Allora...forse è meglio dipanare il discorso che s'è fatto ingarbugliato.Come dice giustamente Miciajulie,abbiamo infilato troppa carne al fuoco,e mi sa che s'è fatta un po' di confusione,a cominciare da me.
Ho riletto gli interventi e allora...
Si, Pin, ok, da medico ti dico che non credo ai miracoli.O meglio , penso che i miracoli possano avvenire, ma sono sporadici, somministrati con il contagocce anche dallo stesso Padreterno,per ragioni Sue che non indago:anche tu,credente e praticante come me lo avrai visto e constatato.
Ovviamente non inizio un discorso sui miracoli senno' qui chissà dove andiamo a finire...
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...meglio di no,almeno al momento
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Ragionevolmente, lo sanno anche i neonati o quasi , che l'effetto di una cura scoperta da poco che potrebbe risolvere una malattia divenuta incurabile è ben diverso in una situazione appena manifestatasi o presa in tempo rispetto ad una situazione ormai estrema.
In caso di situazione estrema, ragionevolmente il farmaco miracoloso in questione potrebbe fare molto molto di meno o addirittura quasi nulla .Su questo ti do ragione e siamo d'accordo.
POI, ovviamente, c'è sempre l'imponderabile ,e il campo va oltre la normale realtà, si entra nel gioco delle causalità fino ad arrivare a giocare su piani superiori.
Io,pero',non facevo un discorso mirato, ne scrivo in modo...premeditato,per così dire
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, francamente seguivo un altro genere di discorso, ed evidentemente c'erano troppi temi in trattazione e mi sono persa.
A volte, presa dal discorso, o perchè vado di corsa, mi capita
L'omeopatia...per mia esperienza, come tutte le cose, non tutte le terapie vanno bene per tutti, e nemmeno, a parità di terapia le stesse dosi vanno bene per tutti.
Occorre sempre studiare la fisiologia e la costituzione di una determinata persona e poi dare la terapi mirata, per avere il più possibile massima efficacia e minimi danni.
E' vero,le terapie complementari riducono di molto la gamma degli effetti collaterali,ma se serve l'antibiotico io prescrivo l'antibiotico.
Sono contro gli integralismi, sia in un senso che nell'altro, per onestà professionale, per raziocinio , e anche per carattere mio.
Io bado al benessere della persona che mi si affida ,ne sento la responsabilità e con responsabilità e coscienza agisco, o ,almeno, cerco di farlo il più possibile (il momento del cogl..purtroppo capita a tutti) .
Ho studiato e appreso le medicine complementari proprio per avere più strumenti in mano per operare , e mi piace il modo che queste medicine hanno di gestire il rapporto medico-paziente ,un modo fatto di ascolto ed attenzione alla persona.Rapporto che dovrebbe essere conservato e rispettato pure nella medicina ufficiale , ma sembra che sia passato di moda e considerato quasi un'inutile perdita di tempo.
Circa la fisica quantistica, nemmeno io sono un fisico.Questa ipotesi di funzionamento dei farmaci omeopatici l'ho sentita una prima volta ad un congresso sulla materia, lì hanno spiegato e successivamente, a casa ho approfondito, tutto qui.
Personalmente sono dell'avviso, sperimentato di persona, che i concetti possono essere compresi da tutti, purchè spiegati nel giusto linguaggio e nel giusto modo, considerando la formazione e l'esperienza di ciascuno.
Anni fa ho fatto l'insegnante aggiunta in una scuola elementare privata, ho tenuto un corso sul corpo umano, e vi posso assicurare che ho insegnato a bambine di dieci anni cose che si studiano all'Università, nel giusto modo, rendendole alla loro portata.
Vi posso dire che, non solo le bimbe erano interessatissime, ma hanno capito tutto e facevano domande che non avrebbero di sicuro sfigurato in un'aula universitaria, credetemi.
La mia posizione sull'argomento principale l'ho abbondantemente spiegata in precedenza, e credo e comprendo che, comunque,l'esperienza del dolore e della malattia sia una delle più difficili e complesse sia per chi lo soffre che per chi è intorno a lui a condividere la sua sofferenza.
Non è affatto facile dare un senso a questa cosa, la si sente come una profonda ingiustizia, è difficile dare al dolore il significato di una lezione di vita,o di mezzo per elevarsi interiormente.
Non è sempre vero che la sofferenza, sia fisica che morale, è una via per il raggiungimento della saggezza, dipende dall'individuo, da quello che che sente , che pensa, da come ha vissuto, da cosa ha imparato, da quello che ha sperimentato nel corso della sua esistenza.A volte la sofferenza perfeziona, a volte percuote l'anima, l' indurisce e fa male due volte.
Il dolore fisico è previsto dall'organismo come una risposta difensiva,per segnalare un pericolo affichè si possa porre riparo, ma a volte, il dolore è un sintomo alla fine ingiustificato, specialmente quando siamo ad un punto in cui più nulla si puo' fare, che sconvolge la toglie lucidità e pace,e nient'altro .
Le terapie palliative, ho detto altrove, sono uno strumento per superare o alleviare questa fase, purtropo non sempre funzionano a dovere e ,comunque cio' non toglie che il dolore e la sofferenza siano dolore e sofferenza.
Io comprendo e rispetto profondamente chi sente il dolore e la malattia appunto come ingiustizia, sente ribellione, sente dolore e basta, non l' accetta, e io stessa, forse, magari, messa alla prova, un domani potrei mutare opinione e decidere di porre da sola fine ai miei giorni, indipendentemente dal diverso Volere.
Non lo posso sapere cio' che accadrà, e pur avendo una mia precisa linea di pensiero, rispetto profondamente, con comprensione e affetto che è di diverso parere e di diverso sentire.
Comprendo anche chi è attorno a colui che soffre, ha dentro dolore, un senso di impotenza, perchè non puo' fare nulla per aiutare ,almeno per alleviare.Si è in presenza di un ineluttabile che pesa come un macigno nella coscienza e nell'anima.
E' una cosa che porta sconforto,smarrimento, dolore.
Ho detto che la penso,in liena di principio come Mary ,e lo confermo, ma, d'altro canto, mi calo nel punto di vista del mio prossimo, mi avvicino in punta di piedi al suo modo di vivere e di vedere le cose, e cerco di comprendere.
Sono argomenti delicatissimi,che coinvolgono la sfera più intima e profonda della persona e vanno trattati con attenzione
E a questo punto mi riaggancio al discorso di Bill:è vero, pur sapendo che una malattia da' poco spazio ad una cura, o meglio, è incurabile e non da' scampo è normale che ci si aggrappi a tutto,lo farei sicuramente pure io.
Non è rendersi ridicoli,è giusto istinto di conservazione che abbiamo tutti.
Mi fai venire in mente una poesia di LaFontaine,che dice più o meno così:un vecchio faticava nei campi, sollevava a fatica il carico di legna,si lamentava sempre "o morte quando vieni?O Morte ,non ce la faccio più" ecc.ecc..un giorno la Morte gli si para davanti e gli dice "Ho sentito che mi chiamavi,cosa vuoi?" il vecchio,spaventato le dice" Ti ho chiamato perchè tu mi aiutassi a solelvare queste fascine di legna "
Sicuramente, come dici tu, le Case farmaceutiche spaculano tanto, troppo, sulla salute della collettività, ahimè...con buona pace del sistema sanitario nazionale e di noi contribuenti.
Scusate l'evidente prolissità del mio intervento, ma ho risposto a quattro posizioni in una sola volta.Spero di essere stata chiara e di non essermi incartata ancora una volta
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