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"assemblaggio" racconto a più mani II

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SecoB

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SCHEDA PERSONAGGI

JOHN SMITH (Boba74):
un uomo sulla cinquantina ma dall'aspetto giovanile, capelli grigi, magro, non alto, con le rughe attorno agli occhi piccoli e scuri. Indossa: scarpe da tennis, jeans, camicia fuori dai pantaloni, cappellino con visiera. Dice di chiamarsi John Smith.

CRISTINA (Decky)
Cristina,32 anni,bionda liscia,magra,ha una piccola cicatrice nel labbro.Indossa un pantalone nero e un dolcevita.Scarpe con tacco molto alto....

TONY (Manidiforbice)
Tony, tipico boro romanaccio, capelli alle spalle, viso sempre abbronzato, collanad'oro al collo, camicia bianca sempre aperta a mostrare i peli del petto, jens attilatissimi sopra uno stivale bianco con le frange laterali.
Segno particolare. mastica sempre la cicca.
Auto, Giulietta, con paraspruzzi tenuti da catenelle.

RACHEL (Daria)
Rachel (pronunciato come è scritto) 40 anni mora capelli lisci molto corti labbra carnose naturalmente un bel fisico, altezza 1,70. Pantalone morbido grigio polvere, maglietta aderente maniche lunghe bianca,mocassini.

ANNA (Lològi)
Anna, 25 anni.
Bionda, non molto alta, carnagione chiarissima, fisico...non magrissima, bensì rotonda nei punti giusti, ovvero 60 kg ben distribuiti.
Indossa una canottierina con sopra una camicia sbottonata, jeans, scarpe da ginnastica e occhiali da sole, e naturalmente l'orologio...mai stare senza.
Al collo porta un ciondolo particolare, una chiave in argento, dalla quale non si separa mai.

SIMONE (Simone)
Simone, 17 anni, alto,magno con capelli neri, occhi marroni, capelli corti poi indosso magliette a maniche corte e parti di sotto delle tute

ADELE (Clorophilla)
Adele , 40 anni, capelli ricci rosso mogano, occhi verdi, fisico con le giuste rotondità...veste un tailleur di lino color panna con giacchina senza maniche stretta in vita e pantalone morbido...infradito in cuoio, cappello stile safari......

BENDER (Danilis)
Bender, 20 anni, moro (capelli cortissimi), occhi marroni, statura: medio-alto. Indossa maglietta a maniche corte e jeans

CHRIS (California)
chris, 30 anni,business man, moro, occhi verdi, statura media, indossa elegante completo giacca nera e cravatta rosa.

GRETA (Lobelia)
Greta. Vedova sulla cinquantina, Capelli tenuti in una coda, un po' stoppacciosi per i troppi passaggi di tinta, mani ben curate (cosa a cui tiene più di ogni altra), corpo che ancora regge a sufficienza, considerato il push up e i trattamenti di massaggio che fa ogni settimana. Non manca mai di truccarsi gli occhi, una semplice riga di kajal: neri come pece e vivi come una volta, quando tutti si giravano per esserne fulminati!

MARA (Aseret)
Piccola, rotondetta, età indefinibile, abbigliamento comodo, preferisce indossare pantaloni e maglietta, scarpe con tacco basso.
poi..vediamo...capelli ondulati pepe-sale ribelli al pettine, occhi grandi,espressivi, azzurro pervinca, l'unica cosa veramente notevole in lei.

ALBERTO (Lenticchio)
un ragazzino di 12 anni va in 1° media,
è appassionato di giardinaggio tanto chè nel suo balcone ha messo 2 vasi coltivati ad orto.
Non segue le mode passeggere infatti ha un abbigliamento composto da magliette colorite con tutti i tipi di maniche.
Pantaloni? A pinocchietto, corti, a tuta e miracolosamente di jeans corti e lunghi.



1. IL RITROVO
Il piazzale era deserto. Il campanile del duomo aveva appena suonato le 9 ma dal silenzio di tomba sembrava l'alba, anche se ormai il sole era alto.
Uniche forme di vita: un numero incredibile di piccioni, sembravano milioni, ma era solo un'impressione, dovuta al fatto che nessun altro rumore copriva le loro voci.
C'erano due autobus fermi in mezzo alla strada: uno con la freccia a sinistra, come se si fosse appena staccato dalla fermata per poi arrestarsi in mezzo alla corisa, l'altro dietro, fermo immobile. Qualche taxi e alcune auto con il permesso di entrare nella ZTL, ma nessuno al volante.
Alcuni bar aperti, senza nessuno seduto dentro. I negozi ancora chiusi, e nessuno ad aprirli, malgrado fosse l'ora. Nessuno per strada, biciclette abbandonate, alcune nuove, altre vecchie, ma tutte con l'impressione di essere state appena lasciate cadere senza motivo.
Per le strade deserte finalmente i passi di un essere umano. Un uomo sulla cinquantina, magro, jeans e camicia, la barba di due giorni. Il suo volto scavato era reso ancora più magro dallo spavento, e da un filo di rabbia.
"Ehi, ce nessuno in questo c...o di città?"...

Rachel, alzatasi presto come d'abitudine, dopo una veloce colazione e dopo aver sbirciato nello studio dove, strano, il padre ancora più mattiniero di lei non era ancora al lavoro, si apprestava a "scendere" in città.Salita sulla bici inforcati gli occhiali da sole, si girò solo un attimo verso la grande casa sulla collina, considerando ancora una volta quanto fosse troppo grande per due persone sole.
Ad un certo punto e solo arrivata nella piazza un senso di disagio la colse, beh! e dove erano tutti, scese dalla bici appoggiati i piedi a terra si guardò intorno abbassò gli occhiali sul naso, che cosa era successo...

L'uomo vide la ragazza in bicicletta e cominciò a correrle incontro.
"Hey, bella! Sono qui! Ma allora c'è qualcuno!"
La ragazza trasalì, e sembrò sul punto di riprendere a pedalare in direzione opposta. L'uomo se ne accorse:
"Aspetta, dove vai, mi sa che siamo rimasti solo in due..... ma non preoccuparti, non sono pericoloso... Mi chiamo John. Vuoi un croissant?"
L'uomo teneva in mano un vassoio di paste ancora calde. "Li ho comprati.... beh, poi li pagherò prima o poi, appena il barista ritorna...."
Il sorriso dell'uomo, sebbene sembrasse bonario, non ispirava molta fiducia....

...Già perchè nonostante l'aria baldanzosa il tipo davanti a lei con il vassoio dei croissant, doveva aver salutato i quaranta da un pò...Aveve l'aria furbetta, anche se certo non poteva essere lui il solo responsabile di quello strano inizio giornata. Rachel pensò bene di accettare il croissant, di prendere tempo e cercare di capire dove fossero finiti tutti gli altri...

Mara fissò perplessa il computer,brontolando fra se' :' come volevasi dimostrare, sei la solita, scegli il Sudoku diabolico e poi non riesci a risolverlo'. Lo schermo si spense, la stanza restò al buio.Alzò le tapparelle e la luce del mattino illuminò la stanza:il silenzio assurdo, irreale invase il locale,nessun movimento negli altri appartamenti, nessuna macchina che scivolava sulla statale di solito molto trafficata,nessuna voce, niente di niente.
L'apprensione le attanagliò lo stomaco, provò a telefonare ai figli , agli amici ,invano.
Sempre più preoccupata, scese in cortile e salì in macchina.

