassero che colpe e difetti si pagano da sè, e tutto ciò che oggi non fai, domani sarà più difficile farlo.