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raccontino....

pattivis

Giardinauta Senior
Posso aggiungermi???
Molti anni fa una bimba di cinque anni malata di polio era in ospedale come tutti i giorni della sua vita,ormai...per sottoporsi a torturanti terapie per le sue gambe .
Una in particolare le era odiosa:si trattava di una specie di polmone d'acciaio dove la infilavano dentro per un bel po',azionavano la macchia e questa le mandava scariche elettriche per tutto il corpo nella speranza di riattivare gli arti colpiti dalla paralisi.
La bimba odiava il medico e la sua macchina ma doveva subire!
Il giorno dopo l'epifania il dottore le chiese cosa avesse ricevuto in dono e lei non rispose.
Allora lui le confido' di non avere avuto nulla in dono,ma proprio nulla e le chiese se lei,per caso,ne capisse il motivo.
La bimbetta alzo' sul dottore due occhi inferociti e disse tutto d'un fiato:"Per forza che non hai avuto niente....cattivo come sei..............
calo' un silenzio gelido nello stanzone....
quel povero uomo in camice bianco si senti' qualcosa dentro che lo fece sentire tremendamente in colpa e,per giustificarsi le rispose che tutte quelle cure erano perche' le facevano bene.
La risposta fu questa:"Ci credero' solo quando ci metterai anche i tuoi bambini qui dentro!"
L'ortopedico fuggi' letteralmente fuori e ando' a piangere disperato in una stanza lontana dicendo ad alta voce:-Ma perche' ho fatto il medico.....perche'?-
Ma una carezza della mamma della malatina sulla sua schiena curva lo consolo',tanto piu' quando senti' una voce che diceva:-Non ci faccia caso,io so che lei lavora per il bene di mia figlia e la ringrazio!-
 

Federica

Master Florello
Tregua di Natale del 1914 :)

"Credo di aver visto oggi una delle scene in assoluto più incredibili" scrisse alla madre dalla trincea di Armentières il sottotenente Dougan Chater. "Questa mattina verso le 10 sbirciavo fuori dal parapetto quando scorsi prima un tedesco, che agitava la mano in segno di saluto, e poi altri due sbucare dalla trincea e avanzare verso di noi. Stavamo per aprire il fuoco quando ci accorgemmo che non avevano il fucile, così uno dei nostri andò loro incontro. In quattro e quattr'otto il terreno fra le due trincee pullulava di uomini e ufficiali di ambo le parti, che si stringevano la mano e si auguravano buon Natale."

Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: "Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi! Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia". "Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d'occhio. Che cos'è?, ho chiesto al compagno, e John ha risposto: 'alberi di Natale!'. Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini. E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: "stille nacht, heilige nacht…". Quando il canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui: "the first nowell the angel did say…". Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi, con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi ne hanno attaccato un'altra: "o tannenbaum, o tannenbaum…".

"Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi. Alcuni di noi sono usciti anch'essi e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzate poche ore prima. Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le salsicce. Ci siamo scambiati mostrine e bottoni, e uno dei nostri se n'è uscito con il tremendo elmetto col chiodo! Anch'io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando torno a casa. Ci siamo scambiati anche dei giornali, e i tedeschi se la ridevano leggendo i nostri. Ci hanno dato per certo che la Francia è alle corde e la Russia quasi disfatta. Noi gli abbiamo ribattuto che non era vero, e loro. 'Va bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri".
 

Federica

Master Florello
quando di questa cosa ne sono venuti a conoscenza i vertici dell'esercito,
leggendo le corrispondenze dei soldati con le famiglie,
gli uomini di queste tricee sono stati traferiti altrove, ormai lì non avrebbero più combattuto,
avevano conosciuto il nemico e condiviso tante cose...:(
 
S

stevenz

Guest
Tutte stronz.....nel 2012 ancora con questi racconti? Non esiste piu' la carita', ne' la legalita'. Bisogna essere furbi e fregare sempre il prossimo. Siamo in un'era di m.....purtroppo.
 
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Federica

Master Florello
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ecco fatto!!! :D

comunque non è un raccontino E 'STORIA VERA QUESTA!!!
 
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Ari68

Florello
Tutte stronz.....nel 2012 ancora con questi racconti? Non esiste piu' la carita', ne' la legalita'. Bisogna essere furbi e fregare sempre il prossimo. Siamo in un'era di m.....purtroppo.

