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L'arte è conoscenza?

Pin

Master Florello
Mi spiego.
Tempo fa si stava discutendo cosa fa di un'opera un'opera d'arte.
Considerando che la fanno da padroni i critici, che per ammessa ignoranza, non so come valutino, però è mio pensiero che l'arte è anche conoscenza.
Nel senso che se una cosa la conosci la sai anche spiegare.
Per essere + chiara, nell'ambito della discussione è stata posta la domanda perchè non ti piace, come perchè ti piace.
Alla prima qualcuno non ha saputo rispondere.
Non è sufficiente dire "perchè non mi piace" ci devono essere dei motivi.
Quindi se non sai dare una spiegazione è perchè non conosci.
Sbaglio?
 

margot

Maestro Giardinauta
Se non sai dare una spegazione è perché non TI conosci.
Nel momento in cui dai un giudizio personale hai per forza di cose una motivazione...
 

paolaas

Guru Giardinauta
Una cacca attaccata su una tela è considerata arte, chi ha avuto la bella idea ha fatto un sacco di soldi :baf:

Puoi provarci a spiegarmelo in tutti i modi ma non riuscirò mai a considerarla arte :squint:

Anche le opere di Arman sono molto quotate ma a ne non piacciono per niente. Sono banali, stupide i bambini di 10 anni fanno di meglio....
Un quadro fatto in 10 minuti....

E che dire di una tela tutta rossa con un punto nero? (non ricordo chi le faceva...) Mamma mia che arte.....

Mi spiace ma ho criteri abbastanza rigidi per ciò che considero arte e quelle che ho citato come esempio non sono comprese....

Per me arte è un Caravaggio, un quadro fiammingo, tutto ciò che mi emoziona, mi meraviglia, mi stupisce per il genio la capacità e la tecnica fuse insieme per creare qualcosa di stupendo....
 

Commelina

Master Florello
complimenti Pin!

Io vivo l'arte nella mia crassa immensa ignoranza solo e soltanto con l'istinto. Per tutta la mia vita mi sono pentita di non aver saputo (potuto) acquistare un quadro visto ad una mostra....(ero giovanissima).... quel quadro mi parla ancora oggi. Come se l'avessi visto questa mattina, e poi guardato questa mattina, una pennellata dopo l'altra.

Quindi penso di poter rispondere anche senza la conoscenza (della sua storia) se e perchè un quadro mi piace. Quando mi piace è mio.... MIO.... anche se lo guardo al Louvre, alla Galleria d'arte moderna di Roma, al MOMA di New York.
 
Mi spiego.
Tempo fa si stava discutendo cosa fa di un'opera un'opera d'arte.
Considerando che la fanno da padroni i critici, che per ammessa ignoranza, non so come valutino, però è mio pensiero che l'arte è anche conoscenza.
Nel senso che se una cosa la conosci la sai anche spiegare.

Per essere + chiara, nell'ambito della discussione è stata posta la domanda perchè non ti piace, come perchè ti piace.
Alla prima qualcuno non ha saputo rispondere.
Non è sufficiente dire "perchè non mi piace" ci devono essere dei motivi.
Quindi se non sai dare una spiegazione è perchè non conosci.
Sbaglio?

dipende dal tipo di arte....


l'arte non è conoscenza.
La storia dell'arte è conoscenza.

daccordissimo.........
 

rootfellas

Florello
penso che difficilmente un bambino di 10 anni in 10 minuti possa fare un violino in bronzo, però l'arte è soggettiva per l'artista e ancor di più per il fruitore, è ovvio che se si ha conoscenza della storia dell'arte ci sono opere che possono essere apprezzate maggiormente.
Spostandosi su un altro piano, la domanda da porsi è la seguente " l'arte deve comunicare qualcosa o basta che sia visivamente apprezzabile?", perchè pur riconoscendo la beltà immensa delle opere classiche io preferisco una performance o un'opera di un'artista che ha qualche cosa da dire, da urlare al mondo.
Purtroppo l'arte contemporanea vive di mille correnti ed è costellata da troppa improvvisazione, ma la ricerca costante di un pezzo di se stessi da mostrare agli altri è , per me, più rimarchevole di un bellissimo quadro fiammingo fatto su commissione.
 
