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Erbe spontanee commestibili

Tmaximo

Esperto Sezz. Funghi, Aromatiche, Identificazioni
Primula veris. (Primula, primavera )
Usi in cucina.
Occorre non eccedere nella raccolta per evitare l'estinzione della specie nelle varie zone.
Le foglie tenere, raccolte prima della fioritura, possono essere consumate crude, tagliuzzate grossolanamente, in insalate miste, oppure cotte nelle minestre.
I fiori possono essere usati per fare tisane oppure cucinati ed usati per guarnizioni o anche caramellati.
Ringrazio Pat per le foto


 
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Datura rosa

Guru Master Florello
Geum urbanum

NOME SCIENTIFICO: Geum urbanum
SINONIMI:
Geum caryophyllata Gilib., Geum hederifolium C.C. Gmelin, Geum hirtum Wahlberg, Geum mengelii Sennen, Geum roylei Wallich, Geum rubrifolium Lej. in Lej. & Courtois, Geum sordidum Salisb.
NOMI COMUNI: Cariofillata, Erba benedetta, Garofanaia, Ambretta selvatica
ETIMOLOGIA:
Geum deriva dal greco geno = che genera un piacevole profumo, riferentesi al gradevole odore di chiodo di garofano, della sua radice. Il nome specifico urbanum fa riferimento all’habitat della pianta che si sviluppa frequentemente nei pressi di abitazioni.
FAMIGLIA: Rosaceae
HABITAT: In Italia è ampiamente diffusa dal mare alla zona montana (fino a 1600 m) dove vive nei boschi, nelle macchie, muri e in genere in luoghi freschi e ombrosi.
Fiorisce da Maggio a Luglio.


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DESCRIZIONE:
Pianta erbacea vivace con un robusto rizoma; il fusto, alto fino a 60 cm, è coricato sul terreno nella parte basale, per l'altra parte è eretto; tutta la pianta è pelosa, quasi ruvida per la presenza di peli rigidi.
Le foglie basali, raggruppate in rosetta, hanno un picciolo corto e sono irregolarmente pennate, la fogliolina terminale è più grande delle altre; le foglioline, intercalate tra grandi e piccole, sono di forma ovale con il margine variamente dentato. Le foglie del fusto sono sessili e variamente conformate, da tre foglioline à foglie divise in tre lobi.
L'infiorescenza è formata dalla parte terminale del fusto variamente ramificata; i fiori, grandi fino a 2 cm, hanno cinque piccoli sepali triangolari e cinque petali di colore giallo oro.
I frutti, in forma di acheni, sono coperti da una leggera peluria.
PROPRIETA':
CUCINA:Le foglie tenere raccolte in primavera vengono consumate miste ad altre erbe, in insalata oppure lessate per altre preparazioni.
La radice essiccata per il suo caratteristico odore viene anche usata al posto dei chiodi di garofano (la pianta ne ha il profumo), per aromatizzare brodi e stufati, ma anche birra, vino e liquori.
In considerazione delle sue forti proprietà astringenti, è consigliato un consumo moderato di questa pianta che in dosi elevate può procurare disturbi allo stomaco e all’intestino.
CURIOSITA': Si riconosce grazie all'odore simile a quello dei chiodi di garofano.
I suoi frutti ti si attaccano addosso esattamente come quelli della bardana (Arctium lappa).
La mattina presto del giorno dell’Ascensione si portavano gli animali a pascolare , si credeva che l'erba benedetta li avrebbe preservati dalle malattie tutto l’anno.
Ha corrispondenza con il segno zodiacale dell’Aquario (Urano).
Si riteneva che, se portata come amuleto, difendesse dagli attacchi dei serpenti velenosi.
La usavano gli indiani americani per conquistare l’amore delle loro donne.
 

