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Le Araceae tropicali

Goyaalé

Giardinauta
Apro questa discussione per parlare delle piante che, fra quelle di appartamento, più mi affascinano.
Si tratta delle Araceae, famiglia che comprende molte specie che per la maggior parte vivono in zone tropicali. Alcune di queste piante tropicali sono comunissime nelle nostre case.

In questo topic vorrei quindi parlarvi delle piante che coltivo, delle tecniche di coltivazione che utilizzo e confrontarmi con altri utenti appassionati di tali piante.
Non avendo trovato nessuna discussione recente su questo argomento mi sono permesso di aprirne una io.

Queste piante mi piacciono così tanto per una serie di motivi: in primis per l'estetica perchè nonostante fogliame e portamento differiscano molto da specie a specie hanno in comune foglie molto belle, spesso screziate, e dall'aspetto decisamente tropicale.
Inoltre sono di coltivazione generalmente(a parte alcune eccezioni) semplice e soprattutto sono di facile moltiplicazione, il che le rende molto adatte a scambi di talee.
Sono anche perfette per essere coltivate in idrocoltura, il che può essere una grande comodità.
Presentano infine altre caratteristiche affascinanti, come ad esempio la particolarità di alcune specie di cambiare totalmente aspetto quando raggiungono l'età adulta.

Dopo questa introduzione per stasera chiudo, da domani inizierò a scrivere dei post in cui parlerò delle mie piante nel dettaglio, spero che interveniate in tanti per parlarmi delle vostre Araceae.
 
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Goyaalé

Giardinauta
La prima pianta di cui parlerò nel dettaglio è l'Epipremnum aureum, cioè il comunissimo Pothos che tutti conosciamo bene.

Non mi dilungo sulle norme di coltivazione in quanto è una pianta praticamente indistruttibile.
Basta evitare i ristagni idrici e prospererà, o almeno sopravviverà, praticamente con ogni terriccio e in posizioni più o meno luminose. Più luce prende più le foglie saranno screziate. Io la concimo una volta al mese in inverno e una ogni 15 giorni in estate con un concime liquido molto diluito nell'acqua delle innafiature.
Può essere coltivata come ricadente oppure fatta arrampicare su un tutore, in questo caso produrrà foglie via via più grandi e di forma diversa.
La moltiplicazione è facilissima, basta tagliare una porzione di liana con un paio di nodi e metterla in acqua. Dopo pochi giorni inizieranno a spuntare le radici. Quando le radici avranno una certa lunghezza si potrà mettere le talea in terra. Tale operazione è meglio effettuarla in primavera e in estate in quanto la pianta ha una ripresa più veloce. Può anche tranquillamente essere lasciata in acqua, io ho talee in acqua da almeno un anno e stanno benissimo, anche se producono foglie più piccole di quelle in terra. Io uso queste talee, messe in comunissimi barattoli di marmellata pieni di acqua, per ornare con liane di Pothos zone della casa in cui una pianta sarebbe scomoda da coltivare in terra, ad esempio mensole molto alte. Infatti basta aggiungere acqua quando il barattolo inizia ad essere a secco (circa una volta al mese i miei) e la pianta non richiede altre cure. Esistono varie varietà però io coltivo solo la forma più comune conosciuta come Golden Pothos.

Fin qui sono cose che più o meno sappiamo tutti. Quello che molti non sanno è che la pianta che coltiviamo in casa è solo la forma giovanile dell'Epipremnum. Infatti nelle zone tropicali questa pianta cresce arrampicandosi sugli alberi come l'edera nostrana e appena trova un appiglio inizia a cambiare la forma delle foglie, che diventano sempre più grandi fino a diventare enormi e fessurate come quelle delle Monstere. La pianta tende ad avvilluppare completamente il suo albero ospite e ciò può portare all'abbattimento dell'albero che non riesce a sostenerne il peso.
Inoltre questa pianta è un vero flagello, ha letteralmente invaso chilometri e chilometri di foreste e in molte zone è classificata come specie invasiva.
Ecco alcune foto recuperate sul web.

d851be.jpg download (1).jpg Epipremnum_aureum_in_Udawattakele.jpg



Alcune sere fa stavo guardando un film, l'ultimo uscito della serie "Pirati dei caraibi".
Ebbene nelle scene ambientate in una foresta di un'isola esotica si vede il nostro Jack Sparrow avanzare in una foresta in cui la specie prevalente è proprio lui, L'epipremnum. Quelle scene sono state girate alle Hawaii e ben mostrano come questa pianta sia invasiva.
Cattura.JPG

Scommetto che dopo queste foto guarderete con occhi diversi la piantina all'apparenza innocua sulla vostra mensola. :)

Qui finiscono le mie conoscenze su queste piante, se avete dei bei pothos condividete pure le foto e magari se qualcuno coltiva varietà diverse ne parli se ne ha piacere!
 