molto improbabile che un critico contemporaneo, anche essendo un eccellente studioso, sia in grado di riconoscere cosa è arte e cosa non lo è.....del resto la storia lo dimostra, i grandi artisti vari monet,manet, goghen,wan gog ecc. ecc. sono sempre stati riscoperti e valorizzati a distanza di anni..se non di più basti pensare che uno dei più grandi impressionisti tale wang gogo, ebbe a suo tempo come unica stima per un suo dipinto un bicchie di vino rosso.....l'arte è astrazione dell'inconscio, non è valutabile o quantificabile la senzazione che a ogni undividuo evoca un dipinto, è soggettiva e in quanto tale così va valutata, altra cosa, è il vedersi valutati e confrontare se chi sta osservando un tuo dipinto riesce a descrivere e ad immedesimarsi nelle tue sensazioni quando lo dipingevi, e a comprenderne il messaggio che volevi trasmettere...... per il resto sono daccordissimo con pin quando dice se dico ......devo anche sostenerlo con i fatti....ma questa è altra cosa l'umanità è piena purtroppo di individui che non sanno sostenere le proprie opinioni.........
 

daria

Master Florello
Premetto di non essere esperta d'arte, ma di sapere esattamente quel che mi piace, mi affascina, mi emoziona, tanto quanto quello che mi disgusta o lascia indifferente. Mi guida il mio gusto personale e l'istinto, non credo che la conoscenza dei dettagli dell'opera che non mi piace possano ribaltare il mio primo "ignorante" giudizio. Al massimo potrei aggiungere: "Appero'! tanta fatica per una porcata simile?...ma naturalmente e' soggettivo. Certo che, genio, impegno e originalita' dovrebbero essere criteri di partenza osservati e appplicati, ma rischio di intorcinarmi.
Comunque, nemmeno io ci terrei a possedere una tela di Arman, ma ho la casa disseminata di quadri del mio pittore preferito, il mio adorato suocero e molti potrebbero sostenere che quella non e' arte :)
 

Vagabonda

Florello Senior
Tempo fa si stava discutendo cosa fa di un'opera un'opera d'arte.

secondo me l'opera d'arte è proprio quella opera che ti lascia senza parole, perchè le emozioni, quelle vere, spesso non si riescono a spiegare. Le parole sono troppo limitative per spiegare le emozioni vere, che siano positive o negative. A me ad esempio "l'urlo" di Munch, pur non "piacendomi", mi lascia senza parole. E' un'opera d'arte, pura. Idem per "il campo di grano con corvi" di Van Gogh, che però mi piace tantissimo; a me che importa sapere come è stato fatto? A me importa che quel quadro mi trasmette emozioni inspiegabili.
Se poi pensiamo alla sindrome di sthendhal..... non è la conoscenza dell'opera in sè a farti star male, ma l'opera stessa, o meglio, le emozioni ad essa legata.
 
Ultima modifica:

Piera58

Moderatrice Sez. Piccoli Amici
Membro dello Staff
Io di arte non nè capisco un fico secco come si dice al mio paese, in casa mia l'esperta è mia figlia che ha la laurea in linguaggio visivo dell'arte e poichè l'arte ha un suo linguaggio bisogna saperlo comprendere, lei aggiunge poi che un'opera d'arte non è fatta per essere messa in salotto.
 

Pin

Master Florello
A parte le impressioni soggettive, non siamo noi a fare di un'opera un'opera d'arte.
A noi può piacere di più o di meno.
Prendiamo un Modigliani, un Picasso, Munch.
Sono opere che non possono piacere ma è arte.
L'arte ci ha insegnato la tridimensionalità, l'arte ci "corrompe" con la pubblicità.
Sono tutti fattori che influenzano la nostra vita.
Quindi l'arte è conoscenza?
Il dire mi piace perchè mi emoziona, il non mi piace perchè mi da sensazioni negative, non è forse esprimere un qualcosa che si conosce?
Io non parlo di un Van Gog, che mi emoziona sino alle lacrime, di un rubens che con i colori cupi mi da l'immagine del tempo moderno.
Ma del fatto che l'arte in se, pittura- scultura, prime ma non le prime, danno conoscenza.
La poesia, la musica non sono forse fonti di conoscenza?
Una poesia piace per le sensazioni, ma le sensazioni le hai se la capisci.
Una canzone, un pezzo di musica classica non piacciono di più quando si capiscono?
Sto esprimendo il mio punto di vista, sia chiaro
Mi sembra limitato riconoscere l'arte, solo se ti da qualcosa.
 

