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è morto welby

pieracd

Guru Giardinauta
ho aperto questo 3d per rispetto a quest'uomo che è stato costretto a subire atroci sofferenze. Mi dispiace di non avere potuto partecipare un po' più attivamente perchè in questi giorni ho poco tempo.

Io sono cristiana, anche se poco praticante, ma non credo che la volontà di Dio fosse di lasciare soffrire in questo modo questa persona, credo che lo avrebbe lasciato andare molto tempo fà. Siamo noi uomini che ci accaniamo a tenere in vita le persone anche quando la natura ha fatto il suo corso, siamo noi che vogliamo sostituirci a Dio. Se Welby avesse potuto allungare la mano e staccare la spino lo avrebbe fatto!! E chi siamo noi per dirgli " No, non ti è permesso perchè non è giusto" ?
Vorrei sapere chi sono i veri criminali? :burningma
 
M

Mary74

Guest
Seya , la mia certezza nasce dalla sofferenza , dall'aver accudito come un bambino una persona a me cara per mesi , dalla paura di poterlo perdere . Questo mi ha cambiato profondamente.

Il dipendere da qualcuno non ci fa perdere la nostra dignità . Ovviamente quel qualcuno ci deve amare.Le persone anziane non autosufficenti non perdono la propria dignità , chi ha un handicap non perde la propria dignità.

Secondo me e sottolineo che è un mio parere personale , il voler desiderare di morire nasce quando chi ci sta accanto non ha la forza di accudirci considerandolo un sacrificio.
Intuendolo il malato, la persona anziana si sente un peso e desidera farla finita
 
R

riverviolet

Guest
Per la prima volta, da anni, cosa che davvero non succedeva da molto tempo, mi sono stupita nel ritrovarmi vicina al pensiero cristiano in questo specifico frangente.
E' già ostico riuscire a trovare parole decenti a spiegarne i motivi senza essere continuamente in dubbio.
Ma mille sfumature avvolgono e coinvolgono casi come questi.
Ho subito in prima persona l'agonia di un corpo che sembra combattere sè stesso, di un fisico che non risponde più a dovere.
Ciò causa sofferenza, tanta, troppa forse e troppo a lungo, perchè una mente ed un cuore umano non cominci, giustamente, a chiedere che tutto ciò cessi.
Accanto al dolore fisico che sfianca ci si vede uscire dalla società, ci si sente non più 'normali', non più di grado di salire sul treno insieme alla comunità.

E se il dolore fisico, è una realtà insopportabile, forse, mi chiesi a suo tempo, quel treno vissuto come reale, forse in fondo, non lo era.

Riflettevo su questo, mentre le mie mani assomigliavano sempre di più a rami contorti e secchi e mentre l'angoscia di diventare 'peso' sulle spalle altrui era forse meno sopportabile della sofferenza acuta che stavo vivendo.
Ricordai quando ricevetti la notizia che mio zio, era affetto da distrofia muscolare.
Ricordai quando avvicinarlo era reso difficile dal suo cambiare e dalla sua agonia.
Fù una mescolanza di dispiacere, di senso d'impotenza, ma anche di un grave senso di colpa, poichè io mi difendevo dalla visione del suo corpo che attaccato dalla malattia, andava deformandosi. E in fondo, io lo sapevo questo, ma faceva male, molto male ammettere che era ciò che mi terrorizzava di più.
Ma mi mancava, ed un certo sentimento mi tampinava rammentandomi che stavo sprecando tempo per viverci, stavo arrendendomi alla morte, sentenziadola prima del dovuto.

Come ieri ho nel cuore la memoria di quando finalmente mi mossi verso di lui.
La visione fù choccante, tremai alla vista di quel corpo offeso, ma il suo sguardo fù lo schiaffo peggiore.
Un velo di lacrima e di comprensione c'era nei suoi occhi, ma anche un'accusa terribile. Mi hai abbandonato perchè stò soffrendo? Oppure mi hai abbandonato perchè diverso, apparentemente diverso da come mi hai conosciuto?