Datura rosa

Guru Master Florello
Tragopogon pratensis

NOME SCIENTIFICO: Tragopogon pratensis
NOMI COMUNI: barba di becco comune, salsefica, sassefrica, baciapreti, tragopogono, scorzobianca, barba di prete, persemolone, erba del sol, jerbe dolce, aio de pra, barba de pret, minna di vacca,barbaboch, scanabech, spargi de pra.
ETIMOLOGIA: Da Dioscoride sappiamo che il nome della pianta (e quindi del genere) deriva dal greco τραγος (tragos = caprone) e πγων (pogon = barba) per la somiglianza delle setole del pappo con la barba di un caprone.
Il nome volgare più comune e antico (Barba di becco) sembra derivi da una dizione longobarda (bikk=becco).
FAMIGLIA: Compositae
HABITAT: Comune ai lati dei sentieri e nei campi non eccessivamente fertili. (0-2100 m.) Fiorisce da aprile a settembre.


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DESCRIZIONE: pianta annuale o perenne, di aspetto erbaceo eretto,lievemente pelosa, fusto poco ramoso, striato e cavo, ingrossato ai nodi, radice a fittone.
Le fogliesono lineari, lanceolate,sottili in punta e abbraccianti il fusto.
I fiori ermafroditi, sono capolini apicali, presentano involucri cilindrici di brattee lanceolate che, dopo la fioritura, si ripiegano verso il basso; hanno corolla di fiori ligulati e di colore giallo intenso; si chiudono a mezzogiorno o con tempo coperto, da chiusi sono conici.
I fruttisono minuscoli acheni fusiformi che presentano un pappo con lungo peduncolo, alla cui sommità vi sono peli piumosi ma, rigidi.
COLTIVAZIONE: La semina và effettuata in autunno o in primavera, il seme va appena coperto di terra, come avviene "naturalmente".
Partendo dal seme la radice potrà essere raccolta non prima del secondo anno.
PROPRIETA':
CUCINA:Le radici e i giovani getti, si possono consumare in minestra in frittata, oppure lessi, conditi con olio e limone, ottimi anche passati in padella al burro. Le foglie più tenere possono essere consumate anche crude in insalata, le conferiscono un buon sapore.
Il fatto importante è che è tanto buona che viene coltivata ormai ampiamente in tutto il mondo. La differenza principale fra la pianta coltivata e quella selvatica è la grandezza.
Altre realizzazioni culinarie a base di questa pianta:
Radice di barba di becco al sugo
Frittata di barba di becco
Riso alla barba di becco
Barbe di becco gratinate
Pizza Maremmana
CURIOSITA': Questi fiori verso le ore centrali della giornata (col bel tempo) si chiudono per evitare il sole : Barba di becco orientale si chiude verso le 11, mentre Barba di becco rimane aperto fino alle 14. Mentre a cielo coperto rimangono sempre chiusi e presentano un tipico aspetto conico. In Emilia, nella provincia di Reggio Emilia, la pianta è conosciuta con il termine dialettale "ciocabèc" (o "cioccabecco"), ricordato oggi dagli anziani come i getti più teneri della pianta fossero una risorsa contro la fame, in particolare nei periodi più duri della Seconda Guerra Mondiale.
La conoscenza di questa pianta è antichissima:in un affresco a Pompei si ritrova la sua radice.
 

Datura rosa

Guru Master Florello
Cipollaccio col fiocco



NOME SCIENTIFICO: Muscari comosum Miller


SINONIMO: Leopoldia comosa(L.) Parl

FAMIGLIA: ex liliaceae ora HYACINTHACEAE

NOMI COMUNI: lampascione,Lampagione, Lampasione, Cipollaccio, Giacinto dal pennacchio, Muscaro, Muscari, Muscarino, Giacinto delle vigne (o delle viti), Cipolla canina, Cipolla selvatica, Cipolla di serpe, Porrettaccio, Cipollone, Zazzeruto. lampascione, lampagione, muscari, cipullizza, aglio di biscia, Cipolla canina, pambascione, pampascione.

NOMI NOMI DIALETTALI: Seulla canina, Beciciura (Lig.), Purassa, Ai Servaj (Piem.), Scigolla matta, Ai de luv (Lomb.), Ajo de bissi (Ven.), Purrat, Pan dal cocch (Em.), Cipollaccia turchina (Umb.), Vampasciulo (Camp.), Cevoddine (Bas.), Lambascione, Vampagiolo (Pug.), Jacintu campagnolu, Cipuddazza (Sic.), Arideddu, Cibudda de colorus (Sard.)

