...scopro che quel rumore è solo un piccolo ramo secco che si è spezzato, probabilmente un piccolo animale o un uccellino l'ha aiutato a staccarsi definitivamente.
Il brivido che ho appena provato mi abbandona. Respiro...respiro...
Sento nitido l'odore della nebbia che si mischia a quello dell'humus.
Ne assaporo con la mente tutta la piena rotondità. Immagini si schiudono davanti ai miei occhi.
Resto rapita da ciò che vedo con lo sguardo della mente.
Ritorno a un tempo lontano in cui la nebbia avvolgeva la casa dei miei nonni.
Ritrovo sensazioni dimenticate, madide di ricordi.
Un alito lieve di aria, accarezza il mio volto e solo in quell'istante percepisco un rigagnolo freddo sul mio viso...una lacrima vi è scesa, non appena quei ricordi sono riaffiorati alla mia mente.
Apro gli occhi e ora lo sguardo fruga fra la nebbia. Cerco di scavarla, di fenderla scrutandola con forza...gli occhi si perdono nuovamente.
Ritornano alla mente i momenti in cui fra la folla di persone in una stazione, scavavo per vedere un volto, l'unico che desiderassi vedere, l'unico per cui combattevo il tempo dell'attesa.
L'emozione di scoprire quei lineamenti fra una moltitudine di volti ignoti, senza forma, senza provenienza.
Il sussulto del cuore, le pulsazioni accelerate e poi un passo e un altro e un altro ancora. Ho fretta, devo raggiungerlo, devo andargli incontro.
I miei piedi sono lesti ed io non percepisco più la durezza del marciapiede sotto le suole. Sento solo il mio cuore correre all'impazzata, nell'attesa di quel contatto, di quell'abbraccio che anelo da così tanto tempo.
Eccolo, eccolo...Gli occhi non si scollano da quel volto...lo cerco, cerco il suo sguardo, devo risentire in me quegli occhi che placano la mia tempesta interiore, devo ritrovare sul suo volto la mia precisa identità...mia meta, mia speranza, mia vita che ritorna...
Ma ora posso, posso, posso...E' qui, è sempre più vicino, è il momento, è il contatto...Un tuffo l'uno nelle braccia dell'altro...La quiete che pervade tutto il mio corpo, l'abbandono della mente insieme a quello delle membra...la catarsi.
La percezione di due corpi che diventano un tutt'uno, infagottati ma lievi come in assenza di gravità.
Il tempo è fermo, gli orologi tacciono, il silenzio è ovunque.
Un salto temporale per ritrovare sè stessi, per ricomporre parti della propria vita che per un frammento di tempo si erano disgiunte.
Improvvisamente il profumo di quella pelle colpisce le narici e la mente, trasportandola ancora lontano.
Affiorano istanti, affiorano ricordi che affastellano la mente riempiendola di piccole immagini e la loro intensità rimbomba come un suono greve nel cervello, lasciandolo stordito.
Una mano scivola senza che me ne renda conto, a sfiorare la sua mano...percepisco la sua pelle e ritrovo perfettamente la capacità di sovrapporre la sensazione che sto provando al desiderio folle che per giorni ho provato, di poterla sfiorare. Si ricompongo sensazioni e desideri, si sovrappongono le une alle altre calzando perfettamente, entrando in un sincrono perfetto.
L'attesa è paga, i sensi sono placati da tanto sperare, per riaccendersi in una gioia senza confini.
L'odore di quella notte, tipico delle notti in cui l'attesa di qualcuno si porta via il respiro, marchia a fuoco tutti meandri della mia mente.
Ritorno a me...ritorno a questa pietra su cui sono seduta in questo bosco.
La nebbia accarezza lieve le mie guance. Avverto un calore inusitato alle mie spalle...nel voltarmi, serena questa volta, alzo lo sguardo e ritrovo quel volto...la catarsi di quell'attesa, di quella stazione, di quella notte, si rinnova in ogni sguardo che quel volto, quotidianamente mi regala.