Piera58

Moderatrice Sez. Piccoli Amici
Membro dello Staff
Una poesia piace per le sensazioni, ma le sensazioni le hai se la capisci.
Una canzone, un pezzo di musica classica non piacciono di più quando si capiscono?
Sto esprimendo il mio punto di vista, sia chiaro
Mi sembra limitato riconoscere l'arte, solo se ti da qualcosa.

Appunto l'arte come la musica e la poesia ha un linguaggio che va capito, solo così può piacere di più. I critici studiano proprio quel linguaggio per essere critici d'arte.
 
in realtà, tutto è conoscere, e tutto ciò che ci circonda, contribuisce al bagaglio di sapere di ogni uno di noi, anche uno che va vagabondo per il mondo fà conoscenze....elaborandole ovviamente dal suo punto di vista...fermo poi il fatto se il suo punto di vista trova grandi proseliti oppure no, nel primo caso si chiama sapere, nel secondo igniorare....l'arte è altra cosa non si pone il principio di piacere o no...ma solo di esternare ciò che non si può a parole...... la conoscenza ed il sapere di cui si parla non è proprio dell'artista, ma bensì di chi dovrà valutare il suo impegno, non credo sia sufficente guardare un'immaggine pittorica per capirla, ma si dovrà conoscere tutto dell'artista il suo tempo la sua vita i suoi punti di vista le sue ideologie filosofiche.........dopo si potrà dire arte o crosta.............
 

francoises

Giardinauta Senior
mi ricordo in 3 media quando i professori ci portarono ad una mostra a Roma su Kandinskji (ti dimostra la mia ignoranza in materia il fatto che probabilmente ho anche sbagliato a scriverne il nome).
mi ricordo che davanti a quei quadri imponenti e fatti di colori e forme rimanemmo tutti un po' annoiati e attoniti.. venne la guida e ci spiegò esattamente cosa l'artista aveva voluto dire con ognuno di quei tratti e colori. ne uscimmo entusiasti.
non credo l'arte sia conoscenza, ma conoscerla ti aiuta sicuramente ad apprezzarla
 

paolaas

Guru Giardinauta
Saper fare arte è un dono che secondo me si sviluppa se unito ad una buona capacità tecnica. Se si ha solo uno o solo l'altro no si ha arte.

La conoscenza? Non necessariamente. Credo che apprezzare l'arte sia una sensibilità molto personale.
 

Datura rosa

Guru Master Florello
Vorrei che qualcuno mi spiegasse cosa ci sia da capire, come si possa dare valore ai giudizi critici, quale conoscenza occorra avere o possa provenire in relazione alle opere che seguono (e che sono solo la punta dell’iceberg):

Michel Duchamp

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La fontana di Michel Duchamp, più conosciuta come l’orinatoio di Duchamp, presentata in una galleria di New York e che è attualmente esposta nel Centro Pompidu di Parigi.
Gli esperti d’arte inglesi, pressoché all’unanimità, la definirono l'opera d'arte più rappresentativa del XX secolo.


Lucio Fontana
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I “tagli” di Lucio Fontana: critica (“Attesa” quando la superficie è attraversata da un unico taglio, “Attese” quando le fenditure sono molteplici) segna un passaggio fondamentale nel fare artistico di Lucio Fontana, oltre ad essere le sue opere forse più note. I primi “tagli” vedono la luce nel 1959. Si tratta di segni decisi, nitidi, assoluti. Nella loro aspirazione a una visione nuova e universale “I tagli sono costitutivi di ambienti: non trascendono lo spazio concreto d’esperienza ma vi si inscrivono, essi stessi concretissimi in quanto differenziali di spazio, inducendone una metamorfosi esperenziale profonda, come in una sorta di spettacolarizzazione tutta introversa” Rompendo la superficie convenzionale i tagli permettono di ottenere una lucida visione del conflitto “luce-ombra”. Inoltre il gesto dell’artista nel momento in cui taglia la tela rinvia ad una valenza simbolica tipica dell’action painting per cui l’opera esprime lo stato d’animo dell’artista nel momento della realizzazione del opera e lo rende eterno.

