Convegno Internazionale di Sanremo sulla lotta al punteruolo rosso
Eccomi dunque di ritorno dal Convegno. Aspettavate buone novelle ?
Ahimé, di fronte a questi dati siciliani, riferiti dal prof. Santi Longo (Università di Catania) non ci resta che
: a tutto il 2009 le palme infestate segnalate sono state 18.974, quelle eliminate 16.292 (per un costo in abbattimenti di € 6.500.000).
Da
Palermo (Città veterana sul fronte della lotta) ancora notizie sconfortanti. Le hanno provate tutte (trattamenti per aspersione e in endoterapia, nematodi), ma le palme continuano a morire. Hanno abbandonato anche la dendrochirurgia: sul momento si riesce anche a risanare le palme, ma poi il punteruolo le reinfesta. Adesso tentano con la cattura massale (il progetto si chiama "adotta una trappola"): hanno distribuito 500 trappole tra Istituti pubblici e privati, e dai loro calcoli le catture in un anno equivarranno agli adulti generati da circa 250 palme infestate. Provano anche a marcare alcuni individui con idrocarburi per poi rilasciarli sperando in successiva ricattura, in modo da valutare il raggio medio di volo in ambiente urbano
Dati niente affatto buoni anche dal primo set di prove di lotta in ambiente scientificamente controllato mediante la tecnica dell'endoterapia, condotta dall'
Unità Operativa CRA-FSO -Sanremo, afferente al programma DIPROPALM; bassa la mortalità ottenuta (e con l'azadiractina - ossia praticamente il tanto lodato olio di neem - addirittura nulla).
Il CRA-FSO ha anche effettuato un test preliminare su larve allevate con i c.d.
botanical insecticides (nello specifico: escina,
Quillaja saponaria); il secondo funziona discretamente (meno comunque degli insetticidi di sintesti testati con prove similari dall'ENEA, inoltre costa parecchio), e prossimamente proveranno a somministrarlo per irrigazione a palme in vaso artificialmente infettate (se funzionasse almeno un po' sarebbe un metodo di lotta a basso/nullo impatto ambientale).
Peraltro non sono cessate esperienze con la tecnica dell'endoterapia in ambito scientificamente controllato (metodo prof. Porcelli: se ne è occupata
l'Unità Operativa di Napoli con prove di traslocazione dagli esiti preliminari che lasciano ancora sperare).
Il
CRA-ABP (Firenze) è l'Unità Operativa si occupa di testare i microrganismi, per ora con prove sostanzialmente di laboratorio: un fungo in particolare (un ceppo di
Metarrhizium anisopliae), ha mostrato una qualche efficacia, ma al momento non si può progettare un impiego in campo.
Sui nematodi non ci sono ancora dati di prove sperimentali (dovrebbe occuparsene
l'Unità Operativa di Bari; pare tra l'altro che i nematodi proprosti per la lotta al rincoforo non riescano a riprodursi nel corpo delle larve).
L'
Unità Operativa di Catania si occupa della biologia e della diagnosi precoce mediante impiego di cani appositamente addestrati. Di seguito ciò che è emerso:
- la
P. canariensis è senza dubbio e larghissimamente la specie più sensibile (l'elenco delle specie di palme su cui il rincoforo è stato segnalato è abbastanza ampio, ma si tratta spesso di casi sporadici)
- è stato osservato un caso di
P. dacrtylifera sopravvissuta spontanenamente al punteruolo
- le segnalazioni su
C. humilis si riferiscono solo a piante allevate, non a quelle spontanee
- le palme attaccate possono ospitare parecchie centinaia di individui, e gli adulti permangono anche a lungo su palme ormai collassate, dove trovato un ambiente caldo e protettivo
- gli spostamenti, almeno nelle regioni meridionali, avvengono anche durante i mesi invernali, purchè la temperatura superi i 15-18 °C
- le trappole catturano prevalentemente femmine, benché la
sex ratio osservata negli allevamenti sia all'incirca pari; l'esca che funziona meglio è data da feromone+acetato di metile+melassa
- la maggior parte delle femmine catturate nelle trappole aveva le spermateche piene di liquido seminale o anche le uova in maturazione, perciò gli accoppiamenti avvengono generalmente prima dell'abbandono della palma infestata per volare alla ricerca di nuove fonti alimentari
- non ci sono attualmente limitatori di controllo naturali efficaci (qualcosa è stato osservato, come funghi e un acaro, ma non si può sperare che siano essi a fermare il malefico :burningma).
Ci hanno mostrato un filmato con i cani al lavoro (un rottweiler e un golden retriver): sono addestrati per fiutare gli insetti adulti, e ci riescono anche spesso piuttosto bene, però in campo le cose possono cambiare sia per le altezze sia per distrazioni varie (altri odori, presenze estranee ecc.).
Qualche notizia interessante e persin buona però c'è .
La tecnica del risanamento mediante trattamento con
microonde incomincia a suscitare interesse anche in ambito extra-commerciale (durante il Convegno c'è stata per la verità qualche puntata polemica, ma io penso che un'idea felice :slow: possa venire anche al di fuori degli ambienti accademici, e che non sia poi particolarmente rilevamente se ci sia qualche approssimazione scientifico/terminologica: dopotutto si tratta di ammazzare un insetto, e per quello non ci vuole necessariamente una laurea in entomologia). Delle apparecchiature Eco-Palm avevo già riferito (sono stati presentati i tests effettuati sotto supervisione di Enti e/o Persone qualificate (prof. Caprio, Università di Napoli). Al convegno c'è stata una relazione della prof.ssa Massa (Università di Napoli, Dip. Scienze Fisiche) sulle caratteristiche e sulle possibilità di impiego di tali onde su materiali buiologici ai fini di attività di disinfestazione (personalmente io ho trovato molto interessante ciò che è stato presentato e spero che un concreto aiuto ci possa arrivare proprio dai mezzi fisici di lotta).
Diagnosi precoce. Altra relazione molto interessante è stata quella del dott. Lebrun (nell'immagine di apertura del post) sulla possibilità di
detection di piante ammalate mediante analisi di molecole volatili (ha incominciato a individuare un marcatore).
Ha illustrato due tecniche di analisi, di cui una relativamente veloce (naso artificiale).
Conclusioni.
Circa la lotta, personalmente sono d'accordo con quanto detto da E. Chapin: eradicare non è possibile, ma con un buon coordinamento , un attento e costante monitoraggio, un integrazione degli strumenti di difesa disponibili (a principiare dalla eradicazione rapida e in sicurezza delle palme infestate), è possibile ottenere buoni risultati e quantomeno rallentare la marcia del curculionide (mentre eravamo in conferenza è stata data notizia che purtroppo anche a Sanremo, sede del Convegno, c'è stato in questi giorni il primo abbattimento di palma infestata).
Circa il futuro, certo non ha torto il prof. Mariotti (Università di Genova - Giardini Hanbury), il quale ha osservato che le palme sono entrate nel nostro patrimonio verde da non più di 150 anni, e come esse hanno cambiato il paesaggio nella direzione che oggi noi conosciamo, si può sopravvivere con un altro paesaggio, dunque ha suggerito di incominciare a pensare a un dopo-punteruolo progettando di spazi urbani e i giardini con maggior varietà di specie. Giustissimo: solo che, a mio parere, gli alberi non crescono alla velocità dei fagioli e come io ho goduto delle palme dei giardini Hanbury e della Riviera delle Palme, vorrei che ne godesse almeno in parte anche la generazione che mi seguirà (...in attesa che eucalipti e carrubi e jacarande diventino alberi godibili).
Ciao a tutti
Alessandro