ETIMOLOGIA: dal greco moderno moschàri ="giacinto a grappolo" o dal greco classico mòschos ="muschio" mentre il nome specifico dal latino comosum = chiomato (in relazione al fiocco). Leopoldia perché il genere è stato dedicato al Granduca di Toscana Leo***** II.

HABITAT: Il Lampascione si rinviene dalla zona basale fino a ca. 2000 m di altitudine, negli incolti erbosi, nei pascoli e nei coltivi.





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DECRIZIONE: Pianta perenne alta sino a 80 cm, bulbo globoso o ovato-piriforme con tuniche esterne rosso vinose, somigliante ad una cipolla, scapo eretto, cilindrico, glabro;
Foglie solo basali, lineari, eretto-patenti, tendenti ad afflosciarsi, semicilindriche, larghe 1-1,5 cm e lunghe ½ o 1/5 dello scapo;
La spiga fiorifera termina con una specie di candelabro di piccoli fiori sterili, color malva, dal lungo peduncolo, i sottostanti fiori fertili sono più grandi e su peduncoli lunghi circa come la corolla che è di colore porpora-marroncino.
Il frutto è una capsula subtriangolare che si apre a maturità in tre valve contenenti pochi semi più o meno sferici.

Dove trovarlo e quando raccoglierlo: Il cipollaccio è tradizionalmente più noto e apprezzato in meridione, Calabria e Puglia, che nelle regioni del centro nord. Predilige i terreni incolti, i margini delle strade di campagna, le brevi scarpate ben esposte, ma prospera con facilità anche nei terreni posti a coltura ed inerbiti. Dalla pianura si spinge, se l’esposizione è buona, anche oltre i 1000 metri d’altitudine.
Esiste un solo momento dell’anno non indicato per la raccolta dei bulbi: è quello dell’emissione dello scapo floreale. In questa fase le riserve della pianta sono al minimo. Il periodo ideale resta la fine dell’estate quando le foglie sono ancora visibili e ben identificabili, ma la somiglianza delle foglie con il velenoso colchico, potrebbe trarre in inganno e quindi per la raccolta dei bulbi conviene segnare con un chiaro riferimento dove si sono individuati i cipollacci in fiore.
Oggi è possibile trovare sul mercato bulbi derivanti da coltivazioni, dal sapore meno marcato, ma, ugualmente, ottimi.

COLTIVAZIONE:
EPOCA DI PIANTAGIONE E DI SEMINA
In autunno prima dell’arrivo del freddo e bene interrare i lampascioni, i quali di questi periodi si trovano in uno stadio di riposo vegetativo. Si interrano a file (distanti tra loro circa 30 cm) lasciando circa 10 cm ogni pianta, devono essere piantati ad una profondità di circa 6-10 cm, ricordando di rivolgere la punta verso l'alto.
Il contatto con la terra umida farà sviluppare l’apparato radicale prima dell’inverno. Il bulbo, con la bassa temperatura attuerà la sua difesa, bloccherà ogni sua attività fino a quando giungeranno i primi raggi di sole e la temperatura salirà, seppur di poco, sopra lo zero termico. Inizierà cosi il suo risveglio innestando le funzioni vitali che permetteranno alla pianta di far spuntare dapprima le caratteristiche tre foglie (ma possono essere anche di più) dalla forma concava e allungata ed infine, ben vigoroso il caratteristico fiore violaceo con piccolissimi e luminescenti fiorellini, quasi inodori ma che attirano un’infinità di insetti per la sua impollinazione. La fioritura durerà fino a maggio inoltrato, secondo la stagione. Solo in caso di siccità è bene bagnare saltuariamente la terra in questo periodo onde prolungare la fioritura e quindi aumentare la produzione dei semi e dare più colore ai nostri giardini.
La raccolta viene effettuata in due tempi, prima provvederemo a recidere i fiori ben maturi e quasi secchi per raccoglierne i semi che custodiremo al buio fino all’autunno prossimo, poi quando le foglie saranno completamente secche, e ciò avviene solitamente nei mesi di giugno – luglio a seconda della latitudine, estrarremo dal terreno i bulbi che lasceremo asciugare qualche giorno, preferibilmente sopra cassette di legno, evitando che si bagnino con la pioggia (in climi particolarmente umidi si consiglia di ritirarlo durante le ore notturne in un locale asciutto), per poi conservarli in locale buio con bassa umidità ricoperti di qualche cm di sabbia.
SEMINA: anche i semi andranno piantati in autunno (come le cipolle invernali), ma al contrario delle cipolle vanno seminate molto distanziate poiché non dovranno essere trapiantate ma lasciate in loco fino alla prossima stagione.
Un lampascione sarà buono per il consumo dopo 3 anni e più dalla semina.

