Sono d'accordo con quello che dici di lasciarli andare aiutandoli nel loro percorso di crescita, è solo che lei questo combiamento lo ha avuto dall'oggi al domani, non c'è stato il tempo per abituarsi al cambiamento! T i premetto che la grande, che di anni ne ha 19, frequenta l'Univesità, ha un carattere molto diverso, ed è forse proprio questo che mi ha spiazzata: il trovarmi di botto di fronte ad una figlia che parla poco, le devi tirar fuori le cose con le pinze, ecco, forse debbo ancora maturare io questa sua età. Sarà che io quando avevo i suoi anni non avevo certo possibilità di fare come lei, soldi in casa ce ne erano pochi, 4 figli, spazi ristretti, altro che stanza in cui chiudersi tutto il giorno! Forse un po' è che in questo periodo mi sento un po' giù, e quindi non accetto che lei mi si rivolti sempre contro; se le parlo le dà fastidio ("quante domande, ma che vuoi?"), se non le parlo sono una madre indifferente, mah, dovrò mordermi le mani e cercare un giusto mezzo!
Mikki, io ho avuto un'adolescenza che...lasciamo perdere.
Non ho mai avuto nessuno su cui contare per problemi famigliari seri che erano accaduti in quel periodo e sono cresciuta sola, ho attraversato questo deserto affettivo immersa nel mio dolore e nei miei pensieri.
Noi siamo ancora parte di una generazione che è stata cresciuta velocemente e tendiamo a proteggere i figli oltremodo, talvolta facendo più male che bene.
Ti voglio dire che sono riuscita, finora, a mediare fra il permessivismo assoluto e l'amicizia con i figli che è qualcosa in cui NON credo assolutamente solo pensando e rielaborando la mia esistenza nella maniera e le sedi opportune.
Ho capito molte cose di me e delle mie figlie e ho potuto comprendere meglio quante cose proiettiamo di noi stessi, su loro.
Ho cercato di tenere separato il mondo dal loro solo quel tanto che bastava per non sconfinare continuamente nel loro che è solo LORO e come tale ha diritto di avere rispetto.
Sono una madre imperfetta che commette errori ma una cosa so di averla sempre data ed è la fiducia, non tanto nella libertà di azione quanto nelle loro capacità di comprensione.
Ho lavorato tanto con loro per renderle consapevoli di ciò che sono e soprattutto, di ciò che sentono e che provano.
Ho sempre fatto domande su cosa sentissero o cosa provassero di fronte a certi eventi per aiutarle ad imparare ad ascoltarsi.
Poi ho parlato dei miei stati d'animo e ho condiviso percorsi difficili anche in questo senso.
Tutto ciò ha consentito a queste mie due ragazze, di vedermi come persona e non solo come madre.
Hanno sicuramente interiorizzato che le loro dinamiche, spesso assomigliano alle nostre, solo si esplicitano diversamente.
In pratica ho mostrato loro le mie fragilità ed ho consentito che potessero accettarmi anche criticandomi.
Se io accetto le mie difficoltà, loro saranno più portate ad accettare le loro.
Se io parlo della mia ansia in certi momenti, loro accetteranno come normale la loro in altri.
Se io spiego cosa ho vissuto da ragazza, loro comprendono che i loro problemi sono meno angosciosi perchè le dinamiche si ripetono di generazione in generazione e se spiego che l'adolescenza è un processo di cambiamento davvero importante, delicato e difficile per come si manifesta per ciò che si prova, levo anche altra ansia che si colloca, in loro, nel non riconoscimento di un cambiamento così serio che sta avvenendo.
Tutto questo in un mix di presenza, autorevolezza, regole da rispettare comunque ma senza estrema rigidità.
Se cerchi di "entrare" nello spazio di tua figlia, probabilmente in questo momento non lo accetta.
Allora prova a farla entrare tu nel tuo, rivolgiti a lei, chiedile consigli, parlale dei tuoi stati d'animo, di ciò che senti per la vita, per tuo marito, le tue preoccupazioni come donna e non come madre, delle tue paure adolescenziali, di come le hai superate e magari si può smorzare la conflittualità favorendo la comunicazione e superare questo blocco.