Sì, era vero. Lo avevo abbandonato perchè non riuscivo ad andare oltre all'apparenza.
Stavo sostenendo la morte, la malattia, ciò che aggredisce, invece di scalzare il tutto e prendermi cura del nostro amore.
Combattei accanto a lui con l'unica arma che conoscessi, l'amore. Non mi arresi alla malattia nel volermi togliere anche il tempo per stare con lui.

Siamo abituati a pensare e la ricerca, spesso ostacolata, avanza troppo lentamente, che per determinate malattie non vi siano speranze.
Siamo abituati a pensare che l'unica via di vita 'degna' sia già tracciata e definita.
Ma la vita è vita, anche nel dolore, anche fuori dai giochi dei ruoli sociali che devono essere assolti.

Sento vera la frase di un prelato che ha espresso la preoccupazione di fronte ad una società che si stringe solidale a dare la morte.
Non tanto perchè è opinabile che sia giustificata l'idea di decisione sulla propria vita e sulla propria morte, ma perchè è troppo facile e c'è un rischio pericolo alla base, molto elevato.

Accanimento terapeutico se vogliamo è anche il soccorso prestato durante un incidente. Lo è in caso di malattia quando si decide che per la sopravvivenza di chiunque si combatte contro quella malattia e la mente mi corre veloce ai bambini nei reparti oncologici del Gaslini.
La vita capita ci dimostri di essere strana, anche se a volte, li si chiama miracoli.

Ma, una società pronta a staccare la spina sempre e comunque, quando ha di fronte una malattia realisticamente infermabile, a me fà paura. Perchè sceglie di uccidere, piuttosto che lavorare in due o più versanti a sostenere la vita.
Stò pensando ad esempio alla terapia del dolore che spesso non viene applicata come si potrebbe.
Stò pensando al fatto che molti scienziati potrebbero studiare qualcosa che rendesse gli infermi non più immobili a letto.
Insomma stò pensando ad una società che investe sulla vita, anzichè prendere scorciatoie.

Certo, se tutto è gettato e grava sulle spalle della sola famiglia del malato o incidentato.... anche questa però è abitudine di una società a non occuparsi e preoccuparsi delle persone più deboli, se non quando si devono vincere le elezioni.

Può una società avallare l'eliminazione, perchè questa alla fine è, di persone diversamente abili?
Perchè Welby, magari aiutato, veramente aiutato, a sopire il dolore fisico e muoversi un po' con macchinari idonei (si costruiscono armi e si và su Marte, ma queste cose sembrano sempre irraggiungibili o fiabesche) era apppunto lucido e avrebbe comunque potuto continuare a vivere, trovando un'altra via per farlo, forse non avrebbe agognato la morte, come sola fine alle sue sofferenze.
Quando ci capita direttamente e per lungo tempo, è questo il naturale desiderio, che tutto finisca! Ma se per miracolo, si scampa da questa, si è ben lieti di continuare a respirare, anche se, farlo non è più facile come una volta. Non è detto che questa nuova dimensione non sia anche apportatrice di nuove vie di espressioni di vita.

Si parla del proprio diritto a decidere di morire, è proprio vero? Se la vita è un dono e lo è anche la morte, se non giustifichiamo i suicidi, allora forse non è vero che si è padroni di decidere o quantomeno non senza l'ombra del sospetto.

Questa è una società che si appresta sempre di più a 'eliminare' velocemente i problemi invece di risolverli, perchè questo costa impegno, anche politico e risorse anche economiche, che forse non si ha la volontà di impiegare.
Questa è anche una società che promuove solo l'efficenza, il perfetto, il vincente, secondo canoni ormai visibilmente discutibili.
Canoni che partoriscono mali nuovi come l'anoressia o conducono gente a pensare che 21 operazioni di chirurgia plastica sono necessari per gartantirsi il successo ed hanno ragione mi sembra, dopotutto.

Questa è una società che non permette più da tempo alle donne di aver tutti i figli che desiderano e si profila ancora all'orizzonte, il fatto che sia più facile negare la vita invece che armarsi per sostenerla.
Sappiamo tutti che guaio sia per le donne, la maternità. Sappiamo tutti quant'è difficile poterlo diventare e mantenersi al contempo il posto di lavoro senza vedersi decurtare lo stipendio.
Sempre chè non ti licenzino, sempre chè tu non sia stata costretta a firmare una lettera di licenziamento post-databile, in caso ti passasse per la testa, il divenire flagello e peso parassita sulle spalle dell'economia mondiale, diventando madre, ovvero producendo vita.

