I problemi si risolvono man mano che si incontrano Rosa.
Mia cara Ortensia, il problema vero è che quando si incontrano, spessissimo non si riconoscono.
Appena ti accorgi che un alunno ha un problema ti documenti il più possibile, cerchi di attuare strategie diverse e di migliorare ancora di più il rapporto umano con il ragazzo/a e con la famiglia. Questo è quello che ho fatto. Il mio intervento serviva a sottolineare le difficoltà dall'altra parte della cattedra, non a giudicare. Non mi permetterei mai, anzi sono vicina a Margherita e a te.
Ortensia, quel che hai attuato tu è l'unico approccio possibile ed è anche quello che, di fronte ad un genitore maturo, paga sempre e paga anche molto.
So benissimo che il tuo intervento non era una critica nei miei confronti o una difesa a spada tratta della categoria, e credimi, io so bene quali difficoltà incontriate voi insegnanti che avete voglia e passione nello svolgere il vostro lavoro.
Ho stima e rispetto per chiunque si ponga con grande apertura nei confronti di ciò che non conosce e di chi è davvero capace di mettersi in discussione professionalmente ed è permeabile anche al genitore che porta con sè, anche se non sempre, quella che è la sua conoscenza e la sua esperienza.
Vedi, io stessa ammetto che moltissime madri oggi, sarebbero da fucilare, ma credo anche che un'insegnante sia in grado di discernere quando si ritrovi di fronte una persona che parla, spiega, racconta, che si rende disponibile anche alla critica.
Io sono un'impulsiva e sono una che non molla mai, ma ho sempre detto che sono prontissima ad effettuare qualunque inversione di rotta e qualunque revisione su me stessa.
Credo che questo sia l'unico atteggiamento possibile nella vita ma, soprattutto, nei confronti del ruolo educativo del genitore.
Allora, io mi chiedo, se lo faccio io, se io sono disposta alla critica e all'autocritica che sono il genitore e che di default, a detta della stragrande maggioranza degli insegnanti, poco attendibile e proprietario di una scarsa obiettività, perchè non deve esserlo anche un'insegnante?
E' vero, io sono anche un genitore un po' anomalo, perchè non ho mai avuto nessun problema nel riconoscere quel che sono le mie figlie e non sono certo morbidissima o largamente permissiva in virtù dei problemi che hanno avuto.
Ho sempre detto che le responsabilità esulano dai problemi ed ho sempre cercato di far capire alle mie figlie, che questo concetto è fondamentale in qualunque ambito della vita.
Ora, quando tu insegnante ti ritrovi a confrontarti con un genitore che ti dà anche modo di capire che non è solo chiacchiere e distintivo (per dirla alla De Niro) ma anche fatti, perchè non credergli? Perchè non ammettere di aver sbagliato? Perchè non riconoscere le proprie lacune?
Molto spesso io discuto questo. Discuto l'atteggiamento, la supponenza, il permettere alle proprie frustrazioni e alle proprie incapacità, di avere il sopravvento.
Non è un peccato mortale non sapere o essere frustrati nell'essere incapaci di gestire qualcosa che non si conosce. A mio avviso, invece, è davvero pericoloso e lesivo, arroccarsi sulle proprie posizioni, forti del proprio ruolo.
Tu stessa hai detto che ti sei posta con ben altri presupposti di fronte a qualcosa che non sapevi e che non conoscevi e nell'altro tuo post, hai anche detto che sicuramente non eri l'insegnante giusta per il ragazzino dislessico che seguivi.
Beh, io credo, invece, che l'affetto che gli hai dato e il supporto morale che hai fornito a lui e alla sua famiglia, abbiano fatto di te un'ottima insegnante.
Per quanto riguarda l'avere un'idea chiara delle sofferenze di un dislessico ti racconto un'esperienza e, di rimando, ti chiedo se tu, come genitore, hai per caso una vaga idea dei sacrifici fatti da alcuni insegnanti affinchè passi nelle famiglie (non certo in quelle composte da persone sensibili come la tua) l'idea che essere dislessici è diverso dall'essere stupidi.
