Carica il suo pendolo. Prende nota dell’ora, che chiameremo t1. Va dal vicino, dicendo ad ogni passo cinquemilauno, con la rapidità del fulmine guarda l’orologio del vicino e memorizza l’ora, che chiameremo te, torna a casa sempre sincronizzando il passo dicendo ad ogni passo cinquemilauno,, guarda l’ora segnata in quel momento dal suo pendolo, che chiameremo t2, fa t2 – t1 (che è il tempo per andare e tornare), divide per due (che è il tempo del solo ritorno), somma a te (che era l’ora esatta dal vicino), e con fulminea rapidità aggiorna l’ora del suo pendolo.
Però, poiché vivendo in campagna ha sviluppato un’attitudine riflessiva, chiaramente riflette sul fatto che potrebbe anch’essere che lui non ha impiegato lo stesso tempo ad andare e tornare (dislivelli, inciampi, incontri con uccelli notturni etc, etc.).
Allora, ariparte. Memorizza l’ora del suo pendolo alla partenza, somma a quella ora la metà del percorso precedente e ottiene T.e.i.s.v. (l’ora esatta ipotetica che dovrebbe segnare l’orologio del vicino quando lui arriverà alla casa del vicino al suo 2° viaggio). Arrivato, guarda l’ora nell’orologia del vicino (tersv: ora esattareale secondo viaggio). Divide per due, torna acasa (il viaggio di ritorno questa volta è in’ininfluente) e corregge di tanto il suo penbdolo.
Ariparte, confronta l’ora esatta ipotetica con l’ora esatta reale, che trova all’arrivo del vicino, divide questa volta per 3, e torna a casa, e aggiorna
Ariparte, tutto idem come sopra, tranne che questa volta, divide per quattro
Ariparte, e cos’ via, finche la differenza tra l’ra esatta ipotetica e lìora esatta vreale è inferiore al segnamento della pendola, e a quel punto ha l’ora più vicina possibile a quella segnata dall’orologio del vicino, ammesso che sia l’orologio del vicino che la pendola sua vadano bene, altrimenti è un casino.