@ciao Scat,
provo a risponderti io che non fumo. Ma che ho avuto mamma e fratello morti per il fumo. Mia mamma fumava 3 pacchetti di nazionali semplici senza filro (col bocchino, però) al giorno. Noi, subito dopo la guerra abbiamo passato qualche anno di gravissime condizioni economiche. Swono quindi certa che mia mamma, ovviamente molto attaccata alla famiglia abbia fatto di tutto (ma niente di scientifico), per smettere, senza riuscirci dato che mantenere il vizio finiva con l'incidere pesantemente sul mènage familiare. Ed è morta continuando a fumare. In ospedale, prossima alla fine per un tumore, d'accordo con l'infermiera, le portavo sigarette, fiammiferi e barattoli vuoti di marmellata nei quali lei soffiava il fumo delle sigarette (le dicevo che GUAI se l'infermiera avesse sentito odore di fumo... Poi quando arrivavo io prendevo i 3 o 4 barattoli col fumo e andavo nei gabinetti a vuotarli. Naturalmente era sola in camera e io l'arieggiavo in continuazione.
Mio fratello - spinto da una moglie iinnamorata e inflessibile dato che sapeva che col fumo lui rischiava la vita - ha sperimentato in Italia e in Svizzera tutti ritrovati scientifici medici farmacologici e psicologici. Dagli aghi nelle orecchie, alle pillole, allo psicologo. Mia cognata gli ha fermamente proibito di fumare in casa e in sua presenza, ha buttato via tutti i portacenere, se gli trovava nelle tasche sigarette accendini, se ho ben capito erano cazziatoni (il loro era un matrimonio splendido ed erano molto legati) ma mio fratello non è riuscito a smettere di fumare.
Secondo me io mi sono beccata ben due casi limite...
Ma ne ho sperimentato uno anche sul lavoro. E questo è un po' complicato da spiegare. Una dirigente con figlio unico un giorno era stata chiamata al telefono con urgenza: il bimbo aveva attraversato all'imporvviso la strada, un camion l'aveva letteralmente schiacciato sull'asfalto. Tre sue colleghe e io (come avrebbe fatto chiunque) ci siamo ripromesse, da quel momento in poi di affiancarla, immaginando che avrebbe avuto dei contraccolpi anche sul lavoro. E infatti è diventata cattiva con le persone che lavoravano per lei. I suoi collaboratori man mano che chiedevano di andarsene dal suo gruppo non venivano sostituiti per non mettere in difficoltà altre persone . Alla fine lavorava con lei, e nel suo ufficio, solo una giovane signora SALUTISTA che si era candidata "sua sponte" perchè anch'essa mossa da compassione per via della disgrazia accaduta. La dirigente fumava una sigaretta via l'altra rendendo il piccolo ufficio un concentrato di fumi. La giovane signora spalancava le finestre anche in pieno inverno
e la loro vita procedeva così, fra colpi di freddo e colpi di.. fumo. La giovane e generosa signora sapeva che, appena lo avesse chiesto, sarebbe stata spostata immediatamente, sui due piedi. La dirigente sapeva che, se se ne fosse andata la giovane signora lei sarebbe rimasta sola a... dirigere sè stessa, con conseguenze aziendali gravi, alle quali non era detto che si potesse mettere rimedio. Bene la bontà della giovane signora non ha avuto cedimenti ma la fumatrice non ha mai diminuito il numero delle sigarette...
Tre casi abbastanza gravi dai quali emergerebbe che la dipendenza da fumo, in qualche caso sia irrimediabile.
E, per quanto mi riguarda, trovo giusto che se ne occupi lo stato, in maniera forse più elastica di quanto fatto adesso, ma certamente in maniera più pesante per i giovanissimi, età nella quale si finisce per contrarre il vizio.
Ma capisco che non sia un problema facile, dato che proprio sui giovanissimi il proibizionismo aumenterebbe l'appetibilità della trasgressione.
PS - i miei figli non fumano, ma uno dei miei nipoti si. Dannazione.