A parte una sporadica frequentazione con la madre, siamo stati e siamo ancora una coppia completamente sola.
Tutto quello che ora c'è, sebbene sia molto poco e ancora tutto da finire e sistemare lo abbiamo costruito da soli.
Dopo un anno di convivenza, al freddo, a spaccare pietre, a forare il soffitto per creare una scala interna, eravamo felici e quando finalmente abbiamo acceso la calderina, la sera ci siamo fatti una partita a carte, in palio, un bambino.
Gravidanza splendida, travaglio che si avvia da solo, io che gli telefono mentre mi avvio in ospedale alle 6.00 di mattina.
Lui arriva, io avevo chiesto esplicitamente di non voler essere messa sul lettino, sono stata accontentata e presa in giro nello stesso tempo.
Il resto è il ricordo di un treno che mi assaliva, la perdita di controllo del mio parto, il ginecologo che mi premeva la pancia, a causa di un loro errore, a causa della fretta, per una dose di ormone sintetico.
Mio figlio nasce, rimane per 5 ore in culla termica, io sono sotto chock, ho una lacerazione interna di secondo grado.
Quando finalmente riesco a prendere in braccio il mio primo bambino, devo scoprire che il nido ha una politica alquanto strana: avvantaggia l'allattamento artificiale.
Nonostante le proteste, riescono a fargli rifiutare definitivamente il seno.
Minaccio denuncia per danno biologico.
Mio marito in tutto questo rimase muto, non mosse un dito.
L'anno dopo il nido e quella gestione non c'erano più e anche il primario era stato sostituito, magra consolazione, ma meglio di niente.
Quando mio figlio Ruben aveva 9 mesi, volutamente noi cerchiamo il compagno di giochi, che fosse sufficientemente coetaneo del primo.
Al sesto mese della seconda gravidanza cominciano i miei problemi di salute.
Lombosciatalgia, ok normale.
Nono mese, situazione emorroidaria grave, vogliono il cesareo per il timore di una mia lacerazione seria, io rifiuto.
Nono mese, una colica non ben specificata inizata di notte, mi porta a credere di star perdendo la mia bambina, ma la situazione all'ospedale si normalizza.
Alla 42 esima settimana di gestazione si rompono solo le acque anteriori, mentre la testa della mia piccola, blocca quelle posteriori e quindi il travaglio.
Per 72 ore litigo con il personale che vuole fare induzione, io mi rifiuto, dalla mia parte il mio ginecologo e la capo ostetria che in privato mi dice: 'brava, continui così'.
Saltello le scale dell'ospedale insieme al mio primogenito, con la speranza che il travaglio si avvii.
La notte tra il secondo e terzo giorno alle 19.00 i dolori del travaglio cominciano a farsi vivi, io, taccio, non voglio che intervengano.
E taccio fino alle 21.00 quando obiettivamente comincio a dare di matto dal dolore.
Per mia fortuna solo una ostetrica mingherlina in servizio. IL travaglio più doloroso dell'universo, io cambio natura, divento feroce.
Il dolore mi dice di star accovacciata, lo ascolto.
L'ostetrica controlla, mentre io avverto chiaramente la testa e la bimba che stà per venire al mondo, lei mente mi dice che c'era ancora tempo, per tenermi ferma sul lettino.
Dopo varie insistenze al suo rifiuto io la scaravento lontana da me, scendo dal lettino, ci vado quasi sotto.
Alle 23.13 mia figlia viene al mondo e ottiene al primo minuto il massimo punteggio Apgar, io non ho nemmeno un punto di sutura da dare.
Mio marito lì in tutto questo ha saputo solo darmi contro, quando la bimba è nata, ed in quel modo, più rosa e sana di una pesca ha abbassato lo sguardo.
Mi avevano detto che ero una donna senza latte, mia figlia si è attaccata da sola, arrampicandosi e non si è più staccata nemmeno per bere acqua per i successivi 12 mesi.
Il mio primogenito, a 10 giorni dlla nascita di mia figlia, quota 18 mesi, la mattina cominica a vomitare, il pomeggio vomita ancora.
Chiamiamo l'unica possibile spalla, mia suocera che arriva al Gaslini, ove in 4 ore, io vedo mio figlio progressivamente morire davanti ai miei occhi.
Più volte protesto, controllano la febbre, il codice non è rosso.
Mio marito, ancora contro di me: 'Non fare casino! Sanno quel che fanno'.
Con mia figlia in braccio, vedo mio figlio perdere i sensi, sulla schiena di mia suocera, io urlo, lascio la bimba in mano a mio marito e corro a cercaer aiuto.
Quando arriva il medico, la sentenza è di: disidratazione grave.
Il destino infame vuole che, venga ricoverato di urgenza, in malattie infettive, ed io non posso entrare senza rischiare la mia bambina.
Nel frattempo da una settimana dall'1.00 di notte alle 7 di mattina io subisco la stessa colica avuta al nono mese.
Dal Gaslini non fanno sapere, mio marito dorme con mio figlio, con un letto appositamente preparato, nella stessa stanza.
Il 4° giorno non sappiamo ancora nulla e mio marito mi dice: ' che ne dici se me ne vengo a casa a dormire stanotte e ci lascio mia madre?'
