Non fa mai male rinfrescare certe letture. Peccato che per i più rimangano nascoste e ci vuole l'amatore o il ricercatore col lumino per riportarle all'attenzione di tutti.
Come rileva il famoso scrittore inglese, autore dell'articolo, il più grande nemico degli Italiani sono proprio gli Italiani.
Infatti, coloro che si occupano di rose sul campo in Italia (ibridatori, vivaisti, ricercatori, distributori) non fanno divulgazione, non scrivono e tanto meno pubblicano. Forse non ne hanno nemmeno il tempo!
Già gli Italiani leggono poco, figurarsi se leggono di rose!
Non parliamo poi del personale che gestisce vivai e piccola distribuzione, manco cartellinano "la roba" che vendono...
Se posso riassumere in breve il mio amore per le Inglesi e le Antiche, devo dire che si è cresciuto in anni di letture e "sbavature" su cataloghi, libri e riviste. Le conoscevo bene prima ancora di trovarle in commercio. Inoltre conoscevo per esperienza personale (mio padre ne coltivava nel suo orto-giardino) le Rose per antonomasia: gli Ibridi di Tea, che, non so perché, non soddisfacevano a pieno senso estetico, passatemi il termine. Sarà che in giardino avevamo anche un paio di rose
diverse: una stupenda sarmentosa a fioritura unica giallo chiaro, probabilmente una varietà di Moscata, con un profumo tipico di questa specie, come ho imparato dopo; l'altra una rosso-fuchsia anch'essa profumatissima, forse una Gallica. Queste due sì, che mi piacevano!
Poi c'è da dire che volevo distinguermi almeno un po' (mi si perdoni questo peccato veniale!) dalla massa imperante che coltiva alberelli di HT sperduti solitari in mezzo al prato di casa o vicino alla recinzione di confine, come tanti soldatini che fanno mostra di sé a unico vanto del loro coltivatore.
Allora ben vengano le Inglesi, ciondolone o meno, se coltivate con attenzione e cura per le loro esigenze e le loro caratteristiche.
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Altro merito, sono belle anche come rose da taglio, guarda un po'!