Il diario del socio di Avatar (terza puntata) Testo e foto di Gaetano Marcoccio
Sabato 15 ottobre 2011. Sto raccogliendo le olive insieme a mia moglie. Abbiamo appena deciso di fare la sosta panino. Mentre lei tira fuori dall’auto il necessario, io con un cestino mi avvio verso l’uva pizzutello per staccarne qualche grappolo.
Poi, passando accanto alla feijoa, ho la sensazione di avere percepito un movimento. Guardo meglio ma non mi sembra ci sia nulla. Ovviamente il pensiero corre ad Avatar che l'aveva eletta a sua dimora preferita. Probabilmente si tratta di un falso allarme. Solo piu’ tardi mi rendo conto che la colonia dei pettirossi e’ tornata. Si sentono infatti chiaramente i loro caratteristici richiami lungo il torrentello, ora asciutto, e nella zona dei due vecchi noci. Ma di Avatar nessuna traccia. Al mio ritorno a casa a Roma, osservo che i pettirossi sono tornati anche li’. Nel giardino infatti, un esemplare di pettirosso svolazza via al nostro arrivo. Ascolto anche il caratteristico richiamo provenire dai giardini circostanti. Mi ricordo che da bambino ho imparato come riprodurre il verso dei pettirossi. Sono (erano) necessarie due monete da cento lire. Se ne pone una al centro del palmo di una mano tenuta leggermente concava. L’altra, tenuta tra pollice ed indice dell’altra mano, deve colpire con il taglio il centro della prima moneta. La sequenza dei colpetti deve imitare il ritmo originale dei piccoli pennuti.
Ho due motivi per essere deluso. Non ho alcuna prova dell’effettivo ritorno di Avatar e poi questi inaffidabili pettirossi si sono ripresentati nella mia zona ben 10 giorni prima della data di arrivo dello scorso anno! Evidentemente la mia tesi che si affidassero al calendario (altezza del sole sull’orizzonte, durata del giorno e della notte o simili) era infondata.
Ma Avatar dov’e’? Non riesco a non pensare alle gran chiacchierate che facevamo insieme ...
Domenica 16 ottobre 2011. Sono tornato da solo a raccogliere le olive. Mia moglie ha da fare con la madre ultraottantenne. Domani, lunedi, ho il primo appuntamento con il frantoio e ne approfitto per arricchire la quantita’ delle olive da portare alla molitura.
Mentre armeggio con teli, pettini e cassette vedo alcuni pettirossi aggirarsi nell’uliveto ma si tengono a debita distanza. Ogni tanto getto un’occhiata verso i consueti posatoi di Avatar ma non vedo alcuna presenza. Sono molto preso da quello che sto facendo; fa molto caldo e sto attaccando gli olivi piu’ ostici. Verso l’una decido di fare una sosta e mi sistemo, come il giorno precedente, sotto una tettoia costruita da me accanto ad un giardinetto rialzato che ospita una vite fragola, un carrubo e parecchi arbusti e fiori.
Seduto all’ombra mastico lentamente il mio panino ed osservo alcune cornacchie che planando sulle cime dei due enormi noci ne prelevano i frutti e vanno ad aprirli sulla punta dei pali di legno di una vicina linea telefonica.
All’improvviso, sul carrubo a due metri da me si posa Avatar. Non ho alcun dubbio che sia lui. E’ troppo vicino. Mi osserva senza muoversi. Io accenno il solito richiamo (una specie di squittio prodotto a labbra strette aspirando aria) e lui, come in risposta, inizia a pigolare a becco chiuso esattamente come faceva durante i due inverni trascorsi insieme.
Martedi 18 ottobre 2011 E’ iniziata la seconda serie di giornate di raccolta delle olive. Sono con mia moglie che non e’ molto convinta della presenza del fantomatico Avatar.
Lei non lo ha mai visto ma conosce la sua storia. Che sia stato per la nuova presenza, oppure per il gran traffico di teli, marchingegni vari e cassette, il pettirosso non si fa vedere per l’intera mattinata.
Mia moglie comincia ad essere scettica. La rassicuro asserendo che il curioso uccellino si sarebbe fatto vedere all’ora della sosta. Malgrado la sfoggiata sicurezza non ne ero affatto certo. Al termine della sosta panino, mentre piluccavamo gli ultimi acini di uva mia moglie si e’ alzata dalla sedia e si e’ avvicinata al carrubo. L’ho sentita esclamare a volume un po’ troppo alto : “che carinooo !” Si riferiva ovviamente ad Avatar che, appollaiato su un rametto accanto a noi aveva seguito le nostre attivita’ senza che lo notassimo.
Si trovava a meno di un metro sopra la testa di mia moglie e la posizione non lo faceva stare tranquillo. Dopo aver saltellato un po’ sul posto, si e’ infilato all’interno della feijoa al termine di un breve volo ondeggiante. Presi come eravamo dalla raccolta non abbiamo notato se Avatar durante la giornata era o meno nei dintorni.
La sua presenza nei miei pressi sara’ certamente piu’ assidua e vicina quando il gran freddo gli rendera’ difficile cercare le larvette sotto terra. Quando gli insetti saranno quasi totalmente scomparsi e le ricerche saranno difficili, allora Avatar l’opportunista si comportera’ da cagnolino come ha fatto negli scorsi due anni.
Mi sento sfruttato.
(continua, ovviamente...)