Chiamato in causa, rispondo.
infatti spieghi ciò che i manuali, anche un po' datati, dicevano sull'educazione del cane e li applichi al gatto. Parli di capobranco, di comandi, ecc. Questi non sono "concetti" presenti nella natura del gatto, felino che pur vivendo a stretto contatto con noi, rimane animale molto indipendente e non bisognoso di una guida psicologica.
1. io non ho mai parlato di capobranco, né di guida psicologica. Guarda pure tutti i miei commenti, non se ne parla e non ci sono neanche sinonimi di questa parola, né concetti in tal senso. Infatti, il gatto non ci riconosce come capobranco ma come suoi simili. E inoltre, nel mio commento #40, ho scritto chiaramente "essendo infatti indipendente dall'uomo". Poi ognuno può interpretare le cose in modo fazioso, ma la lingua italiana è quella e le parole hanno un significato ben preciso.
2. quando ho scritto "comandi" intendevo quelli del GATTO, non quelli del cane. Pensavo fosse ovvio, visto che siamo nel subforum "Gatti". Tutti i possessori (consapevoli) di gatti, sanno che i comandi che si possono usare con i gatti sono principalmente: il richiamo base (quel verso che si fa con le labbra come per dare un bacio), il NO deciso, il BRAVO. comandi che vengono appresi facilmente dall'animale già nei primi giorni di convivenza con l’uomo. Queste cose sono spiegate in tanti manuali per gatti, e si trovano facilmente in rete. Non sto dicendo nulla di assurdo, quindi evitiamo cortesemente di far passare questo messaggio.
Il gatto, a differenza del cane, non esegue comandi perché glielo chiediamo, ma soltanto se il comando offre ad esso un vantaggio
Questa è una tua teoria: visto che la maggior parte dei gatti rispetta il comando NO, anche se questo provoca loro uno svantaggio, la tua teoria è inesatta.
Io mi sento di dare un solo consiglio a Sirbia: pazienza! Tanta pazienza con i cuccioli in generale.
Non condivido affatto. La pazienza ci può stare quando l’animale fa qualcosa senza che gli fosse mai stato impedito di farlo. E quindi si può usare il comando NO.
Nel momento in cui trasgredisce una nostra regola (precedentemente imposta con il NO), va redarguito con un NO più insistente, successivamente con un buffetto sulla testa (come faceva la mamma gatta) ed eventualmente sollevandolo di peso e spostandolo da un’altra parte. Per i problemi di territorio, si può usare l’acqua con parsimonia (come ho già spiegato). In ogni caso, le nostre regole devono essere chiare e imposte tutte le volte che vengono trasgredite.
Se con “pazienza” intendi dolcezza, è ovvio che gli animali (e le persone, anche) non si picchiano mai (salvo autodifesa) e non si maltrattano. Ma si può (e si deve) essere autoritari quando serve, perché altrimenti si instaura un clima di anarchia che non porta a nessun risultato.
OT: il tuo atteggiamento mi ricorda quello di alcune nonne moderne, che trattano i bambini come se avessero un ritardo mentale, e dicono sempre “ma è solo un bambino, non può capire!!!”. Ma bambini ed animali NON SONO IDIOTI, semplicemente non parlano la nostra lingua ma CI CAPISCONO BENISSIMO se sappiamo trovare un linguaggio a loro comprensibile.
Da adulti, sono completamente diversi e molto più tranquilli.
Tranquilli sì, diversi no. Il micio che non ha mai ricevuto regole, non rispetterà nessuna regola. Il micio che da cucciolo mangia sulla tavola, da adulto mangerà sulla tavola; nessuno gli ha spiegato che non si può fare, quindi perché lui dovrebbe cambiare le sue abitudini? A due anni gli casca la saggezza dal cielo come la manna???
Sinceramente, a volte mi sembra che tu e altri stiate parlando di gatti SELVATICI (o inselvatichiti). Allora si spiegherebbero tutte le cose che affermate con tanta sicurezza.
Ma un vero gatto domestico è un animale che IN CASA interagisce in modo CHIARO con il suo padrone (padrone in senso di responsabilità legale, non in senso di rapporto). E’ un animale che rispetta un determinato territorio, che ubbidisce quasi sempre ai comandi basilari e che non trasgredisce le regole ricevute da cucciolo.
Ovviamente lo stesso gatto FUORI CASA è un animale indipendente e libero, che sfrutta gli stimoli che la natura gli offre, e che difficilmente interagisce con il padrone. Ma anche questo è normale perché rientra nella sua natura.