seya ha scritto:
Sonia, forse ne hai già parlato, non lo so, non mi ricordo, sono sempre svanita e distratta.
scusami se tocco questo punto.
tu hai perso una persona importante nella tua vita?
perchè chi sopporta una sofferenza tanto grande, parla come stai parlando tu, con questo tipo di percezione tanto forte quanto sfuggente per chi non la coglie, nè riesce a raggiungerla da solo.
se non è così scusami da ora, ritiro subito tutto.
stasera mi sento più serena.
non ho risolto molto, ma è cambiato in me il furore, l'angoscia, e l'amarezza (che è quella che non sopporto), la disillusione sulle persone che mi circondano, il non credere nel bene del mondo, che mi porta alla follia più cieca e nera.... è mutato in tranquillità, non so se sia mera illusione, pace prima della tempesta....ma sta di fatto che ora mi sento meglio.
non so come.
ma credo che tutti voi abbiate contribuito in gran parte.
vi ringrazio tanto.
non ho altre parole, il mio sentimento è così grande che non mi riesce di esprimerlo come vorrei.
posso solo dirvi grazie.
e aggiungo che il vostro bene io lo sento, è caldo, e mi avvolge completamente, mi protegge.
grazie.
Non ti preoccupare Seya, fai tutte le domande che senti di voler porrre, quando potrò e vorrò risponderò, altrimenti ti dirò, non posso, non voglio.
Di persone ne ho perse molte, e altri affetti, non per forza umani.
Anche le persone vanno e vengono, come anch'io, prima o poi andrò, anzi, per gran parte della mia vita ero morta, unozombie che si faceva muovere, ero del mondo e non nel mondo, senza rendermene conto, perchè ero inconsapevole di me.
Ero inconsapevole dei motivi, delle catene, della programmazione.
Quando ne avevo barlume e sentore, temevo di vedere, perchè avevo altre etichette da sostenere, temevo di vedere i reali colpevoli, credendoli tali e non quali ero io, un'inconsapevole.
La sofferenza di cui parli, è la sofferenza di tutti ed io oggi, continuo a soffrire e a gioire, con unica differenza, sono diventata consapevole.
Quando il dolore ha il tuo volto, può capitare di esere veramente stufi di questo, di affrontare la situazione veramente, e improvvisamente, perchè non è mai una cosa progressiva, è sempre un 'ah, ecco!', ti svegli!
Improvvisamente vedi! In quello istante sei libero, sei veramente libero, ogni catena si spezza, ogni catena si spezza, e rimane la vita.
Gli aggettivi cadono, tutti, tutti quanti, gli atributi smettono di possedere valenza alcuna, l'interezza è in te.
Non c'è più alcuna necessità di etichettare la vita, perchè la realtà sai essere cosa ben diversa dalle tue percezioni.
Sai che quelle percezioni esistono per un motivo, questo và vissuto, compreso, senza indentificazioni, senza portare sè stessi dentro la percezione.
E quando comprendi, cadono i veli, quello bianco e quello nero, i risultato è il tao, interezza.
Se, si pensa che, a questo stadio si diventa apatici si è molto lontani dalla realtà.
L'unica differenza, lo ripeto e non sono la sola a ripeterlo, vi è un fiume di letteratura, che girata la frittata, continua però ad aver riscontro in un gran numero di lettori, è la consapevolezza.
Poeti, mistici, pittori, scultori, artisti, musicisti, soo molti gli uomini che hanno compreso e parlano quel linguaggio strano, incomprensibile, criptico, che arriva solo, se c'è comprensione.
Ascolti un pezzo, ti concentri solo su uno strumento, ecco che hai perso la 'sinfonia', ha perso l'intero.
E questa, non è forse un rincorrersi, o meglio un morire e vivere di note, su note?
Oppure, è una sola nota, suonata eternamente ad essere 'sinfonia'?
Vedi Seya, io sono madre.
Non c'è individuo che conti più di un figlio per una madre vero?
E' così anche per me, li amo, ma non sono miei e non faccio della loro vita, la mia vita; ti dirò una cosa che ti apparirà terribile, ma è così, io posso essere anche senza di loro, anzi di fatto io sono anche senza di loro.
E loro sono, senza di me, a prescindere da me.
Se io morissi, il loro corpo, la loro vita potrebbe anche venir minacciata, oppure no, potrebbero trovare sussistenza a questo, ma non è la vita del corpo ad avere importanza, l'importante è viverla questa vita, nella resa più totale ad essa, significa viverla.
E se io, sono madre, sono prsona, sono essere umano inconsapevole io sarò per loro, un'inferno, passerò loro solo violenza, sarò egoista nel tentativo di plasmare, di manipolare la loro esistenza sulle mie corde.