Piero Manzoni

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ARICOLO CRITICO
Il 12 agosto 1961, in occasione di una mostra alla Galleria Pescetto di Albisola Marina, Piero Manzoni presenta per la prima volta in pubblico le scatolette di ***** d’artista ("contenuto netto gr.30, conservata al naturale, prodotta ed inscatolata nel maggio 1961"). Il prezzo fissato dall’artista per le 90 scatolette (rigorosamente numerate) corrispondeva al valore corrente dell’oro.
L’associazione tra analità e opera d’arte (e tra oro e feci) è poi un tema ricorrente della letteratura psicanalitica che Manzoni può avere recepito attraverso la lettura di Jung.
La novità di Piero Manzoni è avere collegato queste suggestioni ad una riflessione sul ruolo dell’artista di fronte all’autoreferenzialità dell’opera d’arte.
Spossessato dell’oggetto, ed ancora incantato dal ricordo del suo status eroico di artefice e produttore, l’artista trova una compensazione della perdita invadendo lo spazio che il processo comunicativo aveva tradizionalmente assegnato all’opera. Il corpo stesso dell’artista si offre al pubblico come un’opera d’arte, e le vestigia del corpo divengono reliquie.
Seguono poi le celeberrime scatole con ***** d’artista, che contengono trenta grammi di escrementi ancorati con spirito alchemico e preveggente da Manzoni alle quotazioni dell’oro. E quello che poteva sembrare nel ’61, quando vennero preparate le novanta scatole, una indicazione presuntuosa, oggi deve essere aggiornata per difetto perché valgono assai più del prezioso metallo. Sotheby’s ne ha assegnato di recente un esemplare per centoventimila euro, mentre, per la cronaca, il valore degli Achrome si aggira sui due milioni. E se Manzoni con un «soffio» attribuisce valore a ogni sua emanazione, diventa comprensibile come lo stesso processo possa essere applicato a qualsiasi persona e poi al mondo nella sua interezza.
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ARTICOLO CRITICO: “Achrome” è il titolo della maggior parte delle opere di Piero Manzoni.
Significa senza colore, una nota di neutralità che per l’artista è essenziale. Manzoni infatti non intende esprimere nell’opera un moto esistenziale o un valore emotivo, che il colore o la forma potrebbero veicolare. La sua è una ricerca dell’assoluto che intende confrontarsi col pensiero puro, un pensiero relativo allo statuto teorico dell’opera d’arte. La tela “achrome” per Manzoni è un frammento di infinito, lo dice lui stesso in una famosa dichiarazione di poetica: il quadro che vediamo ha dei limiti fisici, ma potrebbe non averne affatto. L’osservatore non dovrebbe limitarsi a osservare quello che vede, ma immaginare una superficie infinita, senza confini, l’equivalente visivo del concetto di assoluto. La ricerca di Manzoni sposta l’opera d’arte verso un’altra dimensione, dove essa diventa spunto per una riflessione sulla natura stessa del linguaggio artistico che ha risonanze filosofiche.
Coerentemente con le sue premesse, l’artista costruisce il quadro osservando canoni di radicale azzeramento espressivo. Avremo quindi, come nel nostro caso, una superficie bianca, ottenuta stendendo il caolino sulla tela. Il caolino (gesso liquido) è la materia che si stende sulle tele perché su esse si possa poi stendere il colore.
Esso vale dunque come matrice, come supporto fisico e grammaticale del linguaggio pittorico, e proprio in questa sua funzione Manzoni lo considera, rendendolo unico protagonista del suo linguaggio. La tela non subisce altre variazioni che non siano quelle dovute alla sua mera applicazione sul telaio. Nel nostro caso, essa è stata pieghettata per assumere un minimo rilievo, che contribuisce a sospendere l’opera in una dimensione ambigua, a metà fra pittura e bassorilievo.

Personalmente, mi sento solo presa in giro!!!!
 
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