Tutti i problemi delle donne, tutti i problemi alla maternità, non sono forse gli stessi pronunciati su cui si fonda l'eutanasia?
Ovvero vie facili, anche perchè è da tempo che si sussurra che nel mondo c'è troppa gente!
Troppo impegnativo sostenere la maternità come un dono, ma soprattutto troppo dispendioso.
Troppo impegnativo trovare il modo di sostenere la vita dei più deboli, di chi è malato, perchè troppo dispendioso.
Ma soprattutto, se ciò avvenisse, cambierebbe inevitabilmente determinati equilibri e forse, la gente non appoggrebbe più miliardi destinati al riarmo, cambierebbe la visione di ciò che vita significa, non ridotta a mera macchina produttrice, ruolo preimposto ancora prima di nascere.

Certo, trattenere in vita, un corpo con encefalogramma piatto, il cui cuore batte solo grazie ad una macchina, potrebbe in effetti essere un caso in cui, la spina andrebbe staccata, poichè in quel caso, forse l'unica cosa ad essere viva, è la macchina.
Però, io francamente non oso pensare a cosa succederebbe nelle sale ospedaliere, nel caso remoto in cui passasse una legge all'eutanasia.
Mi riferisco ad esempio alla responsabilità di chi dovrebbe decidere lo stop e soprattutto quando.
Una persona decide in vita e in piena lucidità, che nel caso in cui, non ci si accanisca in modo terapeutico.
Primo dubbio:
In quali casi?

Secondo dubbio. C'è da sperare sempre, che chi ti vive accanto ti ami fino alla fine, che non abbia ad esempio, maturato nel tempo, una certa acredine o di interesse, di tipo ereditario ad esempio.

Finisco, con dirvi che.
Mio zio era un infermiere nell'istituto per anziani in cui è morto.
Prima di morire, chiese l'eutanasia.
Dopo averla chiesta ai famigliari diretti, ove la moglie era assolutamente daccordo, disse anche che era una pratica che utilizzavano da tempo in quell'istituto. (la disponibilità dei letti... sapete com'è).
La magistratura non ha potuto provare che mio zio è stato ucciso dal primario dello stesso istituto, con il beneplacido della moglie di mio zio.
L'autopsia richiesta di parte, vede un'altro primario all'opera che decreta la morte naturale. La salma viene cremata prima che, susseguente la denuncia arrivata tardi, fosse possibile un ulteriore autopsia. Il documento in cui, mio zio chiedeva la cremazione, è stata redatta, un mese prima della sua scomparsa e mio zio, non muoveva più le mani da molto più tempo.
L'inchiesta ha coinvolto anche i giornali locali.
Non si saprà mai, come sono andate veramente le cose, nè per mio zio, nè per altri degenti e l'istituto è ancora ed ovviamente funzionale.
 

seya

Master Florello
Mary ho avuto mia nonna con me e l'ho seguita per anni, prima dell'ultimo periodo in cui non desiderava altro che morire, e pregava tutti i giorni perchè accadesse.
ci ho convissuto per 8 anni.
credo che da "esterni" nessuno di noi sia in grado di capire profondamente, sebbene lo si viva sulla "propria pelle" in qualche modo, assistendo la persona amata nella sua lenta agonia, come si può davvero sentire una persona a cui accade una cosa tanto brutta.
e se si arriva a dire di voler morire, non è perchè subentra la depressione del sentirti di troppo, o cmq non è solo questo.
è uno dei mille fattori.
per Welby farei un discorso diverso.
io resto sempre dell'idea che sia una grande ipocrisia politica e cattolica, dire: non è giusto non aiutare questo pover uomo, dobbiamo fare qualcosa per lui.....
ma cosa? cosa possiamo fare? cosa posso fare io per lui?

io sono stata cresciuta come cattolica praticante.
ma mi sento sempre più lontana da questa religione.

si all'aborto
si all'inseminazione artificiale
si all'eutanasia


regolamentate....
ma come?
è "troppo difficile" dover regolamentare cose così importanti, difficili, e "scottanti"....

questa è la vera ragione, secondo me, per cui tante volte si preferisce chiudere un occhio alla sofferenza di qualcuno, e pregare il buon Dio che lo prenda lui per mano, perchè se fosse per noi, quella mano non verrebbe mai nemmeno sfiorata.
 