Ma mie corde, cosa diamine significa?
Ancora, io sono i mei sentimenti che loro possono sviluppare in me? Quel sentimento sussiste di suo intervento, di proprio valore?
E allora perchè è così limitato? Perchè uminuto dopo quel sentimento, quell'emozione se n'è andata?
Forse conteneva un messaggio, ma se sono inconsapevole, se mi identifico con i sentimenti che appaiono in me, non lo coglierò mai.
E la vita, divverrà molto dura, perchè la verità è dura, dura come il chirurgo che con lama affilata asporta la parte malata.
La realtà è lì, sotto i nostri occhi, ma non la vediamo.
Non vediamo che ciò che noi chiamiamo terrorista, altrove è chiamato martire e perchè questo? Perchè quì le persone si identificano con concetti, idee e parole, là, con altre.
Cambia solo, il colore delle lenti degli occhiali che foderano gli occhi.
Un pringioniero indiano, fù riportato in patria.
Quando gli fù detto che erano arrivati egli disse: 'sì, io sono indiano, riconosco la mia patria, quelli sono i miei alberi, della mia terra, ora sono felice, ora sono a casa'
La guardia con lui, ricevette un dispaccio e disse: 'ci saimo sbagliati, siamo lontani dall'India di altri 40 km'.
!!!!!!!
Tutti noi siamo soli, quando lo si accetterà, se ne prenderà consapevolezza, si vivrà nel deserto, cadrà la paura, magari non subito, prima dovrai camminare sui carboni ardenti, ma scoprirai che non bruciano più, scoprirai che la solitudine è una dimensione fatta di paura, per il timore di perdere quel che si ha.
A ben vedere però, è una paura inesistente, perchè non si ha nulla, non si produce nulla, non si possiederà nulla, è illusione, è maya.
La vita, la pioggia, il sole, il vento, l'amore, non puoi possederli, sono loro che posseggono te, noi subiamo tutto questo e non abbiamo il potere di possederlo, possiamo solo viverlo.
E se ne siamo consapevoli, se viviamo nella consapevolezza di ogni istante, piacevole o spiacevole che sia, se viene vissuto, se se ne capiscono le motivazioni; si comprende il motivo per cui, una percezione è qualcosa di interiore; e se a questa, spiacevole o piacevole, non ci si identifica la si comprende e la si osserva senza analisi che comprenda giudizio o sentenza, allora non si ha nemmeno più il tempo di preoccuparsi per nutrire illusioni, si vive e basta.
Io godo della tua compagnia, io godo e ti posso garantire che la mia gioia è pura nella fortuna di vivere i 'miei' bambini, lasciandoli liberi di essere il dio che sono, ma non mi abbarbico ad essi, non sono la mia ragione di vita, la mia ragione di vita, è la vita stessa, che subisco, non ho altra scelta, se non decidere di morire, di fatto nella carne, o di fatto anche nell'anima, la seconda però non è condizione peggiore della prima?
Quando ho partorito mi sono resa perfino conto che diventando dolore, riuscivo nello stesso istante, perchè davvero, non potevo vivere nient'altro, non potevo essere se non lì, ebbene mi resi conto che riuscivo ad essere, addirittura al di là del mio corpo e delle percezioni stesse del dolore.
Ma davvero, non serve altro che la consapevolezza.
Una sensazione arriva, bene, se ne prende atto, la si vive, la si dispiega nei piccoli angoli, la si comprende.
Il secondo passo, facile, è comprendere che quella sensazione, non appartiene alla realtà, appartiene a me (o a te), è in me.
Allora posso comprendere il perchè, perchè in me c'è quella sensazione, cosa sostiene?
Ancora comprensione, nessuna lode, nessun biasimo, a cosa serve se non a provocare altro conflitto?
Terzo passo, non identificarti con quella sensazione, è in te, ma c'è un motivo per cui c'è e, compreso il motivo, compresa la funzione, essa cesa di esistere, tu invece, esistevi, prima durante e anche dopo.
Dove c'è comprensione non c'è conflitto.
Dove c'è consapevolezza c'è trasformazione, tutto il resto, le dicotomie, gli avanti e gli indietro, scompariranno per lasciare posto a qualcosa che non posso descriverti in alcun modo, poichè il cieco non conoscerà mai il colore verde, se non quando guarirà dalla sua cecità.
L'unico modo per conoscere è comprendere, è esperire, il resto è concetualizzare e nel farlo perdi, perdi la capacità di vivere l'interezza e la freschezza di qualsiasi evento.