Vale, non sò come spiegare, è stato difficile da subito tentare di trovare una via per far arrivare il mio pensiero che è solo tale.
Non è convinzione, è solo dubbio, un forte dubbio.
Tu dici, che se la vita se ne và bisogna lasciarla andare, ma qualche tempo fà, anche i tumori oggi dichiarati 'banali' uccidevano, oggi molti di questi vengono quantomeno controllati.
E che dire del diabete?
Parla una, che non ama nè camici bianchi nè tantomeno ideologie religiose.
Però, lasciare andare la vita che muore, o generalizzi o individui bene le modalità di attuazione.
Ricordi l'AIDS, era il cataclisma del mondo e lo è ancora, sebbene il tam tam mediatico sia sopito. Oggi però, i malati di AIDS hanno prospetitve, in vita, migliori di qualche decennio fà.
Io capisco quel che tu dici, non sono contrari a prescindere e non lo sono in linea di massima.
E torno a ripetere, da persona che ha sulla pelle, tutt'oggi determinati, guai, che è difficile per me, pensare alla via del donare morte o meglio di staccare la spina scientemente e lucidamente, su richiesta dettata dal dolore.
Sento affermare che nella vita si è liberi di fare quel che si vuole e di decidere come e quando morire.
Non prendetela come provocazione, anche se in parte lo è.
Ma anche colui o colei che intraprende la tossicodipendenza è da considerarsi libero di farlo? Anche chi, decide di farsi del male, è cosiderato libero e giustificato il suo fare?
Tui dici che, accanimento terapeutico è diverso dall'impedire che una persona muoia, di malattia, come di altro.
Cosa lo rende diverso? Non ci accaniamo comunque nel tentativo, terapeutico, ovvero con medicinali nel forzare la vita a continuare?
E torno a ripetere, negli istituti oncologici, dove alcuni tumori vengono giudicati inguaribili, che dobbiamo fare?
Qual'è il limite di intervento?
Attacco cardiaco, lasciamo che la morte se li porti via tutti questi individui? Questo sarebbe il naturale decorso, ed invece ci mettiamo di mezzo e protestiamo contro quel decorso naturale.
E gli ictus? Mia madre sembrava spacciata, non le si avevano date granchè speranze, invece, bene o male, è ancora in vita.
Forse il punto nodale è chiedersi e riflettere se e quando la speranza di guarigione può ritenersi assolutamente vana, se il margine proprio non esiste, nè ora, nè mai, in modo certissimo.
Non è forse questo il vero baratro per cui è così difficle ed ostico legiferare in materia?
Il diritto all'aborto è una cosa, il dover abortire perchè la società non sostiene la maternità e non le rende onore, è un'altra cosa.
Se è un atto d'amore staccare una spina, non è forse un atto d'amore offrire l'ultima dose? Dov'è la differenza, sul presupposto che ognuno è libero di condurre come preferisce la propria esistenza?
Dov'è la differenza di accanimento terapeutico, nel mantere in vita un essere umano con delle macchine, soprattutto quando il suo cervello è vivo, rispetto ad un estrazione di pallottola che altrimenti e naturalmente ucciderebbe?
Dov'è la differenza? Nella malattia scesa dal cielo e un incidente?
Ricordo colei che per anni ha vissuto in un polmone d'acciao, Rosanna Benzi. La conoscevo perchè i miei lavoravano nello stesso ospedale. Se non fosse stato per quella macchina, sarebbe morta da piccola.
Ebbene, no, non viveva certo come gli altri e la sua era sicuramente una galera fisica, ma ha comunque potuto fare cose, vivere, leggere, studiare.
Certo se vita equivale solo e per forza al comune percepire, perchè i numeri dicono che così fan tutti, allora è ovvio si possa pensare che, una vita del genere non è tale.
Perchè, Welby, che sapeva da anni cosa lo aspettava non si è tolto la vita?
Parliamo dell'egoismo di chi rimane, nel sopportare la perdita, ma non si cita l'egoismo di chi soffre e chiede a chi l'ama, di ucciderlo.
Bè, chi stà male, un certo tipo di male, sà quotidianamente, quanto si stà aggravando, perchè arrivare alle macchine se si è così convinti di voler morire?
Sono questi i dubbi, per cui, non riesco a pronunciarmi nè a favore, nè contro.
Frega poco anche a me, di ciò che afferma la politica o la Chiesa, soprattutto quest'ultima.