Ma allora aveva ragione qualcuno, non ricordo bene chi fosse, a dire che gli altri fanno del male, la colpa è proprio degli stessi che lo subiscono, considerato che lasciano aperte troppe porte a tutti.
O no?
Ciao Rò,
io sono una di quei qualcuno. Ma non è che creda che la colpa sia dei "buoni"; che ci sia un concorso di colpa, questo sì...
Provo a spiegarmi meglio, anche se personalmente trovo molto difficile intervenire in questi argomenti, perchè la tendenza è quella di essere molto generici - e quindi finirei per dire grandissime banalità - o cercare di andare nello specifico, finendo magari per mancare l'oggetto del discorso.
Eventualmente correggimi, ti prego.
Io credo che molte volte alcuni atteggiamenti si subiscano per amore di qualcos'altro: la pace in famiglia, che so, o la paura di eventuali ritorsioni, ... qualunque cosa.
Ovviamente è capitato anche a me di subire situazioni sgradevoli, ma ogni volta che non ho fatto nulla o non ho fatto abbastanza per oppormi o reagire, ho notato che è sempre stato per amore di qualcos'altro, per me più importante. Talvolta anche semplicemente "me stessa", anche se agli occhi degli altri appariva quasi masochismo.
(Perdonami se "stiro" un pò la logica del discorso, ma mi viene in mente un esempio opposto, ovvero quando si fa un regalo che dà piacere e quindi ne ottieni a tua volta, gratificandoti del fatto di essere stata in grado da fare una cosa bella. Quello che vorrei dire, anche se non sono per nulla certa di riuscire, è che persino nei gesti belli e spontanei esiste una sorta di "ritorno secondario", mai messo in conto, per carità, ma che dà un senso di bellezza in più a quello che facciamo.)
Sebbene abbia sofferto, quindi - tornando al discorso principale - mi rendo conto che il gioco valeva sempre la candela. Che c'è qualcosa di più grande che sto proteggendo, ad esempio.
Che lasciare un uomo che mi fa soffrire, ad esempio, mi farebbe in un particolare momento così male che è meglio restarci.
Che quando tutto questo diventa intollerabile, lo si farà.
Io credo, se mi passi la metafora, in una sorta di "ragioniere interno", che lavora incessantemente,
sapendo - e facendocelo sentire - quando è ora di dire basta.
Io non credo nel masochismo, e non credo che esistano persone che subiscano per il semplice gusto di subire.
C'è persino che subisce per il gusto che ha di lamentarsi ed atteggiarsi a vittima - giusto per dire che possono essere svariate (e per alcuni incomprensibili) le ragioni che portano una persona a sottomettersi talvolta alle volontà altrui.
Questa è la mia piccola esperienza personale...
Spero di non essere andata completamente
off topic.
Ti abbraccio sempre,
Lara.