Fotografare: Tempo e diaframma
Per Bonsy: sentiti libero di intervenire e precisare quando ritieni più opportuno
Fotografare, in estrema sintesi, significa "disegnare con la luce".
La macchina fotografica, quindi, serve essenzialmente a regolare la quantità di luce che arriva su di un supporto sensibile alla luce, la cara vecchia pellicola nelle macchine "analogiche", o il nuovo sensore delle digitali.
(Tralasciando per il momento il discorso "sensibilità"), per regolare la quantità di luce che arriva alla pellicola/sensore, le macchinette fotografiche mettono a disposizione due strumenti:
- il
diaframma, che altro non è che un "buco" posto sull'obiettivo che si allarga o si stringe. E' evidente che, allargando l'apertura del buco, entrerà più luce, chiudendo l'apertura entrerà (a parità di condizioni) meno luce. Per uno strano scherzo del destino, i diaframmi più aperti (= entra più luce) sono contraddistinti da numeri bassi (2.8, 4, 5.6 etc), i diaframmi più chiusi (= meno luce) da numeri alti (18, 22 etc)... ma questo interessa sostanzialmente chi ha una reflex;
- l'otturatore, che è una "tendina" posta davanti alla pellicola che si apre per
tempi più o meno lunghi. Quando la tendina è aperta (ovvero, quando si scatta) entra la luce: è evidente che, a tempi più lunghi, corrisponde una quantità maggiore di luce che entra nella macchina fotografica e raggiunge la pellicola.
"Tempo" e "diaframma" sono le unità base della fotografia. Perché?
Perché per ogni immagine che vediamo e decidiamo di fotografare esiste (anche qui estremizzo e semplifico) una ed una sola "quantità" di luce corretta.
Però, questa "quantità" di luce la posso ottenere con diverse combinazioni di tempo e diaframma: posso ad esempio usare un diaframma aperto ed un tempo breve, o un diaframma più chiuso ed un tempo un po' più lungo.
E' anche nella scelta "tempo/diaframma" che si esprime il gusto artistico (oltre che la tecnica) del fotografo.
Per tornare al
quesito posto da Aseret, la modalità "P" della macchine fotografiche non fa altro che proporre al fotografo la coppia "tempo/diaframma" più opportuna in base alla quantità di luce rilevata. Tutto qua.
In pratica, le case costruttrici hanno già inserito nelle macchine fotografiche le indicazioni per esporre correttamente (ovvero, secondo standard medi) una data immagine. Si imposta P, si accende la macchina fotografica, si inquadra, si scatta. Fine.
Un abbraccio e... l'essenziale è fotografare, fotografare, fotografare.
Ciao
Giovanni
PS: L'apertura del diaframma ha un altro importantissimo effetto sulla profondità di campo (ovvero, sullo spazio "a fuoco")... ma di questo parleremo in una prossima puntata!