PROPRIETA’:
SALUTE: rinfrescante, diuretico, emolliente, stimolante generale e degli organi digestivi, stimola l’appetito e attiva le funzioni gastriche, stimola la secrezione biliare, pulisce gli
intestini ,anti aggregante delle piastrine, utile anche per abbassare la pressione arteriosa e il colesterolo. E' anche dotato di un buon potere diuretico e anti-infiammatorio, particolarmente utile nei casi di infiammazione della vescica e dell'intestino.
CUCINA: in cucina il bulbo sotterraneo di questa pianta trova gli stessi impieghi delle cipolle: crudo nelle insalate o cotto come componente dei sughi o lessato o in agrodolce. Viene anche conservato sottaceto per antipasti o contorni.
Ricette disponibili:
Lampascioni sott'olio
Lampascioni al forno
Frittata di lampascioni
Pasta ai lampascioni
Sformato di lampascioni
Lampascioni stufati
Lampascioni sott’olio
Lampascioni al forno
Lampascioni alla brace
Lampascioni in agrodolce
Lampascioni sott’aceto
Frittelle di lampascioni
Lampascioni alla “fressura”
Lampascioni con le uova
Lampascioni stufati al parmigiano
Lampascioni al forno

CURIOSITA’: in Spagna è chiamata Hierba de los amores, e Dioscorides attribuiva ai suoi bulbi proprietà calorifiche e stimolanti il coito.


Occorre prestare attenzione alla possibile confusione con il Colchico (Colchicum autumnale L.) che sarebbe fatale essendo quest'ultimo velenoso.
A tal proposito va ricordato che il Colchico ha il bulbo allungato e bianco, mentre quello del Cipollaccio è simile ad una cipolla e di colore rosato.
 

albaalba

Aspirante Giardinauta
ROBINIA PSEUDUACACIA L.

NOMI COMUNI: Robinia, Cassia, Gaggia

FAMIGLIA: Leguminosae


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HABITAT: boschi e scarpate.

DESCRIZIONE: Pianta con portamento arboreo (altezza fino a 25 metri) o arbustivo; spesso ceduato, con forte attività riproduttiva agamica, i polloni spuntano sia dal colletto sia dalle radici.
Corteccia di colore marrone chiaro molto rugosa.
Foglie imparipennate, lunghe fino a 30-35 cm con 11-21 foglioline ovate non dentate lunghe fino a 6 cm con apice esile. Aperte di giorno mentre la notte tendono a sovrapporsi.
Fiori bianchi o crema, lunghi circa 2 cm simili a quelli dei piselli, riuniti in grappoli pendenti. Frutti a forma di baccello prima verdi poi marroni lunghi circa 10 cm, deiscenti a maturità.
Presenza di numerose spine lunghe e solide sui rami più giovani.

DISTRIBUZIONE: originaria dell'America boreale, è ormai diffusa ovunque nel nostro paese, soprattutto nelle Prealpi e in Pianura Padana.

USI IN CUCINA: se usano i fiori, raccolti ancora in boccio, passati in pastella e fritti. Buoni sia salati che dolci, spolverati di zucchero a velo.
 

albaalba

Aspirante Giardinauta
VIOLA ODORATA L.

NOMI COMUNI: viola mammola, violetta

FAMIGLIA: Violaceae

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HABITAT: prode erbose di fossati, incolti.

