condivido con margot che la morte è forse l'unica cosa assolutamente democratica. 'a livella, insomma. per chi muore. solo per loro.
è chi resta che questo assoluto livellamento non lo vede. la morte del personaggio più o meno celebre perchè passato in tv, o perchè capo di stato, o perchè premio nobel ok, farà anche notizia, ma è veramente solo una notizia di cronaca. non provo dolore per queste persone, non le conosco, non mi mancheranno, non urlerò piangendo nel cuscino senza riuscire a fermarmi. se mai, il mio pensiero va a chi hanno lasciato, che ora sta soffrendo, come a me recentemente è capitato tante, troppe volte. il dolore è privato, è solo nostro, e sempre crediamo che come noi lo proviamo non lo provi nessun altro. forse è presunzione. ma forse no. perchè il dolore è dato dalla mancanza, dalla perdita di qualcuno che hai amato, con cui hai diviso vita, gioie, dolori, sogni, con cui hai avuto un rapporto. e ogni rapporto è diverso da qualsiasi altro, quindi perchè anche non il dolore?
se muore un bimbo, o una persona giovane, sì, posso anche pensare che avrebbe potuto volare e invece una sforbiciata alle ali lo/la ha stroncato, e si è perso un mucchio di cose. ma può anche essere vecchio e decrepito un genitore, un amico, un animale cui siamo legati, che il dolore è gigantesco, ci travolge, ci annienta, ci distrugge. insomma, non vedo l'età come una discriminante alla quantità del dolore, vedo sempre il rapporto che c'era prima di questa maledetta morte. morte che non riesco ad accettare. razionalmente so che è nelle cose. poi a farci i conti nel reale mi accorgo che la razionalità è solo un bla bla bla. resta il dolore. che a volte è più grande di tutto il resto.