la riduzione della luce potrebbe essere una mossa sbagliata (dico potrebbe perché, ovviamente, nessuno nasce imparato).
Comunque, nella coltivazione industriale, nel periodo cosiddetto di crescita (in cui le phalaenopsis non fanno fiori), le piante vengono tenute con più caldo (27-28 gradi) e meno luce. In questo modo si concentra lo sforzo della pianta nella crescita di foglie e radici e si inibisce la fioritura. Quando si vuole indurre la fioritura, si abbassa la temperatura a 15-18 gradi e si aumenta l’illuminazione, che viene più che raddoppiata. In questo modo, alternando fattori di inibizione e fattori di induzione, si riesce a far emettere alla pianta anche 2 o 3 steli fioriferi contemporaneamente.
Nella coltivazione amatoriale, in condizioni non perfettamente controllate, a mio parere scendere a 15 gradi può essere rischioso (e comunque non è necessario). Si rischia di far soffrire inutilmente la pianta, che, sotto stress per il freddo, potrebbe essere facilemnte preda di funghi.
Quando si parla di escursioni termiche, bisogna tenere ben distinta l’escursione termica stagionale da quella diurna. Quest’ultima, cioè la differenza di temperatura tra notte e giorno, non è necessaria per le phalaenopsis.