Mattina: chissà perché Greta non riusciva a capire bene l'ora. Era presto era tardi? La luce c'era ma quel silenzio.....
"Il bar": 1° pensiero della giornata. I gesti sono i soliti: bagno, cucina, ancora bagno+sigaretta, stanza da letto.
Vestirsi? Pantaloni, gonna? Ormai le sembra che qualsiasi cosa le stia male, alla fine sceglie un pantalone nero, il solito, una maglietta un po' scollata, quanto basta per non essere volgare.
Ma Miloù? Non viene a sdrusciarsi sulle sue gambe? La ciotola è lì, non l'ha toccata. Innamorato? Stanotte non dev'essere tornato.
Lega la solita coda, una riga sugli occhi e fuori.
Ma perché quel silenzio? Qualcosa che le sfugge le dà una strana sensazione di vertigine mentre scende la rampa che la divide dal suo bar, mentre ascolta il battito del suo cuore: che diranno? Rideranno di sottecchi i suoi dipendenti, quando penseranno di non essere visti?
Tira una ciocca dietro l'orecchio ed apre la porta. E' iniziato, il giiorno più strano e indefinibile della sua vita: ma Greta non lo sa, non ancora.

Fortunatamente l'auto partì subito e Mara si diresse verso la piazza principale del paese, dove si stava svolgendo un torneo di scacchi ; i figli ed il marito erano usciti prestissimo per accaparrarsi i posti migliori,avvisandola che sarebbero rimasti fuori casa tutto il giorno.
La piazza era vuota, solo due persone,un uomo e una donna, stavano parlando animatamente nei pressi del Bar Nazionale.

Greta rimase interdetta a guardare il bar vuoto. Le tazzine sui tavoli, i vassoi dei dolci, cioccolatini, tramezzini: tutto come se fossero stati lasciati lì dov'erano, come se le persone fossero evaporate. Un senso di panico l'avvolse come un sudario: che ore erano? L'orologio era fermo alle sei, si fermava sempre, dalla radio usciva uno scroscio uguale senza modulazioni.
"Mi siedo: devo pensare...pensare..." Nulla, la sua testa vuota come il bicchiere delle mance!
"Una sigaretta": l'accende, per abitudine si sposta sull'entrata e li vede: due tizi stanno parlando con...è un suo croissant quello?
Spegne la sigaretta e s'avvicina: "Mòh vedi se non mi pagano!"

Mara si era appena avvicinata ai due sconosciuti per chiedere informazioni,
quando vide sopraggiungere una donna la cui espressione adirata non prometteva niente di buono.

"Ehi voi!" Gli occhi di Greta sputavano fuoco! I suoi occhi avevano messo a disagio uomini ben più possenti di quel tipo che la guardava sbalordito.
In un secondo aveva dimenticato silenzio, stranezze e tutto il resto: quelli erano i "suoi" croissants e non c'era nulla che contasse di più in quel mattino così diverso, nulla che avesse maggior senso della sua rabbia che era tutto ciò che aveva di certo in quel momento e a cui si aggrappava con tutte le sue forze per non perdersi.

Rachel si girò di scatto verso la donna che sembrava piuttosto arrabbiata, perchè mai ...in quella situazione che già si profilava grottesca ebbe la netta impressione che la tipa agguerrita fosse in quello stato per il croissant che aveva tra le mani,Mentre rispondeva al'altra donna che si era da poco avvicinata per chiedere spiegazioni, si dispose ad accogliere quella che stava raggiungendo il piccolo gruppo...che giornata! Ci vorrebbe un secondo caffè forse intende offrircelo la gentil donzella...
CONTINUA ...
 
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"Quelli li avete presi nel mio bar!" Si ritrovò a dire senza troppa convinzione ai sei occhi che la fissavano in silenzio, chissà perchè una volta di fronte a loro si sentiva spompata, per certi versi era contenta di potersi rivolgere a degli esseri umani. A parte i piccioni e loro non sembrava esserci nessun altro lì.
"Addirittura l'intero vassoio: ladri!" L'uomo sembrava il più risentito, forse aveva esagerato, forse sapevano qualcosa di quello strano silenzio di quella immobilità, si sforzò di sorridere, come faceva con i clienti quando allungavano i soldi alla cassa. Amava quel suono di campanello che faceva quando apriva il cassettino per dare il resto.
"Sette cornetti, il prezzo è sul cartellino che è rimasto attaccato al vassoio..." Allungò la mano, battendo il piede destro in terra, "...bhè?"
La rabbia si era dileguata per far posto alla curiosità: dov'era il resto del paese? Il bel Torneo in piazza, che ogni anno portava un sacco di gente al suo bar, il sindaco, così...galante, distinto....gentile.

John aveva un'aria imbarazzata. Ma poi sembrò cambiare espressione:
"Oh, finalmente, c'è qualcuno!" Mi scusi, ma mi sono servito da solo. "Quant'è? Dunque.....".
Cominciò a tastarsi le tasche dei pantaloni e della camicia: tirò fuori un pacchetto di sigarette mezzo accartocciato, qualche scontrino una chiave e alcune monete. Ovviamente non arrivavano al totale, e perciò fissò Rachel con aria di supplica, poi lo sguardo passò a Mara, che lì per lì ancora non aveva capito la situazione, e infine a Greta.
Greta lo guardò quasi con espressione di pena, ma poi la curiosità di tutti tornò alla strana situazione in cui si trovavano.
All'improvviso la corrente venne a mancare: niente più registratore di cassa, niente più macchina del caffè, neinte più radio e TV, che per altro stavano solo emettendo rumore di fondo senza ricevere alcun segnale.
"Beh" esclamò John, "Mi sa che era prevedibile. Non ci sta nessuno a controllare le linee elettriche, anzi, è miracoloso che la luce non sia saltata prima....."

Adele si svegliò e per un attimo rimase sconcertata... era rimasta sola, tutte le poltrone erano vuote. "Solita stupida", pensò, ho esagerato con le pastiglie per il mal d'aria. Guardò l'orologio...l'aereo doveva essere atterrato da un bel pezzo. Felice che quel tormentato volo fosse terminato, già assaporava l'intimità della sua casa... un bel bagno immersa negli aromi, ecco ciò che più desiderava dopo 4 mesi trascorsi in Africa, il suo primo e grande amore.
Notò con stupore qualche oggetto abbandonato sui sedili: una borsa, un libro, gli occhiali del suo vicino di viaggio, una bambola a terra ......Un senso di angoscia la pervase. Prese le sue poche cose e scese di corsa dall'aereo con il cuore in gola: la hall dell'aereoporto era deserta. Si diresse a passo spedito verso l'uscita ed appena oltrepassò la soglia rimase incredula: le strade erano un ammasso di auto abbandonate, motori accesi, portiere spalancate......

Greta era imbarazzata adesso, quelle persone non sembravano delinquenti e apparivano stupiti e spaesati quanto lei, decise di ammorbidirsi un po': "Volete entrare nel bar? faremo il punto della situazione" Si accese una sigaretta, così, per vincere il disagio. Sua madre? All'improvviso il pensiero della megera sola in casa: la sua badante era sparita anche lei? Doveva solo attraversare la piazza ma aveva paura a lasciarsi dietro gli unici esseri umani che si vedevano nel raggio dell asua vista. E se girando loro le spalle fossero ..."evaporati" decise di finirsi la sigaretta e di pensare al da farsi: certo non si sarebbe mossa da sola per niente al mondo. Non ora, non dopo aver incontrato quella gente!