Non sei assolutamente obbligato a leggere e a credere in niente di quello che viene scritto in questo ddd....che siano tutte stronz.... e che il mondo debba essere per i furbi sono tue opinioni personali che rispetto ma che possono non valere per tutti.

Ciao :)
 
S

stevenz

Guest
Non sei assolutamente obbligato a leggere e a credere in niente di quello che viene scritto in questo ddd....che siano tutte stronz.... e che il mondo debba essere per i furbi sono tue opinioni personali che rispetto ma che possono non valere per tutti.

Ciao :)
Tutti, almeno credo, vorrebbero un mondo divrso fatto di amore e pace,il primo io, ma e' una lotta persa di gia' in partenza. Ormai tutto e' perso caro ari68....purtroppo.
 

Ari68

Florello
Tutti, almeno credo, vorrebbero un mondo divrso fatto di amore e pace,il primo io, ma e' una lotta persa di gia' in partenza. Ormai tutto e' perso caro ari68....purtroppo.

Nei miei principi di vita non c'è nulla per cui non valga la pena di lottare....mi dichiaro sconfitta solo alla fine della lotta mai prima.:D....ho uno spirito guerriero...c'è niente da fà!!!!:)

Buon pomeriggio stevez....e sono una lei :fischio: :lol:

FINE OT .... stevez se vuoi parliamo nei profili di quello che pensiamo....qui si postano racconti :)....grazie ari ciao :)
 
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Federica

Master Florello
Stevenz, se non siamo dentro un baratro senza uscita
è perchè qualcuno silenziosamente bilancia tutto il male con tutte le sue forze...
credi quello che vuoi, però non puoi impedire a chi spera di continuare a farlo dandosi da fare...
Lo so che tu sei pessimista...oramai un pochino ti conosco, un saluto :Saluto:

FINE OT
per favore non andiamo avanti qui a fare discussioni,
postate solo racconti, GRAZIE!!!!
 
S

stevenz

Guest
Stevenz, se non siamo dentro un baratro senza uscita
è perchè qualcuno silenziosamente bilancia tutto il male con tutte le sue forze...
credi quello che vuoi, però non puoi impedire a chi spera di continuare a farlo dandosi da fare...
Lo so che tu sei pessimista...oramai un pochino ti conosco, un saluto :Saluto:

FINE OT
per favore non andiamo avanti qui a fare discussioni,
postate solo racconti, GRAZIE!!!!
Federica ognuno e' libero di esprimere la propria opinione. Credimi, non impedisco niente a nessuno.
Sono contento che tu sia una lottatrice instancabile, pero' non sono pessimista, sono realista.
Basterebbe poco per migliorare il mondo, ma i potenti non vogliono, e noi non facciamo nulla. Vuol dire che cmq pure noi ci accontentiamo. E mi fermo qui.....
 

Ari68

Florello
Il paese dei pozzi.

Quella città non era abitata da persone, come tutte le altre città del pianeta.

Quella città era abitata da pozzi. Pozzi viventi… ma pur sempre pozzi.

I pozzi erano divisi gli uni dagli altri, non soltanto per il luogo in cui erano stati scavati, ma anche per la vera (l’apertura che li collegava all’esterno). C’erano pozzi facoltosi e appariscenti con vere di marmo e metalli preziosi; umili pozzi in legno e mattoni e alcuni ancora più poveri, semplici buche spoglie che si aprivano nella terra.

La comunicazione tra gli abitanti della città avveniva di vera in vera e le notizie si diffondevano rapidamente, da un punto all’altro del paese.

Un giorno giunse in città una moda che sicuramente era nata in qualche paesino degli umani.

Secondo questa nuova idea, qualsiasi essere vivente degno di questo nome avrebbe dovuto prestare molta più attenzione all’interno che all’esterno. L’importante non era quello che usciva in superficie ma il contenuto.

E fu così che i pozzi presero a riempirsi di oggetti Alcuni si riempivano di gioielli, monete d’oro e pietre preziose. Altri, più pratici, si riempirono di elettrodomestici e aggeggi meccanici. Altri ancora optarono per l’arte, e si andarono riempiendo di dipinti, pianoforti a coda e sofisticate sculture post-moderne. Infine quelli intellettuali si riempirono di libri, manifesti ideologici e riviste specializzate.