Io ancora oggi ho l'anima squarciata per aver abbandonato mio figlio, per non essergli stata accanto. Pur con ottimi motivi, mio figlio a 18 mesi, non poteva capirli, il trauma per lui è stato reale.
Mio figlio esce al sesto giorno con diagnosi di gastroenterite batterica di orgine sconosciuta.
Per i restanti sei mesi, io tutte le notti, stò male. Si aprono per me, le porte dell'inferno.
Tute le notti il seno destro s'indurisce, fà un male cane, poi la colica passa allo stomaco e in men che non si dica sono a 4 zampe a vomitare.
In 4 mesi perdo 23 kg, ed i miei lunghi capelli nella vasca. I medici vogliono che smetta di allattare, mi danno della esaurita e depressa post-partum.
Io sento che la vita mi stà abbandonando, capisco che qualcosa mi stà divorando, chiedo un'ecotomografia, per sei mesi negata!
Di nuovo mio marito non mi ascolta, secondo lui devo smettere di allattare.
Io acconsento, ma solo dopo ecotomografia, mi viene negata.
Dopo sei mesi, e non vi racconto quel che ci stà in mezzo, chiam mia madre e mia suocera, ad occuparsi per un po' dei miei figli, perchè l'attacco è diventato diurno e la notte prima ho fatto un sogno ad occhi aperti.
Vado da sola al P.S. perchè mio marito mi dice: 'io non ci vengo a farmi insultare per colpa tua'.
Ah piccola parentesi, lui in tutte queste notti, dorme, si alza solo per farmi punture di voltaren e se ne torna a letto.
Al p.s. mi dann morfina che non ferma l'attacco e a quel punto il loro sguardo cambia.
Ma mi tengono tutta la notte in corsia e la mattina dopo mi cambiano di reparto dove sono costretta a riraccontare tutto, sintomi eccetera e la stessa domanda: ' stà male solo di notte?? Ha avuto depressioni dopo il parto?'
Io sclero, urlo e minaccio di chiamare la polizia.
Finalmente mi fanno l'eco: calcoli biliari. A quel punto ero un caso da manuale perchè la cistifellea lavora di notte e se è intasata, il dolore compare solo di notte.
Mia figlia di 5 mesi intanto rimaneva 24 H, senza acqua e senz latte.
Mi operano di urgenza e il chirurgo mi dice che se fossero trascorsi solo altri due gg, le pareti si sarebbero aperte ed io sarei andata in seticemia generale.
Ma la mia bambina, non smetto di allattarla nemmeno in ospedale dove riesco ad ottenere una anestesia a rapido dissolvimento e una stanza da sola per poter alimentare mia figlia.
Mio marito chiede scusa, ma di fatto il suo atteggiamento non cambia.
E' tutto finito finalmente, i capelli riscresceranno, io sono salva, ora posso occuparmi di curare le ferite inferte ai miei figli, mio malgrado.
Ed invece no.
Dicembre 2004, mi seglio con la mano destra immobile, rigida, tumefatta e dolorante.
Poi tocca alla sx, poi al piede destro, poi al sinistro, poi tutto il corpo e nel giro di un mese io vengo paralizzata.
Cammino a 4 zampe di nuovo, perchè mia madre non può più supportarmi, mia suocera idem, mio marito lavora, con i mei figli ci sono solo io.
Ingurgito cortisone, nel frattempo cerco di capire.
E via di nuovo per esami, controesami, medici arroganti e sbruffoni.
Bè, la diagnosi è incoraggiante parla di Artrite reumatoide e se non voglio deformarmi alla svelta devo andare di antitumorali e penicillina.
Io prendo tempo, mi piazzo davanti al pc cerco info.
Mio marito? Mio marito comincia la sua predica, che sono una presuntuosa, che non dò mai retta a nessuno che devo ascoltare un medico, primario che mi prescrive 2.000 unità di peniccillina intramuscolo, nel suo studio privato, domiciliare, senza fattura alcuna, dicendo che le tali punture me le fà mio marito.
Se non fosse stato per la farmacista che mi ha avvertito della pericolosità del medicinale, non sarei quì a scrivere.
Stanca, sfinita, sola, a combattere mulini a vento, a guardare i miei figli e non poterli prendere in braccio, con una tosse da trachea che non mi lascia neppure riposare per un mese, di nascosto prendo un paio di antibiotici.
Nel giro di tre gg, non avevo più nulla.
Almeno nei sintomi più gravi, perchè da allora non sono più la stessa persona e i dolori sono ancora tanti.
Ma preferisco morire così, piuttosto che rifinire in mano dei medici, perchè attualmente gli unici esami sballati che sussistono sono i T Helper, a quota 0°, come i malati di AIDS, solo chè io non ce l'ho.
Nulla nel sangue a parer loro, nulla nelle rx per il momento, ma io non posso più nemmeno correre senza pagare caro il giorno dopo.
Mio marito in tutto questo?
Sì mi ha chiesto scusa, vuote parole.
Perchè riesce credetemi a lamentarsi della mia non voglia di intimità con lui, pur consapevole di come procedo ogni giorno della mia vita.
Riesce a condannarmi se acquisto una pianta, ma non aveva remore alcuna a spendere (e noi non ne abbiamo di soldi!) in costosissimi antitumorali e abbattitori del sistema immunitario, perchè i camici bianchi, le autorità non possono aver torto, io sì.