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*GIONNI*

Maestro Giardinauta
La Monstera deliciosa:
É un'aracea rampicante che raggiunge i 30m arrampicandosi sugli alberi, é originaria dell'America centrale, dal Messico al canale di panama ma é diffusa particolarmente in Belize, Guatemala, Honduras, Salvador, e negli stati messicani di chiapas, campeche, quintana roo, Yucatàn e tabasco. É piuttosto facile da coltivare basta ricordarsi che non sopporta la luce diretta dei raggi solari, nonostante questo ha bisogno di molta luce, sarebbe meglio portarla all'esterno d'estate, all'ombra di un'altra pianta. La sua temperatura ideale, essendo una pianta da appartamento, è di circa 20 °C. Resiste anche a temperature più basse ma non sotto i 12 °C. Si riproduce facilmente per talea, preferibilmente immergendo lo stelo con poche foglie in un contenitore pieno d'acqua.
Deve potersi arrampicare su dei tutori. Produce delle radi aeree lunghissime che crescono finché non raggiungono del terreno. É molto sensibile alle concimazioni quindi non bisogna concimarla troppo spesso (formereste foglie troppo grandi), io la concimò due volte l'anno. Vuole terriccio molto drenante, teme i ristagni. Il nome Monstera deriva dal latino mostifer, pianta che genera mostri, per via della forma delle foglie di tutte le piante appartenenti al genere. Produce dei frutti commestibili, molto apprezzati, a pannocchia, difficilmente in casa fruttifica.
image.jpg
monstera albo-variegata: image.jpg
Fiori: image.jpg
Frutti: image.jpg
Una delle mie: image.jpg
 

Goyaalé

Giardinauta
Molto bella la tua Monstera gionni.

Io la mia prima e per adesso unica monstera ce l'ho da giugno.
Avevo trovato un vaso vicino ad un cassonetto, avevo strappato uno dei pochi rami che c'erano e l'avevo messo in acqua senza nemmeno sapere che pianta fosse.
Si presentava così: 20130528_191702.jpg

Ora è così.
20131030_004302.jpg

Ho il dubbio se lasciarla libera o se provare a sostenerla in qualche modo, che non sia il tutore di sfagno che trovo molto brutto.
Tu cosa consigli per sostenerla?
 

*GIONNI*

Maestro Giardinauta
É monstera al 100%, ora la riconosco, é nella stessa fase di una mia piccola:
image.jpg
il tutore migliore sarebbe quello con lo sfagno, visto che si deve attaccare con le radici, ma puoi sempre prendere una canna di bambù, legarci la monstera e legarla mentre cresce a ogni nodo
 

*GIONNI*

Maestro Giardinauta
tu sei a Roma, fascia climatica D, io sono a E é c'é una bella differenza, se é per questo in Sicilia cresce fino a 10m (l'ho detto, la temperatura non deve andare sotto i 10/12)
 

Goyaalé

Giardinauta
Per alcune piante tropicali che conosco vale questo discorso: se la temperatura scende di molto, anche vicino allo zero, diciamo sui 3-4 gradi la pianta può morire, essere seriamente danneggiata o sopravvivere quasi senza danni.
Ciò che determina la sopravvivenza o la morte è il suo stato di salute nel momento in cui riceve il forte stress del freddo.
Mi spiego meglio: se una pianta tropicale vive in una zona calda, nel mio caso alcune località riparate della riviera ligure nelle quali c'è un microclima favorevole con giornate decisamente miti e temperature massime alte, la pianta è abbastanza in forze, quasi come d'estate. Di conseguenza uno stress improvviso è sopportato bene.
Se invece la pianta si trova in una zona fredda pur sopravvivendo è indebolita. Quindi un ulteriore abbassamento delle temperature può essere fatale.
Cioè ovviamente non toglie che temperature sotto lo zero provocano la morte della stragrande maggioranza delle piante tropicali, che siano deboli o in forze( potrebbero salvarsi esemplari molto grandi, pur rimanendo seriamente danneggiati) e inoltre che esistono piante tropicali che proprio non sopportano basse temperature.
 
