alla lettera si....
ma se ascolti il maestro ti spiega anche le sfumature emiliano-romagnole!!!! e visto che il romanesco utilizzato da persone "estere" irrita il Cap PH (acido, suppongo!!!)coloro un po' col mio dialetto.... anche questo offende????
Non è Cpt. Phallus, ragazzo dolcissimo, ad offendersi: sono io che rimango basito nel vedere che per risultare simpatici si debba tentare di parlare in romanesco... la cosa in realtà mi consola e rasserena visto che la romanità mesàmesà che viene tenuta in gran conto.
A tal guisa riporto un illustre sonetto del Belli, davvero simpatico, memorabile, e che sospinge -è il caso di dirlo- ad accurate riflessioni. Attingetene a piene mani:
Er padre de li santi
Er caz.zo se po di' radica, ucello,
Cicio, nerbo, tortore, pennarolo,
Pezzo-de-carne, manico, cetrolo,
Asperge, cucuzzola e stennarello.
Cavicchio, canaletto e chiavistello,
Er gionco, er guercio, er mio, nerchia, pirolo,
Attaccapanni, moccolo, bruggnolo,
Inguilla, torciorello e manganello.
Zeppa e batocco, cavola e tturaccio,
E maritozzo, e cannella, e ppipino,
E ssalame, e ssarciccia, e ssanguinaccio.
Poi scafa, canocchiale, arma, bambino.
Poi torzo, crescimmano, catenaccio,
Minnola, e mi'-fratello-piccinino.
E tte lascio perzino,
Ch'er mi' dottore lo chiama cotale,
Fallo, asta, verga e membro naturale.
Quer vecchio de spezziale
Dice Priapo; e la su' moje pene,
Segno per dio che nun je torna bene.
(1832)