DESCRIZIONE: pianta erbacea perenne, con parti aeree annuali. Ha foglie basali ovato cordate, fusti fioriferi semi prostrati forniti di foglie rotondeggianti. I fiori sono di color violetto scuro, gradevolmente profumati e presentano delle stipole larghe con frange brevi e ghiandolose.

DISTRIBUZIONE: presente in Europa, asia e Africa settentrionale, è ovunque diffusa in Italia.

USI IN CUCINA: In pasticceria, i fiori vengono canditi. I fiori servono anche per dare un tocco di colore a insalate e risotti. Le foglie più tenere possono essere utilizzate per frittate e minestre.

PROPRIETA': La Viola Mammola viene utilizzata dai profumieri che ne estraggono l’essenza.
La porzione aerea e soprattutto i fiori hanno buone proprietà espettoranti (favoriscono l’espettorazione del muco) e calmanti della tosse, facilitano l’emissione di sudore e urine, regolano leggermente l’intestino.
Queste prerogative sono sfruttate per fare tisane e infusi utili per curare determinate malattie; la pianta ha anche un impiego esterno sulle irritazioni della bocca e della gola, sulle eruzioni cutanee, le contusioni, le ragadi e le scottature.
Le radici sono fortemente emetiche (provocano il vomito).

PREPARAZIONI:
Uso interno:
Per la tosse e le irritazioni delle vie aeree
Infuso: 2 g di fiori in 100 ml di acqua.
Due o tre tazze al giorno (addolcite col miele).
Uso esterno:
Per le contusioni e le scottature.
Decotto: 5 g di fiori in 100 ml di acqua.
Fare lavaggi e applicare compresse imbevute di decotto sulla zona interessata.
 

albaalba

Aspirante Giardinauta
RUBUS ULMIFOLIUS SCHOTT

NOMI COMUNI: ROVO

FAMIGLIA: Rosaceae

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DESCRIZIONE: Si presenta come pianta arbustiva perenne, sarmentosa con fusti aerei a sezione pentagonale lunghi fino a 3 metri, provvisti di spine arcuate.
È una semicaducifoglia, infatti molte foglie permangono durante l'inverno.
Le foglie sono imparipennate, variabilmente costituite da 3-5 foglioline a margine seghettato di colore verde scuro, ellittiche o obovate e bruscamente acuminate, pagina superiore glabra e pagina inferiore tomentosa con peli bianchi.
I fiori bianchi o rosa, sono composti da cinque petali e cinque sepali. Sono raggruppati in racemi a formare infiorescenze di forma oblunga o piramidale. Il colore dei petali varia da esemplare a esemplare con dimensioni comprese tra i 10 e 15 mm. La fioritura compare dalla fine della primavera al principio dell'estate.
Il frutto commestibile è composto da numerose piccole drupe, verdi al principio, poi rosse e infine nerastre a maturità (mora),derivanti ognuna da carpelli separati ma facenti parte di uno stesso gineceo. In Italia il frutto è maturo tra luglio e settembre; il gusto è variabile da dolce ad acidulo.

HABITAT: radure boschive, scarpate, margini stradali. Poiché è una pianta eliofila, tollera poco l'ombra degli altri alberi, pertanto si riscontra ai margini dei boschi e lungo i sentieri, nelle siepi e nelle macchie.

DISTRIBUZIONE: Il suo areale comprende quasi tutta l'Europa, il Nordafrica ed il sud dell'Asia. È stata introdotta anche in America e Oceania.

USI IN CUCINA: I frutti, detti more, sono ottimi.
I giovani getti, all'inizio della primavera, se spellati per eliminare le spine e le parti più dure, sono un ottimo succedaneo degli asperagi.
Con le foglie di rovo si prepara un gradevole tè.

PROPRIETA': Aromatizzanti, astringenti, antiinfiammatorie, coloranti.
I frutti del Rovo, ricchi di zuccheri e vitamine, sono un ottimo alimento dietetico e vengono inoltre utilizzati come correttivi del sapore nell' industria dei farmaci e come coloranti per alimenti e preparati medicinali.
I frutti e i loro preparati hanno, per via interna, delicate proprietà astringenti intestinali. Contemporaneamente essi esercitano un' azione coadiuvante nel trattamento delle emorroidi.
Le foglie, particolarmente ricche di tannini, vengono utilizzate per frenare diarree, normalizzare le infiammazioni dell' intestino, lenire i diturbi emorroidali e le ragadi anali.
Per uso esterno sono soprattutto impiegate, in sciacqui e gargarismi, per le gengive molli e sanguinanti, per le irritazioni e il mal di gola; sono in oltre utili in lavande vaginali in caso di perdite bianche e per detergere le stesse zone e quelle intorno agli occhi in caso di prurito e arrossamento.