Sì che lo so. Davvero. Vedi, cerco sempre di capire cosa viva "l'altra parte". Lo faccio per abitudine, perchè mi apre una serie di letture della realtà tali, da permettermi di uscire dal mio orticello e mettermi in relazione a quelle che sono le problematiche altrui nel momento in cui devono condividere il mio stesso problema.
L'ho sempre fatto con tutte le insegnanti con cui mi sono relazionata e devo dirti che anch'io ho cercato di rassicurare loro e di essere "dalla loro parte" e non solo dalla mia.
La vedo la difficoltà e sento anche il dispiacere che certi insegnanti hanno nei confronti di realtà in cui non riescono ad inserirsi per il bene del bambino, per aiutare la famiglia e per garantirgli un futuro.
Sapessi quante volte sono stata ad ascoltare i loro sfoghi, la loro desolazione, la loro rabbia e la loro impotenza nel raccontarmi dell'impossibilità di aiutare il caso X o il caso Y e questo non l'ho fatto solo per essere umanamente vicina ad una difficoltà della persona che avevo di fronte, ma sicuramente anche per me stessa, considerato che nel momento in cui questa persona mi racconta come vive certe cose, mi consente anche di leggere più chiaramente la realtà e di conoscere un ambito che non mi appartiene, di capirne il funzionamento.
Sono sempre stati momenti molto importanti per me e grazie a questo, ho anche potuto capire quante difficoltà viviate nella vostra quotidianità
Io non ne avevo prima di aver conosciuto una "mamma" che si è sempre rifiutata di portare il figlio dal logopedista o da chiunque altro perchè non voleva far sapere di avere un figlio "stupido".
Sapessi carissima Ortensia, quante ce ne sono di madri così.
Non sai quanto ci discuto io, quanto cerco di spiegare e di dimostrare, ma in certe situazioni, è vero, la chiusura è totale.
Così il ragazzo è cresciuto portandosi dentro un immenso senso di inadeguatezza, sentendosi colpevole, rifiutando lo studio e altre cose che non ti racconto perchè in questo momento mi tremano le mani e sto facendo un casi.no al computer.
Chiara...:love_4:
Uno specialista interpellato per questo specifico caso ci ha detto che purtroppo i problemi del ragazzo si erano ingigantita a causa della mancanza di interventi e che non erano più recuperabili se non in minima parte.
Sai che proprio quando chiudemmo un tratto di terapia logopedica, Maria mi raccontò di un caso analogo, cioè di un ragazzo che era approdato da lei, dopo anni di psicoterapia.
Anni perduti e con dei danni praticamente irreversibili.
Mi disse che stava recuperando qualcosa ma che non sarebbe mai più riuscito a rimettersi totalmente in carreggiata.
Sarebbe un cosa gravissima, da denuncia. Per quanto riguarda l'ipercinesi sono d'accordo con te, ma visto che il forum è pubblico, mi interessava puntualizzare per evitare passasse l'idea della inutilità di un intervento del genere.
Hai ragione, non avevo valutato questo aspetto.
P.S. Ho provato a rispondere come fai tu, cioè riportando il pezzo dell'interlocutore e poi aggiungendo la tua risposta. E' un sistema molto chiaro ma non ci sono riuscita. Come fai? purtroppo io con il computer non sono un drago anzi!
Non è difficile. Quoti interamente il testo e poi selezioni la parte di cui vuoi parlare. Quindi clicchi qui in alto al post che stai scrivendo, sulla nuvoletta et voilà, appaiono tutte le evidenziazioni che servono.
L'importante quando lo fai è che controlli che appaiano tutti i "quote" al posto giusto e non in sovrannumero.
In pratica, in una parte di messaggio che vuoi evidenziare, ci deve essere a inizio periodo, una parentesi quadra aperta con dentro scritto quote e, poi, chiusa la quadra.
A fine periodo che volevi evidenziare, la stessa parentesi quadra aperta, lo slash (quello sopra il 7 nella tastiera) un quote e chiusa la quadra.
E più complicato a scriversi che a farsi, ma se ti eserciti, sono sicura che ci riuscirai!!!
Un bacio anche a te e grazie per tutto. :love_4: