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in giro per la mia città

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Giardinauta Senior
C’è un punto della via Messina Marine, presso Acqua dei corsari, dove chiunque ci passi sa che deve rallentare, se non fermarsi: non c’è orario o scusa per andare alla stessa velocità di prima, e il motivo delle file di auto sempre presenti in questo tratto non è ben chiaro: la strada strozza un po’, in prossimità del mini-porticciolo, del campetto di calcio, della pescheria, dell’edicola e del ristorantino, ma per giustificare le soste continue in questo tratto ci vorrebbe un ipermercato, un McDonald, un ospedale e il Centro dei Centri Tim.
A proposito, non si è mai capito perché le case automobilistiche si lamentano della crisi se ormai tutte le corsie di emergenza di tutte le strade d’Italia nei due sensi sono occupate da auto in sosta: la globalizzazione ha raggiunto anche i posti reconditi, , anzi sono gli abitanti dei vicoli della Palermo araba a fare domanda per essere aperti al traffico più ampio. C’è l’aspetto positivo: tutti uguali, finalmente e la casa e lo spiazzo tranquilli si sentono invidiosi di questa giustizia, da non confondere col caos, e vogliono essere mappati e trafficati anch’essi: come i castelli, l’essere fuori portata è un lusso che nessuno più può permettersi. Il lato destro di qualunque via accessibile è l’unico posto che può risolvere il problema di dove mettere l’auto quando non cammina, perché le auto sono molte di più, la nostra comodità prevede di usarle per molte più cose ( seggiolini, assi, cartelloni pubblicitari..), ma nel complesso camminano molto di meno.
Bagheria si ispira alla capitale.Non è che noi bagheresi scopriamo ora la seconda e la terza fila: ci sono intere strade dove si fa la gimcana a zig zag, (la strada delle vasche di raccolta, ora divenuta una scorciatoia di massa, abbastanza ben asfaltata per percorrerla, ma non nei due sensi come si vorrebbe; la via Castellammare, più larga ammatula delle strade vicine), chi vi si imbocca è consapevole dei metri in più da fare, e deve calcolare anche lo stress in più immettendosi in queste strade: le percorriamo lo stesso, evidentemente la viabilità è più importante della comodità dei residenti, ma potrebbe essere anche il contrario dal loro punto di vista di proprietari tutti col cancello che apre verso fuori, e come se no ?
Supponiamo di scendere da via Città di Palermo, per andare verso la parte mediana del corso Butera, dove abbiamo un importante appuntamento. Non c’è una razionale via di collegamento. Una volta c’era la via Morana, ma adesso ci troviamo la strada sbarrata da un bel divieto d’accesso, per cui dobbiamo prendere le stradine i cortiletti Greco ecc,, ma può sempre darsi che svoltando ci troviamo dei birilli di interruzione, perché c’è il camion che deve rifornire vari supermercati, quindi..marcia indietro e allungo da via Dante, quella specie di boulevard delle processioni laiche per paralitici che non ha mai avuto senso che si faccia nei due sensi, tra scuole, bar, ospedali, officine, centri professionali, studi televisivi, uffici, ferramenta, concessionarie, centri per la riabilitazione motoria, ACI, tre portoni, marciapiedi rialzati, collocamento, caserme di polizia, lavaggi, consultori, rivendite tabacchi e centri per la disintossicazione. Stucchevole quanto la via Libertà, ma almeno lì sai che è fatta per passeggiare. Via Dante a Bagheria è invece il pezzo di strada breve a più alta concentrazione di scali per qualunque motivo, e questa ricchezza da record indica anche come a Bagheria manchi tutto il resto, a parte quel senso di distinzione che ghettizza tutte le volte che si propone signorilmente di creare una zona tutta uffici ( manca l’ufficio comunale, però ), studi professionali, tecnici col camice, autorimesse cancellerie, sfornita di venditori ambulanti, di acciarini e riparatori tv e del gas.
 

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Giardinauta Senior
Sostare, mangiare un pezzo di tavola calda senza pensare alle colpe degli altri, in atmosfera da Grande Gatsby: una strada che spazza qualunque cacca di cane. La realizzazione degli yuppie di provincia ( mentre la vecchia Caravella era ancora per innamoratini e puppies da eterne promesse ), la strada di chi aveva cambiato abitudini: là non trovi da decenni un venditore ambulante o di materassi, come non trovi i questuanti per raccogliere per il santo di turno nelle strade dei ricchi: per forza, al posto delle porte ci sono cancelli e strutture levatoie: anche suonando, non scende nessuno, e poi non si distingue tra festivo e lavorativo. Il fatto è che a Bagheria la segnaletica cambia sempre, basta che ci siano tre strade parallele, che non ci metteranno mai lo stesso segno parallelamente, due a salire e una a scendere, ma forse sono le intenzioni dei vigili che non capiscono dato che le strade le hanno tracciate i residenti. Non puoi abituarti a niente che te lo cambiano da Natale a Santo Stefano, sempre segnali di divieto, di non sosta, di non transito, mai di accoglienza. Da via Dante l’unica cosa che non puoi prenderti è un secchio d’acqua sporca dal balcone direttamente sul parabrezza, ed è pure improbabile in questi cento metri che si sia rallentati da un carrozzino trainato dai cavalli: per quello occorre andare all’uscita autostradale e appunto cercare di uscire, tra affilacoltelli, pescivendoli, ceramisti, pollarrosto, fruttivendoli e bazaar che nemmeno all’autogrill: solo i cartelloni non intralciano, ma sì neanche le trappole per topi fatte a mano, perché a nessuno verrebbe in mente di fermarsi, dato che i topi siamo noi.
E’ come se i vigili si divertissero ad autorizzare tutte le abitudini e i vizi presi per strada: auto in sosta dei residenti, braciere fuori, vestiti ad asciugare, la classica seggia fuori senza cui non c’è rinfresco nell’arrifriscata, le maidde, i lavori in corso naturalmente non autorizzati, per allacciarsi alla vena maestra che si ingrossa sempre più. L’intasamento è totale, anzi siamo dei gran sedentari : va tenuto conto di tutto ciò che avviene nel frattempo, come un fiume, sulle sponde c’è la vita e risalirlo o discenderlo è una curiosità avventuristica. E’ l’eterna lotta tra prendersela comoda ed aver fretta, dei realisti ostruitori che non sanno di peccare e dei velleitari attraversatori che sanno di disturbare reclamando un diritto presunto, e chi deve attraversare dei posti lo fa solo per necessità e al contempo si perde molte cose, oltre ad essere costretto ad attraversare questi posti tutelati in forte aumento, perché viola ciò che non è suo. Delle due tendenze, solo l’attraversamento genera nevrosi e capogiri, perché non si è sé stessi, non si costruisce un mondo su misura. La regolamentazione del traffico è basata sulla creazione delle corsie preferenziali degli usi consolidati: fare altrimenti e pensare solo a passare è non rispettare la civiltà. Tutti noi abbiamo i nostri motivi, ma immaginate la pazzia e la fretta supplementari di chi deve pagare il bollo auto: il traffico per sostenere il traffico che va contro il traffico nella sua disperazione di arrivare. La pirateria alla guida non esiste a Bagheria: seguiremmo pacificamente il flusso immacolato se tutti i punti di partenza, sosta e arrivo fossero omogeneamente scorrevoli, se i posti si facessero attraversare con uguale giustizia: utopia, utopia, quindi ci si rassegna alle singolarità, tante guide per tanti posti: un raptus ambientale può portarci a qualsiasi inversione a u dei concetti di prudenza o maleducazione.
 
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Giardinauta Senior
La strada a Bagheria è l’ultima occasione della doppia morale un tempo applicata a ben altre sconcezze
: qui si fa, qui no, qui si butta immondizia, qui si chiamano i vigili, qui si sconfina, qui si recinta. E’ l’unica privatizzazione di popolo, appropriarsi di ciò che ci tocca sentire più nostro di chi ci passa e non ci vive: questi problemi non vanno lasciati ai barboni, intere schiere di consiglieri comunali se ne occupano, ma non gli riuscirebbe senza di noi che manteniamo vive le usanze. Come quella che non ci fa arrabbiare nemmeno più, della farina magica cghe ci ritroviamo su parabrezza, perché non stiamo passando noi con la nostra uto, sta passando un lenzuolo, una tovaglia o un tappeto dal balcone. E con tutta questa sporcizia addosso, ci viene pure la nostalgia per il sistema dell’asciugo sicuro che era rappresentato dalle canne sul filo di collegamento nei punti più stretti da balcone a balcone.
Dati questi sbarramenti, a Bagheria si fa sempre infrazione, vai via sempre con un po’ di colpa, quella colpa leggera che non è di nessuno, sarà perché nessuno ha le spalle larghe abbastanza. Quando un estraneo mi chiede il modo di uscire da Bagheria per tornarsene al suo paese, consiglio sempre di prendere da Casteldaccia, un paese molto meno razionale, se dobbiamo considerare solo la forma delle sue viuzze: ma senza strade larghe e viali dalla lunga prospettiva, là nessuno si danna se rimane attappato: gli manca il motivo per complicarsi la vita, hanno le strade tortuose ma non l’animo. Le uniche due vie longitudinali, corso Butera e via Città di Palermo/via Ing. G. Bagnera, non si comunicano, le traverse che le collegano sono arbitrarie e diciamo che chiunque avrebbe il diritto di stasarle, o addirittura di farle sfondare, con un Caterpillar, riunendo per la prima volta dal Vangelo strade del vizio e sobborghi con la vocazione alla moralità. Inspiegabilmente le strade si mantengono dritte anche con tutti questi punti ciechi, non è come in certi paesini che a forza di girare si creano delle piste caratteristiche, addirittura pittoresche: non c’è nessuna preziosità, nessun piacere, nessun giro armonico, nessun labirinto intestinale.
C’è sempre qualcuno in fase di accelerazione dovunque tu abbia deciso di svoltare, qualcuno con la Pandicella a cui rendere grazia, più che dargli la precedenza.
Ci sono anche fattori che il suolo bagherese non può influenzare. Una macchina bella e potente, ad esempio, va messa in garage ? come col telefonino, si può tollerare che ci vedano con quella macchina solo quando siamo in macchina ? e pure, la comodità e il decoro cominciano prima precedono la lussuria tecnologica, come dimostra la storia di certi assi viari del tutto superflui alla città, per quanto necessari al senso di aria pura di certe persone: via Roma, via Libertà, via Dante. Non sto parlando di antichi assi viari che un tempo si riteneva importanti mentre il tempo ha dimostrato il contrario, non il rettifilo, non la via Ignazio Lanza di Trabia, ma di strade progettate da e per una certa parte di popolazione: è noto come la storia continui con la mitica prosecuzione di via Dante, realizzata dopo decenni, che a un certo punto sfuma verso il basso ( in tutti i sensi ) man mano che si accentua la sua discesa. Dal palazzo di Vetro circolare fino al robivecchi, e ritorno: dopo venti anni la prosecuzione l’hanno fatta più larga per eventuali repentine manovre di inversione: chissà, se uno si ritrova ricco tutt’assieme può non cambiare zona come non si cambia numero di telefonino. Non è escluso che là sotto, verso la ferrovia qualche volta gli acquitrini stagionali confluiscano formando una grande palude improsciugabile, o che quaggiù non covi già latente il focolaio di qualche infezione che da Bagheria conquisterà, al contrario, Palermo: dopotutto ci troviamo in una Conca.
 

