Mi trovo perfettamente d'accordo con Kiwoncello e Pluteus.
Ho il sospetto terribile che il terreno perduto dall'agricoltura sia andato a finire sotto metri di cemento e che questo dato non sia proprio un indice di buona e sana economia e qualità migliore della vita.
Non ho statistiche sottomano, alle quali comunque si può credere oppure no, perché diffido ormai anche di quelle (spesso il rilevatore ha già in mente il risultato finale), ma ho la netta sensazione (scusate se mi fido di più di questa) che in Italia si consumi sempre di più cibo non italiano.
Questa sensazione è suffragata, nel mio singolo caso dalle difficoltà insormontabili nel reperirlo, visto che a me interessa.
Ecco, la maggior parte delle volte sono costretta ad accontentarmi di cose di cui non conosco l'origine perché il venditore non può o non vuole dichiararla; e cerco di non forzare nemmeno troppo la mano di chi non vuole fare questa rivelazione, perché non voglio spingere i venditori timidi alla menzogna.
Faccio un esempio: da anni cerco la farina italiana, fatta cioé, macinando grano italiano (non macinando in Italia grano americano) ma è impossibile da trovare, sembra quasi che nessuno attorno a me produca grano.
Siccome nessun venditore (di semilavorati e lavorati come pane, pasta, dolci, ecc.) è in grado di garantire con certezza la provenienza italiana della propria farina e visto che essa sta alla base della mia dieta, cosa devo pensare?