Marcuzzo, non credo che il rifiuto dell'accanimento terapeutico sia qualcosa da prendere alla leggera, un modo per "scappottarsela" davanti alla semplice sofferenza: qui si tratta di casi umani senza altra prospettiva che il vivere con un tubo in gola, con piaghe da decubito sul corpo, con organi che si fermerebbero naturalmente se non fossero tenuti in movimento artificialmente...
Una mia collega ha perso il padre qualche mese fa: era affetto da morbo di alzheimer e pian piano era ridotto in un letto senza alcuna funzione. Quando è morto lei ha pianto, era comunque suo padre e lei gli era stata sempre accanto e gli era attaccatissima, ma ha ammesso che la morte è stato un dono di Dio per il padre, che ormai non aveva futuro davanti a sè al di là di un sondino e un respiratore.
Noi vorremmo sempre vicine le persone care, ma davvero lo vorremmo anche in casi così gravi (perchè, sia chiaro, si parla di casi estremamente gravi e senza speranza), davvero vorremmo far pagare così caro il conto di essere amati?
Una mia collega ha perso il padre qualche mese fa: era affetto da morbo di alzheimer e pian piano era ridotto in un letto senza alcuna funzione. Quando è morto lei ha pianto, era comunque suo padre e lei gli era stata sempre accanto e gli era attaccatissima, ma ha ammesso che la morte è stato un dono di Dio per il padre, che ormai non aveva futuro davanti a sè al di là di un sondino e un respiratore.
Noi vorremmo sempre vicine le persone care, ma davvero lo vorremmo anche in casi così gravi (perchè, sia chiaro, si parla di casi estremamente gravi e senza speranza), davvero vorremmo far pagare così caro il conto di essere amati?