ciaseta ha scritto:
la tristezza, quella malinconica..... la vivo e basta, perchè anche tentando non andrebbe via ...
cerco di capirne i motivi, se ce ne sono, di approfondire... anche a costo di intristirmi ancora di più, perchè penso sia necessario...
Ti quoto Ciaseta.
Anche per me è così. Quando mi assale la tristezza, quella vera, totale e profonda e non ne conosco le ragioni, mi isolo, mi chiudo in me stessa, cerco di entrarci completamente per cercare di comprenderla, di darle un nome, un volto, una motivazione, perchè una motivazione (se non è una caduta di estrogeni a provocarla
) c'è sempre.
Nulla dei nostri stati d'animo, a mio avviso, è casuale e immotivato.
Un tempo, quando non conoscevo le mie dinamiche mentali, mi aggrappavo al telefono e travolgevo le mie o i miei migliori amici, ma non è mai stato il rimedio giusto, anche se, in certi momenti, avere qualcuno che pazientemente ascolta, può essere un abbraccio che ti salva dal precipitare.
Poi ho percorso me stessa in lungo e in largo e ho capito.
Da quel momento le cose si sono modificate. So che le risposte sono dentro di me e devo solo cercarle.
Per farlo i sistemi sono tanti e diversi, secondo il grado di tristezza che non è sempre uguale.
A volte mi aiuta lavorare in giardino, talvolta, invece, il mettermi in stand-by da tutto, delle volte la musica mi conduce alla strada della comprensione e delle altre, il suono della voce delle persone che più amo, il sentire che ci sono e che mi amano, mi aiutano ad affrontarmi, a lasciar fluire i pensieri.
In quanto al modo in cui ci si sente tristi, credo che comunque sia, vada accolto.
Se c'è una cosa che ho imparato a mie spese è proprio quella che il metodo migliore per farsi più male, è negare a sè stessi la possibilità di essere tristi o il farsi mancare il coraggio di affrontare la realtà in maniera anche cruda se serve.
Ogni volta che rimando l'affrontare un problema vero, questo si struttura dentro e quando esplode, perchè prima o poi succede, fa ancora più danni.