Imitando Greta, John decise di fumare anche lui una sigaretta: l'ultima. Come sempre quando finiva un pacchetto dentro di sè pensava in automatico al fatto che avrebbe dovuto comprarsene un'altro, e data la sua situazione economica, avrebbe senz'altro dovuto rinunciare a qualcos'altro, ma non certo al vizio. Poi si rese conto che, almeno in quel momento, quello economico sarebbe stato l'ultimo dei suoi problemi: gli bastava uscire dal bar, ed entrare in una tabaccheria qualunque, visto che non c'era un'anima...
Malgrado il disorientamento di quell'assurda giornata, sembrava quasi a suo agio in quella situazione. Era un uomo solo, non sentiva la mancanza di nessuno e per giunta quelli che da sempre considerava i suoi "scocciatori" erano scomparsi pure loro.
"Beh gente, per ora siamo in quattro.... ma mi sa che ora di mezzogiorno arriverà altra gente. Mi riesce difficile credere che in tutta la città ci siamo soltanto noi."
Nessuno rispose. Dopo un istante di silenzio si presentarono ufficialmente. E cominciarono ciascuno a raccontare di come quella mattina, svegliandosi, si erano trovati inspiegabilmente soli...

Mara ascoltava in silenzio, ogni tanto rispondeva con un monosillabo ma la preoccupazione incominciava ad ingigantire sempre di più. Provò a chiamare col cellulare i figli, i parenti , a casa: niente solo il silenzio impietoso. Alla fine, incapace di restare senza far niente sbottò: "Sentite, io no resisto più, vado a cercare i miei figli e mio marito... forse si saranno recati da un'altra parte... Esitava, sperava che qualcuno dei presenti si offrisse di accompagnarla, si rendeva conto che incominciava ad avere anche paura.

Rachel ascoltando le preoccupazioni degli altri sulla sorte dei loro famigliari, si rese conto di come la soltitudine per lei, fosse ormai cosa abituale, quella mattina ,dopo l'occhiata di straforo nello studio del padre, non aveva fatto altro che considerare strano che non fosse già a scartabellare sulle sue carte.Ma non abbastanza strano da recarsi nella sua camera per vedere se stava bene.
Due misantropi in una casa tanto grande possono passare ore se non giorni senza incontrarsi, e lei e il giudice (suo padre) avevano i loro motivi per evitarsi.

"Bene", disse John rivolto a Mara, "Ti accompagno io se vuoi, così nel frattempo vedo se riesco a trovare qualcun altro, o una radio funzionante, per vedere se ci dicono qualcosa...."
Poi rivolto alle altre due donne: "Organizziamoci così: se arriva qualcun'altro o se qualcuno esce per un qualunque motivo questo è il nostro punto di ritrovo, perciò direi che almeno una persona debba rimanere sempre qui."
Le due donne lo fissavano, anche se non sembravano dell'idea di prendere in considerazione le sue parole.
"Allora, Mara, dove dovrebbero essere i tuoi? Hai un'idea per cominciare?"
I due uscirono e si allontanarono nella piazza...

L'allontanarsi di John e Mara mise Rachel in una situazione di leggero disagio, a tu per tu con la signora Greta, un tipo troppo rumoroso per i suoi gusti, per l'appunto non era mai entrata nel suo bar, pur passandogli di fianco quasi ogni giorno, le era bastato fino a quelmomento sbirciarla da dietro i vetri...
"Un caffè,si potrebbe avere per favore?" Chiese, più per rompere il ghiaccio che altro... la risposta esitava ad arrivare.

"Mi dispiace, in questo momento il caffè è il mio ultimo pensiero, poi a quanto pare l'elettricità potrebbe non esserci più, per quanto mi riguarda, niente caffè!"
Si rese conto di averlo detto con un certo risentimento, non le piaceva che l'unico uomo del gruppo fosse andato via. La faceva sentire sicura, in quel momento, averlo vicino e poi sta donna dall'aria smarrita che la fissava come se aspettasse da lei una qualsiasi decisione le dava sui nervi.
Si rese conto che erano l'unico spiraglio di vita in quel momento nel deserto di quella piazza: "Una semplice bibita fresca, donne? Quella posso offrirvela se le va" Cercò di essere morbida, per quanto le risultasse difficile, le donne erano state la sua rovina e il suo cruccio.
Una figlia sparita e una madre schiavista che non si degnava di lasciarla in pace....

E l'altra, "quella là" la donna che le aveva portato via il suo amore, la donna che l'aveva condannata a quel bar, all'orgoglio ferito che la faceva essere così indurita mentre avrebbe voluto essere dolce, sorridere sinceramente a quella povera donna che la seguiva senza una parola dentro il bar.
Aveva voglia di lasciarsi andare a piangere ma si accese un'altra sigaretta: "Mi chiamo Greta, ci diamo del tu, cara?" Le tese a fatica la mano.

..Rachel, piacere...si se vuole...cioè se vuoi possiamo darci del tu, credo non ci siano problemi, certo non in questa situazione...Cavoli le parole le uscivano di bocca come se fossero impastate eppure era abituata a tenere lezioni davanti ad un gran numero di studenti, ma quella Greta, con quegli occhi, occhi vivi senza dubbio vivi...

"Rachel, un bel nome" Cercò di sciogliere il ghiaccio, era evidente che il fumo la infastidiva, spense la sigaretta:" Sai cosa sta succedendo? E' il Giorno del Giudizio?" Le scappò una risata fragorosa ma poi si zittì: e se fosse......?!?
Che reazione stava avendo quella eccentrica donna, che cosa c'era da ridere... e adesso perchè si era fermata all'improvviso? Cosa le era preso un coccolone...con tutto quel fumo...
CONTINUA ...
 
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Giunsero di fronte al municipio. In una tabaccheria adiacente al fabbricato John aveva "trovato" oltre alle sigarette, anche una radiolina portatile e delle pile nuove. Mentre entravano John provò ad accendere la radio: solo segnali di fondo, malgrado passasse in rassegna lentamente tutte le frequenze in FM.
Il teatro del municipio, inutile dire, era deserto. Il palco era stato allestito per ospitare un torneo di scacchi, si vedeva un tabellone con la scacchiera, e il tavolo con la postazione dei due sfidanti. I pezzi ancora sul tavolo con una sola mossa di apertura effettuata dal bianco. I posti degli spettatori erano vuoti, anche se alcuni oggetti personali spiccavano qua e la nel vuoto delle poltrone.
"Siamo arrivati" disse John rassegnato. "Nessuno neanche qui. Forse riconosci qualche oggetto dei tuoi figli o di tuo marito?"
Mentre scorreva il rotore sull'AM giunse finalmente dalla radiolina un debole segnale. Era musica.
"Maledizione!" Borbottò " E' solo Radio Non-Stop!"
Era un'emittente locale, che trasmetteva musica ininterrottamente 24 ore su 24. Probabilmente la stazione funzionava in automatico senza bisogno di personale per tutto il tempo. "Beh, almeno sappiamo che da qualche parte in città hanno ancora la corrente."
Dopo un po' i due decisero di fare un giro per cercare qualche segno di vita. Fuori dal municipio c'era un taxi, aveva le chiavi attaccate. John fece cenno a Mara di salire.
"Beh, tieniti forte, ho il sospetto che, malgrado non ci sia anima viva, la strada sarà alquanto trafficata... Spero non mi fermino, ho la patente scaduta da due anni. AH AH AH AH AH!"
L'auto partì, ma per fortuna non era materialmente possibile andare oltre una certa velocità.

Ripresero a cercare:per più di un'ora girarono senza sosta per la città deserta:avevano setacciato il centro storico, erano entrati in vicoli sconosciuti, non avevano rispettato nessun divieto,ma niente.
La conversazione languiva. Lo sconosciuto al suo fianco aveva cercato di alleggerire la tensione con qualche battuta, ma lei non era in vena di chiacchierare, preoccupata e intimidita com'era dalla sua presenza.
Ormai la strada si snodava verso la periferia,dove sorgeva l'aereoporto, e proprio lì, sul ciglio della strada, seduta su un grosso borsone , notarono una ragazza dall'aria smarrita e stravolta.