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*GIONNI*

Maestro Giardinauta
Beh potranno certo sopravvivere ma non fará certo bene a un'aracea centroamericana raggiungere i 3 C° (Nel loro paese d'origine sono 25 C° costanti)
 

Goyaalé

Giardinauta
Infatti io ho visto pochissime monstere all'aperto anche nelle zone più calde della riviera, e quelle poche che ho visto erano malconce.
L'unico caso che ricordi è quello di un utente che aveva postato un foto della sua monstera enorme, in salute e in piena terra nella riviera di levante.
Penso che sia dovuto ad un microclima decisamente favorevole, diciamo una vera e propria rarità. Nella stragrande maggioranza una monstera lasciata fuori soffrirà molto per poi morire non appena verrà una notte davvero fredda.
 

Stefano De C.

Florello Senior
Per alcune piante tropicali che conosco vale questo discorso: se la temperatura scende di molto, anche vicino allo zero, diciamo sui 3-4 gradi la pianta può morire, essere seriamente danneggiata o sopravvivere quasi senza danni.
Ciò che determina la sopravvivenza o la morte è il suo stato di salute nel momento in cui riceve il forte stress del freddo.
Mi spiego meglio: se una pianta tropicale vive in una zona calda, nel mio caso alcune località riparate della riviera ligure nelle quali c'è un microclima favorevole con giornate decisamente miti e temperature massime alte, la pianta è abbastanza in forze, quasi come d'estate. Di conseguenza uno stress improvviso è sopportato bene.
Se invece la pianta si trova in una zona fredda pur sopravvivendo è indebolita. Quindi un ulteriore abbassamento delle temperature può essere fatale.
Cioè ovviamente non toglie che temperature sotto lo zero provocano la morte della stragrande maggioranza delle piante tropicali, che siano deboli o in forze( potrebbero salvarsi esemplari molto grandi, pur rimanendo seriamente danneggiati) e inoltre che esistono piante tropicali che proprio non sopportano basse temperature.

Dipende però, ci sono alcune piante tropicali (e subtropicali) che vivono in una zona dove in inverno può fare freddo e talvolta addirittura nevicare, come epr esempio quelle provenienti dal Brasile meridionale o dall'Argentina settentrionale, e quindi riescono a sopravvivere anche a climi come quello del Centrosud dove gli inverni non sono troppo freddi, per fare degli esempi: Jacaranda mimosifolia, Eritthryna crista-galli, brugmansia, la notissima bouganvillea ecc.
In genere, piante tropicali che si adattano ai nostri climi, provengono dalle fasce tropicali e subtropicali delle Americhe, dell Asia sudorientale e dell'Australia centrale.
Mi scuso se ti ho mandato un po' OT il 3d
 

*GIONNI*

Maestro Giardinauta
Philodendron mexicanum: una delle mie piante preferite ma introvabile (penso che me ne prenderó direttamente una talea in Messico questo natale)

Il nome del genere deriva dal greco "φίλο" (philo), amore, e da "δενδρον" (dendron), albero. Questa etimologia spiega la sua propensione, in natura, a crescere avvinghiandosi agli alberi vicini grazie all'uso delle proprie radici aeree.

É una pianta appartenente alla famiglia Araceae, diffusa in America centrale.
Descritto nel 1878 dal botanico Heinrich Gustav Adolf Engler (1844-1930), il Philodendron mexicanum è un rampicante originario delle foreste pluviali umide del Messico.
Raggiunge i 25m arrampicandosi su altri alberi.
Ha foglie semi-lucide triangolari, a forma di freccia, con lobi basali diseguali, coriacee, di colore dal magenta al marrone sulla lamina inferiore.
Produce un'infiorescenza composta da una piccola spata verde che sembra essere coperta da cappuccio con la parte interna color rubino. La produzione di una infiorescenza si verifica nella stagione delle piogge a metà di quella asciutta, da inizio da febbraio a maggio. In coltivazione, il Philodendron mexicanum è stato osservato produrre una infiorescenza due volte l'anno.
Il Philodendron mexicanum è nativo della regione del Chiapas in Messico, ed è presente in molti stati dell'America centro-meridionale tra cui Guatemala, Belize, Honduras, Panama, Costa Rica, Colombia ed Ecuador.
Si può trovare dal livello del mare a un'altitudine massima di circa 1900 m/slm, nella foresta pluviale e in habitat secco, in particolare nella parte centro-occidentale del Messico.
Questa pianta deve vivere in terreno sciolto e ben drenante, è consigliato aggiungere torba e perlite ™, non sopporta i ristagni d'acqua. È consigliato anche aggiungere una porzione di corteccia per orchidee per dare alle radici qualcosa su cui attaccarsi e per il drenaggio supplementare. La specie è facile da coltivare.
(Ho fatto un parziale copia e incolla dalla pagina di wikipedia, ma tanto l'ho scritta io quindi é sempre roba scritta da me :D)

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*GIONNI*

Maestro Giardinauta
Altra pianta molto comune nelle nostre case é l'Anthurium andreanum:

