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Ottimismo o pessimismo?

elisa83

Giardinauta
Io sono un'ottimista. Non riesco a distinguere se lo sia per farmi coraggio, visto che fondamentalmente sono un pò insicura, oppure perché sono così proprio di carattere. Di sicuro il mio ottimismo fluttua in base a come mi sveglio la mattina, però di base è un'impostazione con cui cerco di affrontare ogni cosa nella vita, perché mi dà la forza per perseguire gli obbiettivi ed affrontare i problemi, ma allo stesso tempo, a volte, mi espone a delle grandi disillusioni...
 

Olmo60

Guru Master Florello
Ecco, a chi si definisce "realista": cosa vuol dire, secondo voi, essere realisti?
Qui si parla di un atteggiamento mentale, giusto? allora ,per me vuol dire pari pari quello che è scritto nel vocabolario: Valutare una situazione nel concreto. contrappposto al fatalismo, ottimismo, speranza e idealismo.

Quando siamo preoccupati siamo emotivamente paralizzati, ci isoliamo dal resto del mondo e rimaniamo focalizzati esclusivamente sulla situazione che ci preoccupa. Questa diventa il nostro unico e martellante pensiero per intere giornate e ci impedisce di svolgere serenante le nostre attività, ecco perché è fondamentale imparare a smettere di preoccuparsi eccessivamente per qualcosa, prima che questo stato d’animo si trasformi in una vera e propriapatologia (che ci impedisce di affrontare serenamente i problemi: sano realismo) La frase che ho citato (di Aristotele) è la dimostrazione che le preoccupazioni sono del tutto inutili, perché ogni problema o situazione che ci preoccupa ha solo due alternative possibili:

  • C’è una soluzione: se sappiamo che in qualche modo possiamo fare qualcosa per risolvere un problema che ci assilla, perché passare il tempo a tormentarci e ad angosciarci se questa situazione può essere tranquillamente risolta?

  • Non c’è una soluzione: se sappiamo di non poter in alcun modo risolvere un problema, perché, anche in questo caso, sprechiamo il nostro tempo e le nostre energie a preoccuparci sapendo che non possiamo fare nulla?
Riflettici un attimo: in entrambi i casi, a cosa serve preoccuparsi? La risposta è chiara: assolutamente a nulla, la preoccupazione è lo stato d’animo più inutile che possa esserci.
Non è la preoccupazione che ci fa risolvere i problemi, caso mai il contrario, ci impedisce di affrontare la realtà.

Infatti, pre-occuparsi non significa occuparsi prima nel senso di iniziare a darsi da fare.

Significa pensare a ciò di cui ci si occuperà inevitabilmente dopo, senza occuparsi già nel momento in cui ci si preoccupa, dato che in quel momento non si dispone di dati e mezzi fondamentali per potersi davvero occupare
(p.s. per la risposta mi sono fatta aiutare:martello2)
scusa, potresti citare in quale opera Aristotele riporta questo pensiero ( in rosso) così come l'hai scritto? che possa aver scritto "emotivamente" mi suona male, e anche il termine "patologia" nel significato di "malattia" non ricordo si sia formato ai tempi di Aristotele, (pathos ha un'altro significato) ma mi hai suscitato vecchi ricordi, e sicuramente non ricordo bene, solo per una verità di citazione, niente di più. Per il resto, credo che la preoccupazione sia lo stato intermedio tra il problema e la sua soluzione: ci vuole del tempo a risolvere, no? quindi è logico che una persona fino a che non ha risolto abbia la preoccupazione di non farcela: mica siamo tutti Hall 9000...:Saluto:
 
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belvedere

Giardinauta Senior
da un anno a questa parte ho cambiato modo di pensare e vivere.
niente è più vero delle profezie che si autoavverano.
(non pensare all'elefante... non pensare all'elefante... ecc. se in fondo in fondo temiamo una cosa finisce che poniamo le condizioni perchè si avveri!).
c'è una terza via: tra sentirsi in balia degli eventi e sentirsi onnipotenti... essere consapevoli che siamo in gran parte artefici della nostra vita. non completamente. ma parecchio si.
occorre pensare che, là dove non si possono mutare gli eventi, si può modificare il proprio modo di reagire a questi.
io non so se sono ottimista. diciamo che ho smesso di essere pessimista.
sto cercando di imparare a non guardare al di là del mio naso, a concentrarmi sul presente, ad affrontare i problemi quando si verificano e.... soprattutto..... (cosa straordinariamente difficile!) trasformare i problemi in opportunità......
non è una scemata, neanche un delirio!
quando succede qualcosa che ti mina profondamente, se senti che non hai niente da perdere ecc. allora è possibile persino considerare che dal danno possa derivare comunque qualcosa di buono..... o di diverso al solito ecc. ecc.
 
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cleome

Giardinauta Senior
Non siamo computer (per fortuna:love_4:) tutto dipende da quanto il grado (molto soggettivo) di preoccupazioni ci rende più difficile la ricerca della soluzione dei problemi, che inevitalmente si presentano e che dobbiamo per forza affrontare.
 

daria

Master Florello
cauto ottimismo direi
forse pessimista di prima botta perche' sostanzialmente sono una fifona :fifone2: emotiva
poi mi adeguo :eek:k07:
 

Cheguevilla

Giardinauta Senior
Qui si parla di un atteggiamento mentale, giusto? allora ,per me vuol dire pari pari quello che è scritto nel vocabolario: Valutare una situazione nel concreto. contrappposto al fatalismo, ottimismo, speranza e idealismo.
Si, il grosso problema è che la valutazione "concreta" di una situazione spesso è molto soggettiva. Quando anche valuti le condizioni per quello che sono, il tuo giudizio personale condiziona sempre la valutazione. Sono poche le situazioni in cui la valutazione può essere fatta al di là dei giudizi di valore.
 

giulio51

Esperto di Gardenie
Si, il grosso problema è che la valutazione "concreta" di una situazione spesso è molto soggettiva. Quando anche valuti le condizioni per quello che sono, il tuo giudizio personale condiziona sempre la valutazione.

Qualsiasi opinione, valutazione, metodo di affrontare un problema è e sarà sempre influenzato dal nostro carattere, anche se il problema non riguarda noi direttamente, ma ci viene semplicemente chiesto un consiglio. Essere realisti vuol dire poter valutare un qualcosa in modo "asettico""non coinvolto", ma la valutazione sarà sempre assolutamente influenzata dal nostro carattere e modo di pensare.

Sono poche le situazioni in cui la valutazione può essere fatta al di là dei giudizi di valore.

Per me è semplicemente impossibile...
 

Cheguevilla

Giardinauta Senior
Qualsiasi opinione, valutazione, metodo di affrontare un problema è e sarà sempre influenzato dal nostro carattere, anche se il problema non riguarda noi direttamente, ma ci viene semplicemente chiesto un consiglio. Essere realisti vuol dire poter valutare un qualcosa in modo "asettico""non coinvolto", ma la valutazione sarà sempre assolutamente influenzata dal nostro carattere e modo di pensare.



Per me è semplicemente impossibile...
Diciamo che è necessario un duplice sforzo.
Il primo, valutare le cose in maniera il più possibile esterna, è uno sforzo che molti sono in grado di fare.
Accettare il risultato di questa valutazione...
 
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