M

Mary74

Guest
Seya , sono sempre stata per la libertà di scegliere e non mi interessa cosa pensino Chiesa e Stato .
 

seya

Master Florello
poi per alcuni potrò scrivere una marea di banalità .
ma non mi interessa.
è quel che penso.
:storto:
 

seya

Master Florello
no, Mary, non parlavo di te.
il mio è un pensiero generale.
tu hai avuto la tua esperienza diretta.
rispetto il tuo pensiero, anche se personalmente non lo condivido.
:)
 
M

Mary74

Guest
ma cosa? cosa possiamo fare? cosa posso fare io per lui?

.

Possiamo scegliere di prendere la strada più difficile ; combattere per la ricerca ,accudire le persona malate , dare forza e amore .
Ma il malato come l'anziano non devono sentirsi un peso
E' facile staccare una spina , buttarsi tutto alle spalle e riprendere la propria vita .
 

Pin

Master Florello
secondo me dovrebbe essere il malato stesso a decidere, Pinuccia.

Non sempre il malato è in grado di decidere, se ti cade una tegola fra capo e collo, se un intervento non riesce come fa il malato a decidere

quel che per tutti è difficile, è regolamentarla questa benedetta eutanasia.
decidere in quali casi poterla fare oppure no.
qui non mi pronuncio.
Qui è difficile pronunciarsi, ma bisogna comunque pensarci per non trovarsi ai lati estremi.
Morte per tutti o vita a ogni costo.
 

Vale.scaly

Giardinauta Senior
Ma mi mancava, ed un certo sentimento mi tampinava rammentandomi che stavo sprecando tempo per viverci, stavo arrendendomi alla morte, sentenziadola prima del dovuto.

Mi spiace per quello che hai passato,ma è perfettamente comprensibile...in un qualche modo ci diciamo che è già finita per essere piu pronti quando accadrà veramente...il problema è che non si è mai pronti a perdere una persona cara...e quello per cui siamo meno pronti ancora è il vederla soffrire,ogni giorno di piu,senza poter fare nulla...

Sì, era vero. Lo avevo abbandonato perchè non riuscivo ad andare oltre all'apparenza.
Stavo sostenendo la morte, la malattia, ciò che aggredisce, invece di scalzare il tutto e prendermi cura del nostro amore.
Combattei accanto a lui con l'unica arma che conoscessi, l'amore. Non mi arresi alla malattia nel volermi togliere anche il tempo per stare con lui.
Stare accanto ad una persona che soffre è giusto e nobile,sostenere il suo desiderio di combattere per guarire o quanto meno affrontare la malattia senza essere soli è piu che ammissibile,è una cosa molto bella, è bella perchè alla fine l'amore aiuta a sopportare il dolore e non costringe a fronteggiarlo con il peso della solitudine...

Sento vera la frase di un prelato che ha espresso la preoccupazione di fronte ad una società che si stringe solidale a dare la morte.
Non è così facile dare la morte....anzi,per chi rimane in vita forse è la cosa piu difficile...piu difficile ancora che prendersi cura di un corpo che non ce la fa piu,piu difficile che stare accanto a chi ami vedendolo andare via lentamente tra mille sofferenze...perchè dopotutto è ancora lì con noi,possiamo toccarlo,parlargli,sentire il suo corpo caldo,vedere i suoi occhi,condividere ancora con lui certi momenti....mentre una volta che se ne è andato rimaniamo soli con il nostro di dolore....ed è insopportabile...e per non soffrire da soli preferiremmo aggrapparci ad ogni possibilità,anche la piu crudele,anche contro la volontà di chi amiamo....arriviamo fino a questo punto...