Passò il tempo. La maggio parte dei pozzi si era riempita a tal punto che dentro non ci stava più niente. I pozzi non erano tutti uguali, e anche se qualcuno era contento così, altri pensarono di dover fare qualcosa per continuare a cacciare cose al proprio interno…

Uno di questi fu il primo: invece di comprimere il contenuto, gli venne in mente di aumentare la propria capacità allargandosi. Non passò molto tempo che la sua idea venne imitata: tutti i pozzi impiegavano gran parte delle loro energie ad allargarsi per fare spazio al loro interno. Un pozzo piccolino e lontano dal centro della città vide che i suoi compagni avevano cominciato ad allargarsi a dismisura. E pensò che se avessero continuato a gonfiarsi a quel modo ben presto i loro bordi si sarebbero toccati confondendosi tra loro, e ciascuno avrebbe perduto la propria identità… Forse proprio grazie a questa idea gli venne in mente che un altro modo per aumentare la capacità era crescere non in ampiezza bensì in profondità. Diventare sempre più profondo invece che più largo. Ben presto si rese conto che tutto quello che aveva dentro di sé gli impediva
di scendere in profondità. Se voleva diventare più profondo doveva svuotarsi di tutto quello che conteneva… All’inizio aveva paura del vuoto, ma vedendo che non aveva altre possibilità, decise di svuotarsi. Ormai privo di possedimenti, il pozzo prese a diventare profondo, sempre più profondo, mentre gli altri pozzi si impadronivano delle cose di cui si liberava…

Un giorno, all’improvviso, il pozzo che cresceva verso il basso ebbe una sorpresa: dentro, giù, giù in fondo trovò l’acqua!!! Prima di lui nessun altro pozzo aveva trovato l’acqua…

Il pozzo si riebbe dalla sorpresa e iniziò a giocare con l’acqua del fondo, inumidiva le pareti, spruzzava i bordi e alla fine fece zampillare l’acqua all’esterno. La città era sempre stata bagnata soltanto dalla pioggia che in realtà era parecchio scarsa, per cui la terra vicino al pozzo, rinvigorita dall’acqua, iniziò a risvegliarsi.

I semi racchiusi nelle sue viscere germogliarono dando origine a fili d’erba, trifogli, fiori e fusti che diventarono alberi… La vita esplose in mille colori intorno a quel pozzo lontano che cominciarono a chiamare “il vivaio”.

Tutti gli domandavano come fosse riuscito a compiere il miracolo: “Nessun miracolo” – rispondeva il vivaio – “bisogna cercare dentro di sé, nel profondo…”

Molti volevano seguire l’esempio del vivaio, ma presto abbandonarono l’idea quando si resero conto che per scavare nel profondo dovevano svuotarsi. E invece continuarono ad allargarsi, allargarsi per contenere sempre più cose…



Al capo opposto della città, un altro pozzo decise di correre il rischio del vuoto… E anche lui prese a scavare in profondità… E anche lui arrivò all’acqua… E anche lui la fece zampillare all’esterno creando una seconda oasi verde nel paese…

“Che cosa farai quando l’acqua sarà terminata?” gli domandavano.

“Non lo so’” rispondeva ”Ma per adesso, più tiro fuori acqua e più ne trovo”.

Passarono alcuni mesi dalla grande scoperta.

Un giorno, quasi per caso, i due pozzi si accorsero che l’acqua che avevano trovato in fondo a se stessi era la stessa…

Uno stesso fiume sotterraneo passava dall’uno e andava ad inondare le profondità dell’altro.

Si accorsero che per loro era iniziata una nuova vita. Non solo potevano comunicare da vera a vera, in superficie come tutti gli altri, ma la ricerca aveva procurato loro un nuovo, segreto punto di contatto.

La comunicazione che raggiungono soltanto coloro che hanno il coraggio di svuotarsi di quanto contengono, per cercare nel profondo di se stessi ciò che possiedono e regalarlo agli altri…

pozzo_pietra.jpg


(dal web)
 

MaryFlowers

Fiorin Florello
Ari che racconto profondo. . . Mi rendo conto più si scava nella propria anima e più si scopre che vi e' una sorgente a cui attingere per dissetare il proprio essere e gli altri.A me il tuo racconto mi a fatto venir in mente la parabola di Gesù che vicino a un pozzo incontra quella donna e parlano Dell acqua. . . Gesù gli dice che l acqua che lui gli darà la disseterà per sempre. . . .la tua storia mi ha fatto innamorar ancor di più di Gesù . . . .
 