Greta pensò che in qualche parte del mondo anche sua figlia poteva essere...evaporata e sentì una profonda fitta allo stomaco come non l'aveva mai provata, nemmeno di fronte al cadavere del marito, nemmeno quando l'aveva visto sparire per sempre mentre inchiodavano il coperchio sulla sua lurida faccia, no, non l'aveva provato per lui, mai!

"Hey, ma da dove viene questa? Direttamente da un Safari?" Esclamò John sorridente. La donna sembrò finalmente felice di vedere che c'era ancora qualche segno di vita. Si alzò in piedi, mentre John fermava la macchina davanti a lei...

Rachel decise che era ora di uscire da quella specie di torpore apatico che l'aveva colta, e di cominciare ad analizzare i fatti in modo razionale, qualsiasi cosa fosse accaduta ci doveva essere una spiegazione logica...il mondo non si ferma così, la gente non scompare nel nulla da un momento all'altro...

"Tu sei la professoressa? Giri sempre con libri o carte sotto il braccio: ti ho vista, sai? Ti siedi a volte su quella panchina là e stai a guardare. Sei una sognatrice?" Non aveva voglia di parlare di quello che era successo in quel momento, perché aveva paura e lei odiava sentirsi inerme.
Prese un succo di ananas e lo versò distrattamente in un bicchiere lungo: "tu che prendi?" Lanciò un cartoccetto di carta appollottolata al piccione che era entrato in quel momento: "Quanto sporcano, sti piccioni!"
Chissà Milou dov'era? Le sue carezze le avrebbero fatto bene in questo momento, si aggirava per il bar e tutti lo conoscevano, quando c'era lui i piccioni stavano alla larga...quando c'era. Ora tutto era cambiato, niente di quello che sapeva o amava avevano senso ora che era lì con una sconosciuta davanti. Le sue mani curatissime, con cui dava il resto con vanto, le sue belle unghie fatte da appena un giorno: come avrebbe fatto senza Lalla, la sua estetista?

...Un succo di ananas andrà bene, già sono un professoressa, Lettere antiche all'università, disse pulendo distrattamente gli occhiali con il lembo della maglietta, immagino che non lo riterrai granchè utile in questo momento, vero?

Fissò le dita della "professoressa" le veniva spontaneo: "Ecco qua!" le mise davanti un cestinello con i cioccolatini e un piattino con salatini, caso mai fosse a dieta....
"Lettere antiche? E ci campi?" Sorrise compiaciuta della sua battuta, ma si pentì vedendo la donna un po' irrigidita " scusa, non volevo ferirti, sono un po' irritata per la situazione: non mi va di rimanere qui in attesa: e se succedesse qualcosa a quei due? Perché non mi accompagni dall'altra parte della piazza, vorrei vedere cosa è successo a mia madre e alla sua badante. Non mi va di andarci da sola e torneremo qui al più presto, tanto... (guardò a destra e a sinistra) chi vuoi che venga?" Fece il gesto di alzarsi.

Adele provava un forte senso di smarrimento. Seduta sul ciglio della strada sopra
la sua borsa logora dai tanti viaggi, con la fronte tra le mani pensava e ripensava dove mai fosse capitata. Cosa diavolo era successo alla sua città? Possibile che non ci fosse nessuno...accidenti, aveva il cellulare scarico da molti giorni e non aveva nemmeno una scheda per telefonare da un apparecchio pubblico. Sola, con i suoi quattro stracetti, maledì quel giorno che ebbe la malsana idea di far partire i suoi bagagli con l'amica che la lasciò qualche ora prima....Un'auto si avvicinava..... si fermò e scese una donna. "Salve, disse Adele, potreste darmi un passaggio? Rientro ora in città...ma che accidenti è successo?"

2. SOPRAVVISSUTO
Greta prese una chiavetta dalla tasca dei pantaloni ed aprì la cassa, poi tirò furi un mazzetto di banconote e le infilò in borsa "Non si sa mai". Rimase un po' pensosa, poi, con una chiave presa dalla cassa aprì un piccolo cassetto sotto la cassa ed estrasse una beretta, la splendida 98FSDeluxe, da collezione, una scatolina di cartone marrone e una scatola rivestita di camoscio con l' alloggiamento per il caricatore, infilando tutto nella borsa. Alla donna che la fissava a bocca aperta sorrise: "Potrebbero non essere tutti tranquilli come i nostri due amici di prima: allora che fai mi segui?" Uscì sicura, seguita dalla professoressa, appicicò un foglio sulla saracinesca tirata giù " potrebbero spaventarsi se tornassero e non ci trovassero" disse alla mummia con glli occhiali. Si assicurò che non cadesse, aveva scritto: "Stiamo dall'altra parte della piazza, portone grande, di mogano" .
C'era solo quello di portone così appariscente in tutta la città, sembrava quello del municipio tant'era eccessivo. Non aveva mai avuto buon gusto la Megera....si avviò. Per abitudine guardò da un lato e dall'altro prima di attraversare la strada, poi rise: "Che sciocca! Chi può arrivare in questo mortorio?"
CONTINUA ...
 
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va bene ???

daria ha scritto:
Seco sei tutti noiiiiiiiiiiiii!!!:love_4: :love_4: :eek:k07: :love_4: :love_4:

spero vada bene, bravissimi voi !!! ricambio i :love_4:
 

lobelia

Florello Senior
Seco, Aseret ha inserito due volte lo stesso intervento, forse è il caso di lasciarne uno solo è il post 91.
 
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SecoB

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scusatemi !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

lobelia ha scritto:
Seco, Aseret ha inserito due volte lo stesso intervento, forse è il caso di lasciarne uno solo è il post 91.

sarà il tempo ... la vecchiaia ... la vista ... sarà che Secondina è r.........a ...,:martello: GRAZIE Lobelia !!!:love_4: :love_4: :love_4: Scusatemi, cerco di fare in modo che non succeda più :flower:
 
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SecoB

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segue ...

Mara guardò la sconosciuta con simpatia: le sembrava un tipo spontaneo, senza artifizi. Era un pò strana,questo sì, ma chi in fondo non lo era?
La invitò a salire in macchina e incominciarono a parlare di ciò che era accaduto o, meglio, di cosa poteva essere accaduto.

Rachel non poteva credere a quello che stava facendo stava seguendo una perfetta sconosciuta armata, a questo punto non solo da un grande, quanto inopportuno senso dell'umorismo ma anche da una pistola,si permetteva battute sul suo lavoro, l'insegnamento unico punto fermo della sua vita...Ci campi? le aveva chiesto, Certo campare per lei non era certo un problema, il giudice (suo padre) aveva provveduto più che abbondantemente per loro e per tutti quelli che non ci sarebbero mai stati in quella grande smisurata casa.
"Sai professoressa, una volta ho conosciuto tuo padre: il giudice, vero? Avevo paura di lui, non fu un bell'incontro. Vedi? Quello è il balcone della Meg..di mia madre; è aperto, forse è sveglia" Tra sè invece sperava che fosse altrove, nello stesso posto dov'erano tutti.
"Strano sai? Ieri notte prima di addormentarmi ho pensato: " Ma perché non spariscono tutti? Perché non se ne vanno tutti al diavolo? Che qualcuno m'abbia dato retta?" Camminava rapida con la mummia appresso: si fermò, s'accese una sigaretta e proseguì.

Lo sgomento di Adele cominciava a dileguarsi. La piacevole compagnia dei suoi amici di viaggio la stava rilassando. Quell'ora passata in solitudine "nell'universo" l'aveva fatta riflettere su quanto le sue convinzioni fossero effimere. Lei che cercava di allontarsi appena poteva dalla metropoli, lei che non sopportava la folla, i centri commerciali, il traffico, la propria solitudine nel caos della grande città, si chiedeva ora cosa la sconvolgesse tanto di quello che aveva vissuto pochi minuti prima.. ..

