Lo ricordo come fosse ieri, val Chisone, una camminata tranquilla in montagna in un posto neanche così sperduto. Il sentiero sale attraverso un prato
assolato verso un piccolo passo, scollino e mi ritrovo nella classica valletta a nord coperta di boscaglia di ontano verde, una come tante. Ma quella valletta per me diventa subito unica, perché questa volta due occhi mi fissano tra gli ontani, a una ventina di metri circa, due occhi sorpresi quanto i miei. Un istante, si gira e trotta via, non una fuga, proprio un'agile trotto di una bestia selvatica che non ha nulla da temere ma neanche nulla da spartire. Quel trotto mi ha fatto sentire un intruso nel suo mondo. Lo rivedo riapparire in uno spiazzo della boscaglia ben più lontano e dietro di lui presto passano altri due suoi compari. Quel giorno temo di avergli rovinato una caccia.
Vengo da una famiglia di allevatori, ho frequentato gli alpeggi, ho amici che hanno perso capi a causa dei lupi. Danni economici che possono essere pesanti (perché è vero che c'è stato un periodo in cui si guadagnava di più a farsi mangiare un capo dai lupi che a venderlo, ma quei tempi sono decisamente passati)
Incidentalmente mi sono anche laureato in scienze forestali dove ci hanno fatto una "capa tanta" con il problema del lupo.
Ho visto diverse "riunioni" dove si buttano in una stanza un po' di allevatori incazzati, un po' di gente preposta alla tutela della fauna selvatica che cerca di calmarli, un po' di amministratori locali in cerca di voti e almeno un animalista "vogliamoci tutti bene" uscito per l'occasione dal suo monolocale in qualche metropoli lontana. L'unica cosa sicura è che escono tutti dalla stanza con la medesima idea con la quale sono entrati.
Una soluzione semplice non c'è, io non ce l'ho almeno. cambierà il sistema pastorale (hai ragione al 100%
@marco.enne sui nuovi pastori, consideriamo però anche che gli allevatori delle zone marginali non navigano nell'oro e le montagne sono state già abbondantemente abbandonate e un'ulteriore impoverimento dovuto a costi di esercizio maggiori acuirebbe il problema) cambierà la mentalità protezionistica, si avvicineranno e troveranno un compromesso, è inevitabile. Sarà credo un processo lungo tortuoso e non sono in grado di prevedere chi dovrà cedere di più e chi di meno.
Di una cosa sono certo però. Noto esasperazione dei toni da una parte e dall'altra, noto un'informazione superficiale e sensazionistica, noto un continuo fare leva (sempre da una parte e dall'altra) su sentimenti di primitiva immedesimazione nella bestia o nel pastore a seconda del caso, noto un coinvolgimento continuo di una massa che non ha le competenze e conoscenze necessarie a un contributo costruttivo. Tutto ciò non giova a tale processo
In ogni caso mi preme ricordare un fatto che pare essere passato inosservato: lo scontro non è tra nobili sentimenti e vil denaro.
Oltre all'incidenza negativa sull'agricoltura c'è un influsso economico positivo sul turismo. Il lupo porta gente e la gente porta i soldi. Lo scontro e tra due fruizioni economiche di un territorio. Lo scontro è come sempre tra vil denaro e vil denaro. Tranquilli che a nessuno frega niente se si asciugano gli stagni dove si riproduce il pelobate fosco, nessuno si fa problemi a deviare nei campi l'acqua dei fiumi e sbarrare quel poco che resta nell'alveo con dighe che impediscono la risalita delle anguille. Che interessi economici muove un rospo, quali un pesce?? Perché li l'opinione pubblica non si muove? Dov'è l'indignazione?
Sicuramente il lupo ha un'altro appeal, sicuramente è un'archetipo stesso della mente e questo ci fa mobilitare per esso, ma non è che a ciò si aggiunge anche che forse "l'ecologismo di massa" è una benderuola che si muove soprattutto dove c'è interesse a farla muovere?