Margherita venerdì sera, ha rischiato di amputarsi una falange di un dito della mano destra, chiudendola nella portiera della macchina.
Non vi dico il seguito perchè è stato terribile, anche considerato che la portiera si è chiusa completamente col suo dito dentro, ma desidero più che altro, parlarvi di alcune riflessioni che da giorni sto facendo in merito a questo.
Venerdì sera, appunto, l'abbiamo caricata subito in macchina e siamo corsi in ospedale.
Lungo tutto il tragitto la sentivo urlare, piangere, disperarsi per il dolore che doveva essere atroce e, anche mantenendo un lucido sangue freddo, non so dirvi cosa provassi di fronte alla sua immensa sofferenza nel non riuscire a placarla con nulla.
Già da giorni ripensavo al testo della canzone di Antonella Ruggiero sui sentimenti che provano le madri di fronte alle atrocità che i loro bambini devono vedere, sentire e subire.
Da giorni mi domandavo a quante persone si interroghino su cosa significhi per una madre avere un bambino che soffre perchè è malato, su cosa provi una madre sapendo che suo figlio vedrà tanti orrori, assistendo alle peggiori violenze, patendo atroci sofferenza prima di morire.
Ripenso alle parole di mio padre, un paio di giorni prima di morire, al dolore che provava non per sè stesso morente, ma per tutta un'umanità che soffre indicibilmente, per tutte le madri che portano in braccio figli che piangono per la fame e la paura, che non hanno cibo per sfamarli o un posto dove fuggire per proteggerli.
Penso di continuo a quanto dolore, piccolo o grande che sia, una madre deve affrontare per far nascere, crescere e dare un futuro al proprio figlio.
Penso ai percorsi che quotidianamente affrontiamo, alle rinunce anche importanti per dar loro serenità, ai compromessi che siamo costrette talvolta ad accettare, alle violenze fisiche e psicologiche che sempre più spesso (malgrado il nostro tempo) una madre deve sostenere, ad una società che sempre più svilisce un ruolo fondamentale per una sana struttura sociale.
Non parlo della figura di una madre icona, dell'angelo del focolare, ma del fatto che una madre serena e consapevole, può dare alla società un figlio capace di relazionarsi ad essa e diventarne parte integrante oltre che colonna portante di un meccanismo immenso.
Poi penso ai sensi di colpa che vengono ingenerati di continuo in ogni madre da qualunque versante: il lavoro, la famiglia stessa, i conoscenti...e arrivo al topic di Tuberosa di stamattina, in cui un'altra madre soffre per qualcosa che alla fine non è un problema immenso ma che lei vive con molto dolore.
E mi chiedo...Davanti alla sofferenza del bambino, all'interno di una società, la maggioranza di noi è pronta a proteggerli, com'è giusto che sia, ma pochi proteggono le madri, pochi si interrogano su quali sofferenze affronti una madre e a quale atroce sofferenza si esponga una madre che vive una realtà terrificante.
Ci avete mai pensato alle madri bosniache che assistevano agli stupri bestiali delle loro bambine e delle loro figlie?
Ci avete mai pensato a quanto orrore e dolore avranno provato?
Ci pensate mai alle madri africane, irakene, indiane e a molte altre che non hanno cibo per i loro figli?
E a quelle afghane che vedono i propri figli macellati dalle bombe?
Sono domande che mi assalgono ogni volta assisto ad un telegiornale.
Madri e figli, le più grandi vittime della storia dell'umanità e mi chiedo se anche voi e tutto il resto delle persone di questo paese, si fanno le stesse domande che mi faccio io.