Il portone era aperto le donne entrarono e salirono la breve scala che portava all'unico appartamento del palazzo. Greta si mise a cercare la chiave in un grosso mazzo e aprì. Dentro il tanfo di medicinali, di vecchiume, di cose d'altri tempi, di cose che voleva cancellare, marciume, brutture: la stanza. Perché non aveva saputo andar via come sua figlia, perché era rimasta? Aprì di scatto.

Anche Mara lentamente emerse da quello stato confusionale in cui era caduta quando aveva realizzato che i suoi cari erano spariti: al mattino aveva tirato
un sospiro di sollievo vedendo la casa vuota e aveva gioito al pensiero di potersene finalmente stare sola senza nessuno che chiedesse e pretendesse,ma la terribile scoperta l'aveva prostrata.
Ora incominciò a prestare vera attenzione alle parole dei due compagni di avventura e a dialogare con loro.

Greta aprì gli occhi, li aveva chiusi entrando, come faceva da bambina sperando che sparisse...invece eccola, chiaramente stecchita, gelida.
"Oh mio Dio!!!" Le uscì un urlo strozzato: "è morta! E' morta, Rachel!" Fissò la donna annichilita. Poi corse ad aprire la finestra, a spalancarla: ora nulla più la legava ora era libera.

A Rachel, la vista del cadavere della donna (la madre di Greta) diede finalmente una scossa... cominciò a pensare al padre, a come, al contrario degli altri e considerando anche la poca distanza che la separava da casa, non si preoccupasse minimamente della sua sorte.. tentò di andare con la mente agli avvenimenti della sera prima... non riusciva a capire percè le costasse tanta fatica ricordare, c'era una specie di nebbia che sembrava faticasse molto a diradarsi, sospirando apprezzò lo spirito pratico di Greta e guardandola sciogliersi in lacrime, si disse che dopotutto anche lei aveva un cuore.

"Aiutami, Rachel, ti prego": prese il lenzuolo sotto il corpo e lo avvolse intorno al cadavere. Pesava una tonnellata! Ma se era solo pelle secca! "Non possiamo fare nulla ora, andiamo via Rachel, fuori! Andiamo a cercare la vita, qui c'è solo puzza di morte.. solo puzza." Si chiuse la porta alle spalle e si sorprese a sospirare appena uscita dall'orrendo vistoso portone.
"Porc.. ho finito le sigarette" si sedette sul marciapiedi, si prese la testa tra le mani e pianse, finalmente.
CONTINUA ...
 
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SecoB

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Mentre John, Mara e Adele tornavano a fatica verso il centro, schivando le auto parcheggiate, il silenzio regnava tra loro. MAra e Adele avevano raccontato a grandi linee quello che era successo dal loro risveglio, ma poi, quando avevano rivolto la parola a John, questo aveva risposto evasivamente, dicendo che si era accorto della città deserta solo una volta in piazza, visto che abitava molto vicino. Solo che qualcosa nelle sue parole tradiva una certa aria di bugia...
"Porca pu..." John fermò improvvisamente la macchina, aprì la portiera e scese.
Le due donne lì per lì non capivano, ma poi seguirono il suo sguardo e scesero anche loro. Nel cielo davanti a loro stava passando un aereo, primo segno di movimento quel giorno. Solo che questo aereo volava un po' troppo basso, tanto che riuscivano a distinguere la forma. Era un 747, un normale aereo di linea, sembrava in procinto di atterrare all'aeroporto data la bassa quota. Ma la direzione era sbagliata. Prima che potessero rendersene conto, capirono, e subito dopo videro l'aereo schiantarsi a terra in una nuvola di fuoco seguita da un forte boato. Il punto di impatto doveva essere in pieno centro, tra le case.
I tre salirono in auto, e senza dire una parola percorsero il tragitto. Mille paure li attanagliavano: c'era qualcuno a bordo dell'aereo? E se sì, era sopravvissuto? E le altre due donne stavano bene?...

Adele non vedeva l'ora di arrivare in centro. Era sempre più confusa e quell'uomo che stava guidando...come si chiamava? Come al solito aveva già dimenticato il nome ...non le ispirava nessuna fiducia. Schivo, silenzioso, sembrava fosse a conoscenza di qualcosa che lei non sapeva, le dava l'impressione che giocasse ad un gioco di cui lei non conosceva le regole. L'uomo fumava nervosamente e continuamente, lei non riuscì a trattenersi e gli chiese una sigaretta.....

Lui mise la mano nella tasca e le passò un pacchetto di sigarette pieno, ancora chiuso: "Offre il sindaco!" disse sorridendo.
Anche le due donne sorrisero: data la situazione, sembrava una cosa normale entrare e uscire da un negozio e prendere ciò che desideravano: di certo, anche se quell'assurda situazione fosse durata per molto, non avrebbero avuto problemi di cibo per un bel pezzo.
John cominciò a fare ipotesi sull'aereo:
"Beh, secondo me, sempre ammesso che a bordo ci fosse qualcuno, mi sa che troveremmo solo un ammasso di bistecche ai ferri. Comunque l'aereo non ha fatto nessuna manovra, come se non ci fosse nessuno ai comandi, forse c'era il pilota automatico ed è precipitato solo perchè ha finito il carburante...."

"E' improbabile che l'aereo fosse vuoto" disse Adele, ipotizzando che magari il pilota avesse avuto un malore e perso il controllo della guida. Pensava che quell'aereo fosse pieno di passeggeri, doveva essere successo qualcosa al pilota...ma cosa? Le venne in mente la scena di qualche anno prima, quando vide quell'orribile filmato dell'aereo che si schiantava in quel grattacielo....e se fosse stato un attentato?

E' tutto molto strano- mormorò Mara,- l' aereo precipitato aveva i motori spenti, per le strade nessun cadavere solo cose, il fatto deve essere accaduto questa mattina verso le sette,perchè ricordo di aver salutato a quell'ora i miei che si preparavano ad uscire. Devo aver dormito ancora un po' e poi avevo deciso di rilassarmi al computer: ho abbassato completamente le tapparelle della stanza per sentirmi più rilassata ... adesso che ci penso, in effetti non avevo fatto caso al silenzio...sì, il silenzio regnava già incontrastato. Scommetto che anche su quell'aereo non c'era nessuno,è caduto perchè il carburante è finito. John, smetti di pensare solo al fumo... ok. avevo smesso proprio ieri.. offrimi una sigaretta e guida veloce verso il luogo del disastro, così potremo fare meglio il punto della situazione!-

Nel frattempo l'auto era già arrivata in piazza. Le due donne erano fuori dal bar e parlavano. Appena si accorsero dell'auto li raggiunsero. Anche loro avevano sentito l'aereo precipitare, doveva essere a qualche isolato di distanza, inoltre raccontarono della "visita" alla madre di Greta, e al ritrovamento del suo corpo.
"OK", disse John, "facciamo il punto della situazione. Fino alle sette di stamattina tutto era alla normalità: chi era a letto, chi era già uscito per andare al lavoro, che aveva già aperto bar o negozi mattinieri, chi era già morto....." fissò Greta, che probabilmente aveva già immaginato che sua madre non era scomparsa come gli altri perchè già morta durante la notte.
"Poi all'improvviso: pluf, tutti scomparsi. Il tutto dev'essere avvenuto in un istante, perchè le auto erano in strada, i motori accesi, qualche incidente, un aereo precipitato.... tutti eventi riconducibili a un'improvvisa scomparsa. Lo so che sembra assurdo, ma io scommetto che se adesso andiamo a vedere l'aereo troveremo macerie ovunque, ma nessun cadavere, a meno che non fosse già morto prima..."

