Sono nata nel '48, subito dopo la fine della guerra, al momento non mi rendevo conto, ma quando ho cominciato a capire e a farmi delle domande, ho cercato delle risposte, ma in casa mia era difficle trovarle
ricordo una frase che ripeteva mio nonno: "Taci che anche i muri hanno orecchie"
io non ne capivo l'importanza e la drammaticità, e continuavo a chiedere
andavo a scuola dalle suore e, le suore mi insegnavano che noi erravamo i prediletti dal Signore, mentre gli ebrei erano cattivi perchè avevano ucciso Gesù (ed io piccina pensavo alla cattiveria di uccidere Gesù bambino, l'unico che io conoscevo, che poi era quel buon bambino che quando arrivava mi portava i calzettoni di lana, per Natale), andavo a Messa, ma non ne capivo gran chè ....
e tutti gli altri, soprattutto gli africani, erano destinati al Limbo, in caso di morte, perchè non erano stati battezzati
io, nipote di una suora e figlia di una famiglia cattolica, facevo delle domande imbarazznti, tanti che mia madre fu chiamata più volte dalla superiora
una delle mie richieste era: ma i bambini africani non hanno un LORO Dio, una divinità in cui credono ??
come facciamo a capire che la nostra Divinità è giusta e la loro sbagliata, forse anche loro diranno lo stesso di noi
visto che a casa, a scuola non ricevevo risposte soddisfacenti, una volta ne parlai con una cugina di mio padre, la zia Ada, una single si direbbe ore, una zitella allora, con una madre ingombrante anche se era più piccina dell'ex re, anche lei molto cattolica, con lei mi confidai e le feci tutte quelle domande a cui nessuno aveva mai voluto rispondere
sono cresciuta vedendo films western o storici, dove un giovane ragazzo (Maciste, Ursus o chi altro) riusciva a debellare il cattivo o i cattivi e non capivo come mai gi Ebrei si erano lasciati morire senza reagire, senza fare nulla
questo non capivo
Lei cercò di spiegarmi, di farmi capire
a Venezia c'è il Ghetto più antico d'Italia, ed un giorno mi ha portato a visitarlo, mi ha fatto vedere le Sinagoghe e mi ha parlato del Popolo Ebraico
mi ha spiegato la fiducia che avevano queste persone, perchè erano persone che nel nostro mondo lavoravano, avevano combattuto fianco a fianco con noi nella prima guerra mondiale, avevano condiviso con noi gioie e dolori, erano noi, tra noi e loro non c'è nessuna differenza
il loro problema è stato appunto il fidarsi nel genere umano, pensare che nessuno avrebbe mai potuto fare nulla di così terribile, nulla di così tragico
non sapevano, non credevano che l'UOMO avrebbe mai potuto arrivare a tanto
Mia zia Ada morì ed alla sua morte, mi fu chiesto dai parenti a fare pulizia della sua casa, a gettare quello che non sarebbe servito a nessuno e a fare un inventario delle cose da dividere, tra le sue carte trovai alcune onorificenze a suo padre ed una procura speciale a nome di mia zia, la portai a casa e con Roberto la lessi e scoprii, chi era veramente zia Ada
lei aveva lavorato fin da giovane come contabile in una delle più belle vetrerie di Venezia ed aveva smesso, solo perchè si era fratturata un piede, ma era rimasta al suo posto di lavoro per la bellezza di 48 anni
dalla lettura capimmo questo:
nel '39, la famiglia proprietaria della vetreria le propose di affidarle la gestione della vetreria, da qui la procura speciale, loro si sarebbero ritirati in un paese più ospitale, nel frattempo Lei avrebbe potuto gestire come meglio credeva la vetreria, aveva carta bianca, alla fine della guerra, loro sarebbero ritornati e lei avrebbe dovuto restituire la vetreria
Lei, una grande Donna accettò senza dire nulla a nessuno di tutto questo, nemmeno mio padre lo sapeva, e guai a lei se lo avesse saputo sua madre ed alla fine della guerra restituì la vetreria ai legittimi proprietari
questi sono gli insegnamenti che ho ricevuto, non dalla mia famiglia, ma da una grande Donna, mia zia Ada