ciao, io ho lavorato per molti anni in u ufficio con molta passione ed ero felicissima di farlo.
Ad un certo punto della mia vita ho cominciato ad evvertire come un senso di avvilimento lo stare sempre fra le stesse persone, fra quattro mura, a fare delle cose che, prima mi sembravano importanti, ma ad un tratto mi sembravano senza senso, inutili ( controllo di bilanci, confronti con i budget e proiezioni dei dati effettivi in bilanci di previsione ecc.ecc. boh e poi boh).
In ufficio si facevano sempre le stesse battute, gli stessi sfottò, si notava tutto di tutti.
Decisi di licenziarmi ,dopo 14 anni di lavoro e non me ne sono mai pentita. Sono casalinga ma rispetto a quando lavoravo i miei interessi si sono decuplicati perchè ho più tempo e certamente la mia vita si è arrichita con le cose che prima non potevo fare per mancanza di tempo, come leggere, appassionarmi alla musica, avere la casa sempre aperta per gli amici, potermi dedicare a chiunque ne avesse bisogno e soprattutto ai miei figli e a mio marito. Ed ebbi anche un quarto figlio, del quale ho potuto godere ogni minuto della sua crescita, mentre con gli altri tre era tutto un correre avanti e indietro.
Forse era anche il tipo di lavoro che mi ha portato a questa scelta, mi sembrava fine a se stesso, senza scopo.
Forse se avessi fatto un lavoro che mi avesse portato a contatto con la gente, che mi avesse dato l'impressione di essere veramente utile, penso ad un lavoro come infermiera, medico, insegnante, oppure un lavoro frutto delle mie passioni,come la fotografa, la vivaista, la ceramista ecc.ecc.
Ma scrivere numerini di carta su dei fogli, stare avanti ad un computer a clasificare dati dei quali a un certo punto mi è sfuggita l'importanza, non mi serviva più e non mi arricchiva. Mi mancava il contatto con la gente, oltre alle solite persone, i miei colleghi, che pur amavo tantissimo, mi pesava lo stare sempre fra quattro mura, seduta dietro ad una scrivania ad iteressarmi di cose che non mi interessavano affatto.
Ho avuto la fortuna di poterlo fare, ma mi sono anche adeguata a vivere con uno stipendio in meno ed un figlio in più ed ho dovuto rinunciare comunque a molte cose, che non erano comunque importanti, alla fine.
Però ho scoperto un universo di contatti umani, di belle giornate di cui poter godere, poter portare i miei figli a spasso, a organizzare ogni giornata come desideravo e non solo le pochissime ore lasciatemi libere dal lavoro.
Non mi sono mai sentita dipendente da mio marito o peggio ancora mantenuta, un termine veramente offensivo, perchè il mio contributo alla famiglia è totale ed è pari a quello che da mio marito che porta lo stipendio.
Penso che ci si realizzi non solo portando a casa uno stipendio, ma anche cercando di vivere seguendo i propri interessi ed inclinazioni.
Naturalmente se avessi avuto forte necessità di lavorare sarei andata, ed andrei tuttora, a fare anche il più umile dei lavori.
La mia è stata una scelta e a distanza di anni sono contenta di averla fatta così come sono stata felicissima di lavorare fino ad un certo punto della mia vita.