Greta non aveva nessuna voglia di andare a vedere cosa fosse successo agli altri, agli sconosciuti: " Io andrei via da qui, standocene in piazza a chiacchierare non concluderemo nulla, che ne dite se prendo il mio caravan e ci muoviamo, all'interno è attrezzato per sei persone, carichiamo cibo e acqua e partiamo. Qui mi sembra non ci sia più niente da vedere". E nel dirlo ripensò a quel cadavere chiuso nel lenzuolo che ancora un giorno fa l'aveva chiamata "bastarda" e le venne un risolino che riuscì a stento a trattenere.

Il fatto che Jhon fosse di nuovo lì con loro la rincuorava, ed anche il peso che sentiva nella sua borsa. Chiese a John una sigaretta e se la lasciò accendere, poi attese le risposte dei suoi compagni.
CONTINUA ...
 
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SecoB

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Attenzione !!!

[commento - noterete un "paragrafo" in rosso, non ho capito bene se andava inserito dove l' ho messo io; attendo conferme, grazie - fine commento ]:love_4: :love_4: :love_4:
 

lobelia

Florello Senior
Seco, vorrei segnalarti che ho fatto una modifica al mio ultimo intervento perché mi sono accorta che le sigarette kle avevo finite ieri sera, ah ah, se puoi correggi. Che pizza, e? Comunque il resto l'ho stampato, non è malaccio.
 
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SecoB

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fatto !!!

lobelia ha scritto:
Seco, vorrei segnalarti che ho fatto una modifica al mio ultimo intervento perché mi sono accorta che le sigarette kle avevo finite ieri sera, ah ah, se puoi correggi. Che pizza, e? Comunque il resto l'ho stampato, non è malaccio.

fatto (spero bene) !!! molto bravi, complimenti ancora !!! :love_4: :love_4: :love_4: però ... quanto siete veloci !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! :lol:
 

boba74

Esperto di alberi ed arbusti
Ah, aggiungo un appello a TUTTI:
Se qualcuno leggendo il racconto è interessato, può partecipare con un suo personaggio. Basta che prima faccia un intervento con una breve descrizione fisica e poi inserisca nel post "racconto a più mani II" ciò che gli succede, tenendo conto che gli altri lo possano trovare.
Inoltre invito i personaggi già presenti nella scheda a non "latitare" e a non aver paura di scrivere, perchè finora solo in 5 su 11 hanno partecipato.
 

lenticchio

Aspirante Giardinauta
arrrrrrrrivoooooooooooooo

Ora si cimenta anche Lenticchio.Eccomi qui: :D

Alberto,un ragazzino di 12 anni va in 1° media,
è appassionato di giardinaggio tanto chè nel suo balcone ha messo 2 vasi coltivati ad orto.
Non segue le mode passeggere infatti ha un abbigliamento composto da magliette colorite con tutti i tipi di maniche.
Pantaloni? A pinocchietto, corti, a tuta e miracolosamente di jeans corti e lunghi.

(volevo dare una svecchiata al racconto :D )
 

Clorophilla

Florello
lenticchio ha scritto:
Ora si cimenta anche Lenticchio.Eccomi qui: :D

Alberto,un ragazzino di 12 anni va in 1° media,
è appassionato di giardinaggio tanto chè nel suo balcone ha messo 2 vasi coltivati ad orto.
Non segue le mode passeggere infatti ha un abbigliamento composto da magliette colorite con tutti i tipi di maniche.
Pantaloni? A pinocchietto, corti, a tuta e miracolosamente di jeans corti e lunghi.

(volevo dare una svecchiata al racconto :D )

ma grazie!!! :lingua: :martello2 :lol:
 
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SecoB

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compitino ...

[commento - tutto fatto: inserito Alberto (Lenticchio) nella scheda dei personaggi e spostato paragrafo in rosso (lasciato in rosso perchè possiate controllare meglio), adesso mi rimetto a ricongiungere i vostri post. - fine commento] :love_4:

P.S. MA PERCHE' DOPO TUTTO QUELLO CHE HO SCRITTO MI ESCE UN MESSAGGIO CHE MI DICE DI ALLUNGARE IL MIO PERCHE' TROPPO CORTO !!!!!!
DITEMELO PER CORTESIA !!!!!!!!!!!!!!!!
cat: :burningma :froggie_r
 
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SecoB

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L'aereo era passato attraverso le vie del centro, con rotta parallela a una strada centrale: le ali si erano spezzate, dilaniando gli edifici da entrambi i lati della via, poi la fusoliera aveva toccato terra, rompendosi in due parti. La punta era finita contro un palazzo, esplodendo e facendolo crollare, mentre la parte dietro sembrava essere rotolata, rompendosi in vari pezzi e aprendosi come una scatoletta. Ovunque c'erano macerie, e un sacco di vestiti, valigie aperte e distrutte, zainetti, oggetti di ogni tipo. Sembrava la scena di un servizio TG sull'ennesima tragedia aerea, mentre i soccorritori cercavano i corpi tra le carcasse di metallo. Solo che stavolta non c'erano corpi, e i soccorritori erano una manciata di disperati, che nemmeno sapevano perchè fossero lì.
Improvvisamente Mara trovò qualcosa e chiamò gli altri.
Sotto il portello divelto dell'aereo giaceva un corpo. Era un uomo vestito in giacca nera e cravatta rosa, sembrava un uomo d'affari come dovevano essercene tanti a bordo. A parte le gambe schiacciate sotto il portello, non sembrava ferito, e infatti dopo un po' aprì gli occhi. Corsero tutti attorno a lui, John cercò di sollevare il portellone, mentre le donne lo tiravano fuori delicatamente.
"Come stai?" Chiesero quasi all'unisono.
L'uomo si toccò la testa e cominciò a farfugliare:
"cosa è successo, dove sono..... mi chiamo Chris..." poi all'improvviso svenne e rimase privo di sensi.
Decisero di trasportarlo nel bar per curarlo e cercare di rianimarlo.
Questo dava loro una speranza: sicuramente prima o poi si sarebbe aggiunto qualcun altro al loro gruppetto.

'Fortunatamente siamo arrivati sul luogo del disastro col caravan di Greta, esclamò Mara, così sarà più facile trasportarlo senza rischi al bar.Ci vorrebbe una barella per sollevarlo ..
Ma come si può curare? sicuramente avrà delle ferite...non c'è un ospedale qui vicino?'

Greta stava alla guida del caravan: osservare quelle figure muoversi tra le macerie le ricordava che avrebbe potuto esserci sua figlia su un aereo così. Quanto tempo era passato? Aveva 20 anni quando era andata via, lei era una mamma giovane e aveva troppa voglia di vivere ancora. Che viso avrebbe adesso la sua bambina? Aveva 52 anni e una vita già consumata, oggi sarebbe stato il suo compleanno. Ne avevano festeggiati così pochi finché la "Bestia" viveva con loro. Erano già passati dieci anni. Dieci anni, troppi o troppo pochi: l'avrebbe riconosciuta? Gli occhi, gli occhi non poteva dimenticarli: oro puro, come gli occhi del suo amore.
Perché non l'aveva fermata? Perché non aveva saputo dirle che l'amava, nonostante tutto? Perché non le aveva detto che era sola e impreparata a vederla crescere, a saperla innamorata, perché odiava così tanto quel ragazzo che la stringeva e con cui sapeva ridere così bene? Che avevano da dirsi che lei non poteva ascoltare? L'aveva odiata ed invidiata per la vita che sapeva prendersi, sua figlia e che invece lei aveva solo visto svolgersi sotto i suoi occhi. Greta, lo specchietto le rimanda la sua immagine: eccola là, è tutto quello che le è rimasto, un sorriso cinico e due occhi ancora di fuoco.