È una pianta epifita a portamento cespuglioso, presenta foglie cuoriformi verde scuro grandi fino a 50cm, un fusto pieghevole dotato di radici aeree, l'infiorescenza è a forma di portacandela, in cui lo spadice giallo rappresenterebbe la candela, il colore può essere molto vario (rosso, rosa, bianco e perfino nero, che in realtà è un viola molto scuro), le radici si espandono ampiamente.
È originario della foresta pluviale dell'America Centrale e Meridionale; è molto diffusa in Colombia.
È tossico e causa irritazione alle mucose orali con bruciore intenso alle labbra, lingua, salivazione eccessiva, difficoltà nella deglutizione e vomito se ingerita.
Ha la proprietá di rimuovere formaldeide, xylene, ammoniaca e toluene dall'aria e per questo ultimamente é studiato dalla NASA.

Vuole annaffiature abbondanti in estate e regolari in inverno, facendo attenzione ad evitare che l’acqua ristagni in fondo al vaso. Il terreno non dovrebbe mai asciugare del tutto. L’umidità dovrebbe essere incrementata con ogni mezzo. Le piante a foglia liscia possono essere nebulizzate e lavate frequentemente, a differenza di quelle a foglia vellutata che rischiano di macchiarsi con il calcare e di sviluppare malattie fungine se la goccia d’acqua dovesse ristagnare a lungo sull’epidermide. In tutti i casi potrà essere utile porre i vasi su terrine riempite di ghiaino e acqua (avendo cura che questa non raggiunga la base del vaso) che, evaporando, mantiene elevata l’umidità atmosferica.
Il substrato deve essere molto poroso, composto da torba e terra di foglie (in parti uguali) con aggiunta di sfagno tritato, sabbia o perlite.
Da maggio a ottobre bisognerebbe distribuire fertilizzante liquido ogni due settimane. Le piante devono essere rinvasate ogni due-tre anni, facendo attenzione a non coprire di terra gli steli. Poiché sul fusto si formano frequentemente radici aeree, è consigliabile avvolgere la base di questo con dello sfagno da tenere umido (evitando di pressarlo troppo per evitare marciumi radicali), per permettere alle radici aeree di assorbirne l’umidità. Per evitare ristagni di acqua sul fondo del vaso, questo dovrebbe essere riempito per un terzo di materiale di drenaggio come argilla espansa.

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*GIONNI*

Maestro Giardinauta
Agatha, ho aggiunto indicazioni sulla coltivazione.

Stefano, non mi sembra cosí difficile da coltivare, ne ho uno da 6 anni e guarda come é diventato, non sembra per niente sofferente image.jpg
Ora é un po' caduto, ogni tanto si piega sotto il suo peso, é alto 1m e 10cm
 
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Goyaalé

Giardinauta
I segreti per molte di queste piante son tre fondamentalmente: tanta luce indiretta, innafiature corrette e il giusto substrato.

Per quando riguarda la luce tenete conto che sono piante tropicali, e ai tropici il sole picchia bello a picco per un numero di ore elevato e costante durante l'anno. Anche se molte sono piante di sottobosco capite che c'è una bella differenza con il ridotto fotoperiodo delle nostre latitudini in inverno.

Anche il substrato è fondamentale ed è correlato con le innafiature.
La maggior parte di queste piante adorano letteralmente l'acqua, nei loro paesi d'origine alcune (ad esempio lo Spathiphyllum )addirittura vivono parzialmente sommerse o con le radici a mollo per alcuni mesi dell'anno. Tuttavia se messe in un substrato convenzionale bisogna andarci molto cauti con le innafiature in quanto i ristagni in vaso sono mal sopportati e le radici potrebbero marcire.
Io attualmente utilizzo questo substrato, anche se sto facendo varie prove: all'incirca 60 % terriccio per piante d'appartamento di qualità (son miscele che comprendono terriccio di foglie e torbe varie). La porzione restante è un mix di agriperlite e bark per orchidee a pezzatura varia. In alcuni siti suggeriscono di aggiungere pure un po' di carbone di legna ma non ho mai provato.
Sul fondo pongo uno strato di materiali drenanti, io uso cocci di vasi rotti disinfettati mediante bollitura per evitare di portarmi in casa ospiti indesiderati.
Mi trovo abbastanza bene con questo mix, che essendo molto poroso e soffice permette un buon drenaggio e una buona ossigenazione delle radici. Gli unici inconvenienti che ho riscontrato sono dovuti alla componente torbosa del terreno che una volta che asciuga ( capita in inverno quando le innafiauture sono meno frequenti e abbondanti) è difficile da reidratare.
 
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