PREPARAZIONE E USO:
Decotto per uso interno: Mettete una manciata di foglie di rovo essiccate e sminuzzate in 1 litro d'acqua e fate bollire per circa 10 minuti. Aggiungete del miele e filtrate. Due - tre tazze al giorno.

Decotto per uso esterno : 5 grammi di foglie in 100 ml di acqua. Fare sciacqui, gargarismi, lavaggi, irrigazioni, applicare compresse imbevute sulle zone interessate. Per le infiammazioni della pelle, delle gengive, delle emorroidi e delle mucose intime.
 

pluteus

Esperto di piante spontanee
Hypochoeris maculata

Dalle mie parti è un'erba molto rara e praticamente sconosciuta, non possiede pertanto un nome popolare.
E' una delle tantissime"costoline" e viene manciata cruda o cotta come le sue consimili. Il fiore è un capolino giallo simile a tutte le asteracee gialle della stessa famiglia.
La foto che presento qui è l'unica che ho non ne ho più rovate altre, potevo evitare di pubblicarla??
è talmente bella...

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pluteus

Esperto di piante spontanee
Mai vista pluteus..allora nn la mangiare:D:

Ciao T,
difficile mangiarla visto che non la trovo!! :lol:
Comunque non è belissima? non sembra un radicchio di Verona venuto su in mezzo ai sassi? e le violette a fianco?? Sono innamorato di questa foto manco si trattase di un'orchidea rara!!

:Saluto:
 

pluteus

Esperto di piante spontanee
Crepis vesicaria ssp. taraxacifolia

Questa è un'altra delle innumerevoli varianti della famiglia delle Crepis, 90 su 100 la raccolgono convinti che si tratti di Tarassaco, a meno che non la vedano fiorita è indistinguibile.
Il che non comporta inconvenienti perchè sono commestibili tutte.


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Da cosa si riconoscono dal Tarassaco? I "denti" delle foglie di tarassaco sono sfalsati, mentre quelli della Crepis sono paralleli, facile no?

:Saluto:
 

pluteus

Esperto di piante spontanee
Lunaria annua

Questa erba appartiene alla famiglia delle brassicacee, malgrado il taxon, non è annua ma è perenne, vive in numerosissime comunità nelle macchie ombrose di boschi di latifoglie, preferibilmente a quote collinari, dove ravviva la monocromaticità dei verdi con vivaci penellate color porpora.
Viene chiamata dal volgo "Medaglie del Papa" per via della caratteristica forma delle silique mature contenenti i semi.

Vi sono occasionalmente piante a fiori rosa pallido, fino a bianchi, la varietà che cresce da noi è a fiori inodori, mentre pare esistere anche un'alra varietà a fiori profumati, ma di questa non ne ho mai trovate.

Della Lunaria non si butta nulla come per il maiale,
Le foglie si possono mischiare crude nelle insalate miste o consumare cotte come si vuole.
I fiori servono a rallegrare il colore delle insalate o ad aromatizzare e a tingere di porpora l'aceto bianco.
Le radici si possono lessare e condire come la scorzonera o la scorzobianca,
Con i semi si ottiene una salsa molto simile alla senape.

Le foglie

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I fiori


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La pianta

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Le medaglie del Papa

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Altra soggettiva

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:Saluto:
 
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Tmaximo

Esperto Sezz. Funghi, Aromatiche, Identificazioni
Ciao T,
difficile mangiarla visto che non la trovo!! :lol:
Comunque non è belissima? non sembra un radicchio di Verona venuto su in mezzo ai sassi? e le violette a fianco?? Sono innamorato di questa foto manco si trattase di un'orchidea rara!!