John fissava in silenzio le facce degli altri sopravvissuti.
Sembrava trovarsi a suo agio, anche se dentro di sè aveva ancora paura. La paura di essere giudicato, come sempre accadeva a chi lo conosceva, non appena si spargeva la voce del suo passato. Beh, del resto 5 anni in carcere non sono un buon curriculum per chi ti deve dare un lavoro, e nemmeno per chi deve fare amicizia con te. Perciò aveva sempre cercato di schivare le persone che conosceva, e anche quelle che non conosceva, per evitare di doversene vergognare.
La situazione adesso era completamente cambiata, eppure sembrava che gli altri si fidassero di lui, e per questo non voleva rovinare tutto parlando del passato. E, forse era meglio non parlare nemmeno del passato più recente, fino alla sera precedente......
Si avvicinò a Greta. Le offrì un'altra sigaretta, anche se ormai era solo un gesto simbolico, visto che ne avevano in abbondanza. Malgrado istintivamente cercasse di evitare di entrare in confidenza con qualcuno c'era qualcosa in quella donna che lo faceva sentire sollevato, come qualcuno che condividesse con lui il peso di una vita...

Greta si ritrovò a fissare John, c'era qualcosa in quell'uomo, nel suo modo di muoversi, che la incuriosiva, non ricordava di averlo visto prima eppure il suo viso non le era del tutto sconosciuto. Le altre donne sembravano tutte prese dal loro compito di infermierine, era decisa ad andarsi a cercare un pacchetto di sigarette per non doverle sempre chiedere ma non le andava di girare da sola. Poi scese (togliendo le chiavi dal quadrante) e incominciò a cercare tra i resti finché non vide un pacchetto quasi intero ed un bell'accendino con iniziali. Si scelse una sigaretta e l'accese aspirando il fumo fino all'ultima molecola. "Vi serve una mano a tirare su lo zombie?" Si sbracciò e si mise ad aiutare le altre fanciulle fulminando John che le guardava compiaciuto: "Allora? Partecipi o stai solo lì a guardare?"

"Hai per caso un lettino pieghevole? Potrebbe servire a trasportare lo zombie sul caravan senza peggiorare la situazione". Mara si rivolgeva a Greta, mentre fulminava con lo sguardo John, che sembrava divertirsi anche in quel frangente.
"potremmo trasportarlo all'ospedale più vicino e vedere se è possibile curarlo a meno che non abbiate già tutto l'occorrente..." continuò ironica.

L'uomo non sembrava avere ferite evidenti. Le gambe erano ferite, ma non sembrava fossero rotte, o per lo meno se c'erano fratture non erano scomposte.
"C'è una farmacia qui dietro l'angolo, vado a prendere garze, cerotti e disinfettante". Sorrise a Greta mentre si allontanava, come in risposta al suo rimprovero.
La farmacia era aperta, in pochi minuti trovò tutto l'occorrente, e vide che nel retro c'era la vetrinetta chiusa a chiave, contenente svariati tipi di sostanze non proprio "di libera vendita". Buono a sapersi, pensò....
tornò dagli altri e diede loro ciò di cui il paziente aveva bisogno.
"ora non resta altro che aspettare che si riprenda da solo. Se anche lo portassimo all'ospedale, non ci sarebbe nessuno, o nulla che non abbiamo già. Poi è meglio muoverlo il meno possibile, non si sa mai che abbia qualcos'altro di rotto..."
Ormai era già passato mezzogiorno, malgrado tutto il tempo era volato.

"Ascolta cara, tu passa ai piedi, io e Rachel (si girò a cercarla) lo solleviamo dalle spalle e lo mettiamo sopra quella tavola, ma forse bisognerà legarlo perché non scivoli dovremo cercare di spostarlo in un colpo solo".

Quella mattina, era ancora fredda e umida nel deserto, e Tony apri gli occhi, notando per prima cosa, l'Arbre magique (non so come si scrive) appeso alla maniglia della sua auto, emanava ancora un fresco profumo di vaniglia, eppure erano gia passate circa tre settimane dall'inizio del suo viaggio e da quell'acquisto in Autogrill.
Nonostante quell'aspetto grezzo e quei modi rozzi da burino del quartiere aveva un grande cuore Tony, ma era lo stesso cuore che lo portava a non affezzionarsi ai luoghi e alle persone.
Alzndosi a fatica e ancora assonnato si rimise alla guida dell'auto, partì sgommando dal ciglio della strada.
Aveva viaggiato per 3 settimane nel deserto in compagnia di quella radio che gracchiava in continuazione, ma alla quale oramai non faceva più caso.
Abbasso il finestrino, mise fuori il gomito, e comincio ad assaporare il primo calore dell'alba, continuando quel viaggio estenuante che lo aveva portato in diversi luoghi del paese a bordo della sua Alfetta Turbo, l'auto da cui non si separa mai.
Dopo diverse ore in auto sotto il sole cocente del deserto ed avere avuto come unici compagni di viaggio il caldo e la sete vide erigersi i primi palazzi di una citta, erano alti austeri imponenti, proprio come se li era immaginati......

Caricarlo sul caravan, era davvero un'impresa. Legato con cinture e altro materiale recuperato, l'uomo era comunque pesante. Greta aveva fame ed era irritata da tutta la situazione, non le andava di ritornare al bar, non le andava di ripassare per la piazza: "E se comunque ci dirigessimo verso l'ospedale? Un letto lì c'è di sicuro e questo qua non sembra aver voglia di alleggerirci la fatica a quanto pare" L'uomo infatti giaceva ancora svenuto.
"E poi ho fame, voi no?" Le ritornò in mente il salumaio, il panettiere, tutte persone che chissà dov'erano finite.
"Mangiamo qualcosa e poi ripartiamo: avete provato di nuovo con la radio?" Non le andava di fermarsi a raccogliere tutti i superstiti per strada e caricarli tutti, non almeno tutti sul suo caravan, le era costato un occhio!

Adele acconsentì. Oltre ad essere distrutta dal viaggio ed ancora intontita dalle pastiglie ci mancava pure la fame.... Le venne in mente la sua amica, Cristina, che aveva salutato 2 giorni prima. Era stata un aiuto prezioso per l'attività di volontariato che svolgeva in africa. Avrebbe voluto accertarsi che stesse bene.... Forse, se l'avesse trovata avrebbe
potuto fornire qualche spiegazione in più all'accaduto...abitava a pochi isolati dall'ospedale, in cuor suo Adele nutriva speranze ma un brutto presentimento l'attanagliava......

CONTINUA ...
 
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SecoB

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L'ospedale era in effetti piuttosto vicino, erano entrati col caravan direttamente dall'ingresso delle ambulanze. Dopo aver sistemato Chris su un lettino al piano terra, Mara e Rachel uscirono per andare a "comprare" del cibo, mentre gli altri restavano di guardia, chi vicino al paziente, chi all'ingresso dell'ospedale, casomai arrivasse qualcuno, ma sempre a portata di orecchio.
John continuava a cercare con la radio una frequenza dove si sentisse qualcosa, stava provando anche con la radio dell'ambulanza, che senz'altro aveva una ricezione migliore, inoltre magari c'era qualche radioamatore superstite che stava trasmettendo con un CB.
Prese il microfono e scelse un canale a caso "qui ospedale uno, qui ospedale uno, siamo in 6 sopravvissuti, c'è qualcuno la fuori?"
Ripetè il messaggio su tutti i canali disponibili. Poi cercò anche in FM. All'improvviso captò una frase molto disturbata, sembrava la voce di uno speaker, di un giornale radio, ma andava e veniva. Tra le poche parole che riusciva a captare, sembrava parlare di sport, poi un pezzo musicale, e infine la pubblicità. "Possibile? Tutta quella gente scomparsa e alla radio non ne parlano?". Poi all'improvviso tornò il rumore di fondo, e anche manovrando di poco la frequenza, non riuscì più a trovare la stazione.