MaryFlowers

Fiorin Florello
Un giocoliere di notredam: c era una volta un giocoliere molto abile che riempiva tutte le piazze del regno. . .e affascinava vecchie e bambini. . .ma dopo molti anni di questa vita cercava qualcosa che lo rendesse più felice. . .si fece monaco.vedeva gli altri monaci alzarsi presto,pregare,lavorare lui fece come loro ma haime' non era felice. . .un giorno i monaci videro che stranamente lui sorrideva ed era felice come non mi. . . Notarono si alzava più presto del solito e andava nella cappella li vicino.un giorno ,due un mese. . .il priore si apposto' per spiarlo e per vedere cosa faceva tutto quel tempo li. . .vide che a testa in giù con le gambe e e bracca solevate faceva il giocoliere . . .lanciaa in aria oggetto e li riprendeva con molta abilita'. . .il priore si infurio' e stava andando dentro per rimproverarlo,come osava profanar un luogo di preghiera???????!!!!!!!ma all improvviso vide che una bella signora ( a Madonna)scese e con un lembo del suo mantello asciugava il sudore della fronte del giocoliere. . .
 

miciajulie

Fiorin Florello
la signora vigilia de natalis era piena di disappunto. attendeva ospiti, tutto era pronto nella sua lussuosa magione, ed era improvvisamente saltata la luce. il maggiordomo, contrito, ammise di non essere in grado di riparare il guasto e si trovò costretto a telefonare al piccolo elettricista di fiducia: signor gaspare, la prego mi scusi, so che è tardi e stasera vorrebbe proprio stare coi suoi cari, ma...
l'omino si caricò in spalla la cassetta degli attrezzi e si avviò verso la villa affondando a ogni passo nella neve. arrivò più in fretta che potè, si mise ad armeggiare con dita infreddolite tra i fili. come sempre si compì il miracolo, e dopo pochi minuti le luci si riaccesero in ogni angolo della casa sfavillanti. più di tutte, una meravigliosa, enorme cometa brillava sopra il portone d'ingresso. l'edificio era un bailamme di suoni, rumori, tintinnio di bicchieri di cristallo, tappi di champagne che saltavano... il piccolo gaspare rimise gli attrezzi nella cassetta e, contento per il proprio lavoro, si riavventurò nella tormenta. dopo un centinaio di metri si voltò ad ammirare la stella che aveva ripreso a funzionare e, uomo dal cuore grande, sorrise tra sé e sé... i signori baldassarre e melchiorre, gli altri due abitanti di casa de natalis, anziani e alquanto svampiti ma tanto simpatici, pur se un po' brilli, tornando dalla loro vacanza il 6 gennaio, di sicuro, con quel trionfo di lampadine più visibile di un faro, non avrebbero perso la strada...
(micia, piccolo racconto di natale, 19.12.2012)
 

Ari68

Florello
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I REGALI NELLO SGABUZZINO

Il postino suonò due volte.
Mancavano cinque giorni a Natale. Aveva fra le braccia un grosso pacco avvolto in carta preziosamente disegnata e legato con nastri dorati.
“Avanti”, disse una voce dall'interno. Il postino entrò.
Era una casa malandata: si trovò in una stanza piena d'ombre e di polvere.
Seduto in una poltrona c'era un vecchio. “Guardi che stupendo pacco di Natale!” disse allegramente il postino.

“Grazie. Lo metta pure per terra”, disse il vecchio con la voce più triste che mai. “Non c'è amore dentro”
Il postino rimase imbambolato con il grosso pacco in mano.
Sentiva benissimo che il pacco era pieno di cose buone e quel vecchio non aveva certo l'aria di spassarsela male.
Allora, perché era così triste?
“Ma, signore, non dovrebbe fare un po' di festa a questo magnifico regalo?”. “Non posso... Non posso proprio”, disse il vecchio con le lacrime agli occhi.

E raccontò al postino la storia della figlia che si era sposata nella città vicina ed era diventata ricca.
Tutti gli anni gli mandava un pacco, per Natale, con un bigliettino: “Da tua figlia Luisa e marito”.
Mai un augurio personale, una visita, un invito: “Vieni a passare il Natale con noi”.
“Venga a vedere”, aggiunse il vecchio e si alzò stancamente.
Il postino lo seguì fino ad uno sgabuzzino. il vecchio aprì la porta. “Ma ... ” fece il postino. Lo sgabuzzino traboccava di regali natalizi.

Erano tutti quelli dei Natali precedenti. Intatti, con la loro preziosa carta e i nastri luccicanti.

“Ma non li ha neanche aperti!” esclamò il postino allibito. “No”, disse mestamente il vecchio. “Non c'è amore dentro”.
 
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