Accanimento terapeutico se vogliamo è anche il soccorso prestato durante un incidente. Lo è in caso di malattia quando si decide che per la sopravvivenza di chiunque si combatte contro quella malattia e la mente mi corre veloce ai bambini nei reparti oncologici del Gaslini.
Non credo....c'è differenza nel soccorrere una persona incidentata,nel prestare cure ad un malato di cancro,nel tentare delle terapie e invece attaccare un corpo che sta palesemente morendo per cause naturali alle macchine...

Perchè sceglie di uccidere, piuttosto che lavorare in due o più versanti a sostenere la vita.
Non credo sia così...è di poco tempo fa la notizia di quei cuccioli di retriver suoi quali si stavano ottenendo risultati contro la distrofia,la ricerca va avanti (purtroppo a spese degli animali molto spesso) anche se noi non ce ne accorgiamo...ma non possiamo costringere qualcuno contro la sua volontà ad aspettare dei risultati che forse arriveranno fra anni,fra decenni,o forse mai...

Insomma stò pensando ad una società che investe sulla vita, anzichè prendere scorciatoie.
Su questo ti dò ragione, troppo spesso si fanno investimenti inutili e si gettano via soldi che potrebbero essere usati meglio...ma non credo che l'eutanasia sia una scorciatoia...altrimenti la si sarebbe adottata molto tempo fa....

Quando ci capita direttamente e per lungo tempo, è questo il naturale desiderio, che tutto finisca! Ma se per miracolo, si scampa da questa, si è ben lieti di continuare a respirare, anche se, farlo non è più facile come una volta. Non è detto che questa nuova dimensione non sia anche apportatrice di nuove vie di espressioni di vita.
E' vero...ma non tutti hanno la forza necessaria per sperare di scamprala.....specialmente se si è anziani,specialmente se si ha già provato e dopo anni non ci sono stati risvolti,specialmente se non si ha piu nessuno vicino...e allora la vita perde ogni significato,mi spiace ma è così...

Si parla del proprio diritto a decidere di morire, è proprio vero? Se la vita è un dono e lo è anche la morte, se non giustifichiamo i suicidi, allora forse non è vero che si è padroni di decidere o quantomeno non senza l'ombra del sospetto.
Il dubbio ci sarà sempre,ma se dopo molte sofferenze e riflessioni si è convinti a non avere piu motivi per vivere credo sia corretto lasciare un'opzione diversa dalla vita a tutti i costi...

Questa è una società che si appresta sempre di più a 'eliminare' velocemente i problemi invece di risolverli, perchè questo costa impegno, anche politico e risorse anche economiche, che forse non si ha la volontà di impiegare.
Questa è anche una società che promuove solo l'efficenza, il perfetto, il vincente, secondo canoni ormai visibilmente discutibili.
Canoni che partoriscono mali nuovi come l'anoressia o conducono gente a pensare che 21 operazioni di chirurgia plastica sono necessari per gartantirsi il successo ed hanno ragione mi sembra, dopotutto.
La nostra società è criticabile e discutibile sotto molti aspetti,non lo nego...ma tra gli orrori e le bassezze della politica e del successo ci sono le persone,gli individui,i singoli uomini e donne che vivono esperienze belle e brutte sulla propria pelle,c'è chi decide di distaccarsi da tutto questo,o per lo meno di provarci, per qualcosa di piu grande,di piu nobile...c'è chi ha sofferto e ormai vede le cose diversamente da come imposto da una società nella quale non si riconosce piu...semplicemente c'è molta gente che ha imparato a guardare oltre l'apparenza delle cose,e anche se ora se ne sta facendo un caso mediatico (sai che novità) molti continuano a riflettere seriamente sulla problematica dell'eutanasia,non perchè sia giusto o facile o bello...ma perchè bisogna iniziare a distinguere veramente su quale sia il limite che le cure mediche non dovrebbero oltrepassare...non è giusto fare di un corpo che sta morendo una sorta di cavia per tentare nuove vie,nuove cure,nuovi metodi per aggrapparci con tutte le nostre forze alla vita...