"Trovato niente John?" Greta gli porse una sigaretta. "Ho sentito un suono, qualcuno trasmetteva musica?" Continuava a fissarlo, il tatuaggio sull'omero la incuriosiva: " Cosa rappresenta?" Sfiorò appena la maglia attraverso la quale s'intravedeva la fine di un disegno.
Da quanto tempo non sfiorava così il braccio di un uomo? Provò all'improvviso un po' d'imbarazzo. Che età aveva quel John? Non riusciva a classificarlo.

John si ritrasse, e coprì il tatuaggio con la maglietta.
"Avevo trovato una stazione, ma non parlavano di noi. Un evento così dovrebbe far notizia no? Migliaia di persona scomparse... possibile che nessuno ancora ne sappia nulla la fuori?
Però almeno adesso sappiamo che da qualche parte ancora trasmettono alla radio, quindi forse la scomparsa della gente è limitata solo alla nostra zona".
Rimise la radio in AM su radio non stop. Quella continuava a passare musica in automatico, per lo meno qualcosa avrebbe fatto loro compagnia...

Il giudice non avrebbe voluto che Rachel scegliesse un percorso di studio così poco redditizio, già per lui solo il denaro contava, denaro e potere, il disporre a piacimento della vita degli altri, questo alla veneranda età di ottanta anni lo esaltava ancora lo faceva sentire vivo.
Pensava a tutto questo, mentre si avvicendava come meglio poteva,non che non avesse qualche nozione di pronto-soccorso, non era avvezza ai rapporti umani...certo i suoi studenti, le conferenze ma quelle erano un'altra cosa, gestiva lei la situazione.

Alberto era sul punto di strapparsi i capelli erano ormai le 8:15 passate e la scuola era ancora chiusa.
E pensare che stamattina si era svegliato di buon ora perchè oggi avevano educazione fisica: la sua materia preferita.Sua madre e suo padre non c' erano perchè sapeva che erano al lavoro e non c'era neppure suo fratello perchè era dalla nonna.Aveva fatto tutto da solo.
Comunque a davanti la scuola era stranizzato perchè era da solo, aspettò mezz' ora ma niente allora iniziò a girovagare, essendo da solo faceva ciò che voleva perchè con la sua vista armata di occhiali vedeva che non c' era proprio nessuno nel raggio di dacametri.E così inizia a vagare.

Dopo l'episodio con John Greta ritornò nel settore femmminile, la professoressa stava trafficando con le altre e a lei quella donna dava sui nervi col suo silenzio e cosa guardava dietro quegli occhiali? Avava sempre provato un certo disagio con la gente di cultura, lei era una pratica che aveva dovuto imparare tutto come le veniva. Aveva studiato, sì, lo stretto indispensabile, ma dopo la gravidanza così imprevista aveva dovuto smettere, poi aveva conosciuto il "Tiranno" e aveva staccato con tutto, maledetto, provava ancora odio per lui per il suo odore di bestia, per quelle unghie sporche....
Doveva uscire a respirare: cosa c'era di bello nella sua vita, cosa poteva raccontare a sua figlia se non il suo rancore?
Fuori, la luce stava calando e si stava alzando uno strano vento di scirocco, un vento di polvere che le asciugava bocca e cuore.
CONTINUA ...
 
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SecoB

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Mara era l'unica che stava cercando di curare il ferito, lo zombie come ormai lo chiamava tra sè.
Cercando di riportare alla memoria le scarse nozioni di pronto soccorso,aveva disinfettato , spalmato con pomata antibiotica e fasciato le ferite ed ora stava cercando di farlo rinvenire rinfrescandogli il viso e parlandogli affettuosamente con voce tranquilla.
Finalmente l'uomo aprì gli occhi.

"Mara, non ti fa paura questa notte che sta scendendo?" Le chiese Greta continuando a guardarla dall'entrata mentre si affaccendava intorno al ferito che sembrava riaprire gli occhi e poco dopo ricrollava. "Voglio dire, io stanotte non so se riuscirò a dormire non sapendo se vi ritroverò domani....."

"Sentite", disse Adele, "casa mia è lontana una decina di km e di certo nemmeno io mi allontano da sola. Dove posso dormire? Non potremmo dormire tutti insieme? Greta, possiamo usare il tuo camper?"

" Non ti preoccupare,Greta, per prima cosa dobbiamo mangiare qualcosa, io e penso tutti noi siamo sfiniti ed affamati, poi decideremo dove andare a riposare.
Per stare più tranquilli decidereremo se fare dei turni di sorveglianza durante la notte ,nel caso ci fosse qualche novità.
Adele, penso che il camper sia troppo piccolo per tutti, potreste anche venire a casa mia, dove c'e molto spazio ed anche una stufa a legna per riscaldare i cibi già pronti nel freezer" cercò di tranquillizzarla Mara, mostrando
una calma che era ben lungi dal provare.

Curioso, all'età di quarant'anni Rachel stava facendo un tentativo di socializzare, non era facile, e certo non era previsto che accadesse in una situazione simile, certamente tutto quello che stava intorno a lei aveva nel contempo perso e ritrovato riferimenti nuovi, un altro punto di vista, come se un'altra se stessa stesse vagando in quei paraggi cercando spiegazioni, prendendo tempo, in una lotta tra razionalità e istintività....

"Adele, qui di letti ce ne sono a sufficienza (rise Greta) lo so che l'ospedale non è il massimo per dormire ma almeno possiamo stare tutti assieme. Io propongo però che qualcuno resti di sentinella, non si sa mai" Guardò il buio che saliva dalle colline, una notte senza luci, voci, senza auto che passassero....meglio stare allerta. "E' stato un giorno faticoso per me, se non vi dispiace per il primo turno di guardia passo! Mi è passata anche la fame" Si scelse un letto, pulito, rifatto e ci si sdraiò sopra, mettendo la borsa sotto la federa e tenendola con una mano. Poi diede un'occhiata a tutti e chiuse gli occhi.

Adele tirò un sospiro di sollievo. L'idea di rimanere sola la terrorizzava. Pensava che conveniva far riprendere al più presto quel bell'uomo malridotto, chissà forse aveva qualche notizia utile alla sorpavvivenza di tutti. Gli si avvicinò e carezzandogli dolcemente la fronte gli chiese nuovamente il nome......l'uomo la fissava con sguardo vuoto, una smorfia del viso denotava il forte dolore che provava.....

Ad occhi chiusi Greta ascoltava le chiacchiere dei suoi compagni, era difficile addormentarsi senza le sue pasticche, si girò dall'altra parte tastando la borsa in cerca della sua bella pistola. Aveva sedici anni quando iniziò a tirare: suo padre avrebbe voluto un figlio maschio, invece....
Era brava, imparava velocemente, voleva che suo padre fosse orgoglioso di lei, così cominciò a partecipare a gare di tiro e a vincere. In una di quelle gare conobbe il suo amore, in una di quelle gare aveva incrociato il suo sguardo di oro vivo e il suo sorriso. Così ad occhio chiusi poteva fingersi una sedicenne dagli occhi limpidi che sorrideva al suo amore e lo scirocco che soffiava sulla sua spalla dalla finestra era il fiato caldo del suo bacio, sulla pelle bagnata dopo la doccia. Chiuse le braccia intorno al suo corpo e le voci degli altri sparirono.

Finalmente lo Zombi si era addormentato e Mara potè concedersi una pausa.
Addentò un panino che John le aveva portato e si sdraiò su un lettino,per riposarsi un po',ma quasi senza accorgesene si addormentò..
CONTINUA ...
 
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SecoB

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sperando ...

sperando di aiutarvi, ho distanziato i vostri interventi con uno spazio; per cortesia potete dare uno sguardo e dirmi se va bene ? buon lavoro :love_4:
 
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