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Giardinauta Senior
La storia continua con la semi circonvallazione dietro la via città di Palermo ( ecco una via utile e sovraffollata che non si riesce a sfollare, ma non unica per quanto l’unica della sua zona, cioè mezza Bagheria ), una via anzi un viale che a cominciare dai marciapiedi a saliscendi dovrebbe impressionare, ma che non porta da nessuna parte, scendendo verso il mare, e dal lato Palermo, soltanto un affluente del vecchio e snobbato Vanellone del fonditore. Questa semicirconvallazione dietro la via Città di Palermo chiude il paese: Bagheria finisce lì come vent’anni fa finiva tra strade prima, quando dietro era tutta campagna. Non solo, se si volesse farlo sboccare dal lato Palermo, e farlo divenire un vero incrocio, e non una T zoppa com’è, occorrerebbe un’imponente opera ingegneristica, affossato com’è. Siccome non snellisce il traffico, potrebbero chiamarlo viale della passiflora, oppure via delle Nuove Sedi di CC e Poste, perché solo a quello serve. E dovrebbero far visitare, come esempio della viabilità bagherese, la via parallela di accosto a questa circonvallazione, una specie di pista di atterraggio ( o decollo, se preferite ): chi va alle Poste o dai CC è costretto, per non attraversare a raso la circonvallazione stessa a percorrere questa lunga pista ascendente sottomessa, per più di 150 metri, per cui anche i CC stessi preferiscono far marcia indietro e uscire da dove sono entrati per nonnessere presi dalla malinconia, per non fare la via crucis. Stessa sorte chiusa immancabilmente da un lato, quasi la figura geometrica corrispondente al fatalismo, del Vallone De Spuches con le sue vie accessorie che servono a parcheggio camion a titolo indefinito e scalo merci per gli esercizi in zona: le vie dei muletti. La storia delle vie belle continua con i parchi belli, perché di parchi, piazze e piazzali ce n’è tanti e tanti cantieri e progetti Urban si propongono di migliorarli e renderli dei punti di incontro e non di gioco a carte per anziani e per portare a spasso il cane: vogliono che andiamo a piedi, ma i progettisti non sanno vedere la moralità dello sbandato o anziano che scendeva a Palagonia e si infilava in mezzo agli alberi con tutto il motorino per discutere, per giocare o per pisciare. Vorrei sapere quante persone si sono sedute effettivamente su un sedile circolare di ghisa a piazzale Larderia, di fronte alle suore per intenderci, prima che detto sedile fosse parzialmente asportato, facendo la stessa fine del parco giochi della certosa venti anni prima. Opera degli stessi malacarne cresciuti e un po’ civilizzati ? per me è un segno di intelligenza e di “ vorrei la città così “, non di degrado. Ma ritorniamo in sella, al fattore globale, o extrabagherese: se facciamo tutto con la macchina o quasi, perché non possiamo lasciare la macchina dove ci pare o quasi ? se tutto è più comodo e per tanti usi, sarebbe assurdo non aspettarsi una maggiore comodità o invasività nel modo di usarli: penso ancora al telefonino che spunta da tutti i pirtusi. Perché l’andare in macchina dovrebbe essere più civile, ed educato di altri mezzi ? dobbiamo farci localizzare dal localizzatore satellitare se siamo 700 metri arrassu dalla nostra meta e, così come smettiamo di cercare, dobbiamo smettere di fumare grazie allo spegni-sigaretta installato a bordo che tra l’altro previene gli incendi boschivi sia pure indirettamente. Come garage dei desideri, sia che transenniamo sia che chiediamo di passare, tutti abbiamo diritto: al confronto il taglio del trasporto pubblico è faccenda troppo da pendolari. Nessuno si offende, perchè nessuno lo è più.
 
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