Mi riferisco ad esempio alla responsabilità di chi dovrebbe decidere lo stop e soprattutto quando.
Una persona decide in vita e in piena lucidità, che nel caso in cui, non ci si accanisca in modo terapeutico.
Primo dubbio:
In quali casi?
Ovvio che non dev'essere una decisione presa con leggerezza...ci dovrebbe essere una regolamentazione precisa e severa...non dev'essere mai facile decretare la morte di una persona...ma nemmeno la vita quando questa non c'è piu...

River...scusa se ho preso il tuo post come esempio,ma le tue parole mi hanno toccata,pur non essendo per certi versi d'accordo. E' un problema serio e difficile da discutere...ci si sente troppo coinvolti per essere razionali,e io stessa probabilmente non vorrei mai che l'eutanasia fosse applicata su qualcuno che amo...ma mi rendo conto di quanto questo sia egoista da parte mia.....e l'amore è l'esatto opposto dell'egoismo....è questo che mi fa riflettere...cosa significa amare una persona?
Significa non rispettare la sua volontà?
Significa obbligarla a soffrire per farla stare con noi?

Significa starle accanto,aiutarla ad affrontare i problemi e le sofferenze, supportandola, non facendola sentire mai sola...fino alla fine....ma quando finisce,bisogna avere la forza di lasciarla andare....anche questo è amore...
 

seya

Master Florello
QUOTE]ma bisogna comunque pensarci per non trovarsi ai lati estremi[/QUOTE]

sono d'accordo che dobbiamo pensarci e attivare con ogni mezzo la ricerca.
mi trovi assolutamente d'accordo.
ma nel frattempo?

Possiamo scegliere di prendere la strada più difficile ; combattere per la ricerca ,accudire le persona malate , dare forza e amore .
Ma il malato come l'anziano non devono sentirsi un peso
E' facile staccare una spina , buttarsi tutto alle spalle e riprendere la propria vita .


no, in una cosa non sono d'accordo.
non è affatto facile staccare una spina.
anzi, credo sia una cosa veramente difficile.


Ma il malato come l'anziano non devono sentirsi un peso

sono d'accordo.


L'importante è saperci confrontare :)

questo tra noi non è mai stato un problema.
e poi ci siamo sempre capite profondamente Mary. :)
 

Vale.scaly

Giardinauta Senior
regolamentate....
ma come?
è "troppo difficile" dover regolamentare cose così importanti, difficili, e "scottanti"....
Eppure è necessario....

[/QUOTE]questa è la vera ragione, secondo me, per cui tante volte si preferisce chiudere un occhio alla sofferenza di qualcuno, e pregare il buon Dio che lo prenda lui per mano, perchè se fosse per noi, quella mano non verrebbe mai nemmeno sfiorata.[/QUOTE]

Sono d'accordo...per questo credo che la scelta meno facile sia accettare l'eutanasia...per non avere il peso di una responsabilità piu grande di noi....ma non siamo noi che togliamo la vita...la malattia è una cosa naturale,e quando termina il suo corso,se così dev'essere, è inutile continuare a combatterla...
 
M

Mary74

Guest
....ma non siamo noi che togliamo la vita...la malattia è una cosa naturale,e quando termina il suo corso,se così dev'essere, è inutile continuare a combatterla...

Non arrendetevi mai . MAI ! Credo nella medicina e nei suoi progressi , un atteggiamento così arrendevole non lo condivido.
 

Vale.scaly

Giardinauta Senior
Mary io non ho affatto un atteggiamento arrendevole! Non sono affatto una che si arrende facilmente e finche c'è da battersi vado avanti....ma è inutile intestardirsi su qualcosa che non possiamo evitare....è assurdo pensare di sconfiggere la morte....è una cosa naturale e va accettata per quanto dolorosa...
Un corpo che non è piu in grado di vivere da solo andrebbe lasciato stare...io non capisco l'ostinazione di voler tenere in vita qualcuno a tutti costi,non è questione di arrendersi ma di rispettare il corso naturale della vita...
 

seya

Master Florello
Non arrendetevi mai . MAI ! Credo nella medicina e nei suoi progressi , un atteggiamento così arrendevole non lo condivido.


non è questione di arrendersi o no alla malattia.
è un discorso diverso che faccio.

se io mi trovassi mai nella situazione di Welby, desidererei avere vicino una persona che mi aiuta a terminarmi.
esatto. a terminarmi.
io lo considererei un atto d'amore nei miei confronti.
e la ringrazierei ogni giorno dal cielo.
o dall'inferno.
 