:Saluto:
Ciao Pluteus.
Mangia le violette:D tanto quelle le trovi sempre...nn sono a rischio estinzione:D
 

pluteus

Esperto di piante spontanee
Alliaria petiolata

Altro componente della famiglia delle brassicacee, parente stretta della Lunaria nche se non potrebbe essere più diversa . Vive nello stesso habitat e vengono sovente reperite insieme.
Questa erba è pochissimo conosciuta ed ancor meno utilizzata, malgrado l'utilizzo molto pratico che se ne potrebbe fare.
Infatti basta strofinare le sue foglie fra le dita per accorgersi del motivo che le ha dato il nome.
Immediatamente verete assaliti dal pungente profumo dell'aglio.
Questa pianta emana da tutte le sue parti il profumo dell'aglio, e può farne le veci in cucina, ma senza subirne gli inconvenienti. E' quindi digeribilissima, e il profumo d'aglio non comprometterà le relazioni persomali di chi se ne fosse cibato.

Le foglie

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I fiori

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La pianta

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:Saluto:
 

Nat79

Aspirante Giardinauta
davvero interessante! anche io adoro le erbe spontanee, e mi hai aperto diverse "porte" che non conoscevo
mia madre mi ha insegnato a fare dei misti di verdure, da leccarsi i baffi!
l'unica cosa che non potrò mangiare sono le violette, le pratoline e le primule, povere! no no no
comunque grazie davvero, davvero utile
 

Tmaximo

Esperto Sezz. Funghi, Aromatiche, Identificazioni
Ciao Pluteus,
Ho assaggiato l'alliaria,:storto: nn mi e piaciuta:embarrass e poi vero che i gusti sono personali..quello che piace a te..agli altri nn piace e viceversa....meno male che nn avevi le foto delle erbe, sennò ci sommengevi:D
 

Tmaximo

Esperto Sezz. Funghi, Aromatiche, Identificazioni
davvero interessante! anche io adoro le erbe spontanee, e mi hai aperto diverse "porte" che non conoscevo
mia madre mi ha insegnato a fare dei misti di verdure, da leccarsi i baffi!
l'unica cosa che non potrò mangiare sono le violette, le pratoline e le primule, povere! no no no
comunque grazie davvero, davvero utile
ciao nat,
Anch'io nn mangerei mai le viole, margherite e primule..ma in tempi remoti hanno sfamato tanta gente..
un salutone
Massimo
 

pluteus

Esperto di piante spontanee
Ciao Pluteus,
Ho assaggiato l'alliaria,:storto: nn mi e piaciuta:embarrass e poi vero che i gusti sono personali..quello che piace a te..agli altri nn piace e viceversa....meno male che nn avevi le foto delle erbe, sennò ci sommengevi:D

:lol::lol:L'alliaria va usata invece dell'aglio e come l'aglio, cioè per profumare d'aglio i cibi ma senza usare l'aglio, non è mica da mangiare in purezza, + come l'aglio ursino, quello lì lo senti già a naso quando sei ancora a 500 mt di distanza!!

P.S.: queste che ho messo fin'ora, a parte due o tre, le avevo taggate nella mia flora delle alpi e prealpi del Biellese orientale, quindi con le "erbette" vere e proprie non avrei anora incominciato.......
:Saluto:
 
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Erika

Moderatrice Sezz. Cactacee e Succulente / Parliamo
Membro dello Staff
Il 3d è proprio interessante....ma le foto non si possono ridurre? per chi ha una connessione lenta il 3d fatica molto ad aprirsi :(
 

Tmaximo

Esperto Sezz. Funghi, Aromatiche, Identificazioni
Il 3d è proprio interessante....ma le foto non si possono ridurre? per chi ha una connessione lenta il 3d fatica molto ad aprirsi :(

Ciao Erika,
Le foto nn sono poi cosi grandi di formato (almeno le mia) appena 50 kb in più del formato consentito..se si riducono troppo vengono a mancare particolari ai fini determinativi di confronto....capisco le connessioni lente..cercherò di metterle meno pese..dobbiamo dire che ci sono anche più di 100 foto..e questo rallenta qualsiasi connessione.
Massimo
 
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