M

Mary74

Guest
Mary io non ho affatto un atteggiamento arrendevole! Non sono affatto una che si arrende facilmente e finche c'è da battersi vado avanti....ma è inutile intestardirsi su qualcosa che non possiamo evitare....è assurdo pensare di sconfiggere la morte....è una cosa naturale e va accettata per quanto dolorosa...
Un corpo che non è piu in grado di vivere da solo andrebbe lasciato stare...io non capisco l'ostinazione di voler tenere in vita qualcuno a tutti costi,non è questione di arrendersi ma di rispettare il corso naturale della vita...

No Vale , finchè cè un filo di speranza bisogna lottare . Queste sono mallattie tremende : ho un cugino di 43 anni che spera ogni giorno affinchè la medicina possa aiutarlo . La malattia cè e va curata .

Purtroppo viviamo in un paese che oggi scende in piazza a favore dell'eutanasia ma ieri quando bisogna votare per il referedum sulle staminali , tutta questa gente dov'era?

altro che la religione , il vero oppio dei popoli è la TV.
 

Vale.scaly

Giardinauta Senior
Ma Mary...quando la speranza non c'è piu?? Guarda Welby! Che speranze aveva?? Niente avrebbe potuto mai curarlo,lui lo sapeva,tutti lo sappiamo!
Se non fosse stato per le macchine la sua vita sarebbe già terminata mesi fa...il suo corpo ormai aveva perso le funzioni vitali fondamentali...se anche si fosse trovata una cura per la distrofia,non credo che i suoi organi avrebbero mai ripreso a funzionare,ormai compromessi...
Negare la morte non è un modo valido per sostenere la ricerca... sono d'accordo sul fatto che la gente si lascia troppo guidare dalla tv e non agisce quando ce n'è bisogno (ma non tutti sono così!!)
Però per quanto la ricerca possa andare avanti, alla fine cosa cambia?? Prima o poi si muore! Cosa dobbiamo fare?? Arriveremo a trovare il modo di vivere fino a duecento anni....portandoci dietro i nostri polmoncini d'acciaio e col carrellino per i reni artificiali....avvizziti e senza riuscire a fare nulla....dobbiamo arrivare a questo? Tutto per vivere piu a lungo...ma ne vale la pena?
Non ci si arrende alla malattia...finché si puo fare qualcosa! Coraggio,possiamo provare qualche cura, anche nuova,sperimentale, va bene, ma se poi non funziona basta! Accettiamo serenamente che abbiamo vissuto per il tempo che ci è stato concesso. Non è arrendersi, è essere consapevoli che anche la morte fa parte della nostra vita e non possiamo sottrarci quando arriva il momento...
 

seya

Master Florello
perchè pensi che tanta gente non abbia votato per la legge sulle staminali?
la religione non c'entra, secondo te?
io ho tanti dubbi su questo.
tanti.

e ti dico un'altra cosa, tanti ns pensieri , anche i più reconditi, non sono certa al cento per cento che non abbiano ceneri sotterranee cattoliche.

nel senso....io tante cose quando ragiono....lo faccio con le basi che mi sono state date...e le mie basi sono cattoliche.

da quando ho iniziato a ragionare con la mia testa, a pensare bene a cosa è (per me) bene e male, a vivere e a vedere la ns società i ns comportamenti e ad interagire con tutto e tutti...ecco ho notato che tante mie "convinzioni" inculcatemi a scuola (canossiane) , in chiesa (dal prevosto) e a casa (in famiglia)....bè...non erano le mie convinzioni.

io sono sempre stata pro-vita.


ma non mi sento una brutta persona se voto per la libertà di poter abortire, o se dico SI alla ricerca sulle staminali.


è tutto un mio discorso mentale, nè. molto incasinato....ma ce la metto tutta per far capire il mio pensiero.
contortaseya
 
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