Emanuela Pit
Apprendista Florello
Sulla passerella della spiaggia vedo venire incontro trotterellando un delizioso bambinetto di circa 1-2 anni, dall'aria felice. Dietro a una certa distanza una madre affannata: "non correre! non correre!!"
sapete quante volte l'ho sentito?
MA PERCHÉ NON DEVE CORRERE?? è un bambino!! che altro dovrebbe fare?
Ricordo quando eravamo bambini noi: con i miei amichetti, correvamo, correvamo sempre. Avevamo anche il permesso di correre lungo il marciapiede, salvo inchiodare alla fine dello stesso. Difficile che ci spostassimo da un posto all'altro camminando soltanto. Al massimo se dovevamo tenere il passo saltellavamo un po' sul posto.
Ricordo le croste sui ginocchi per le cadute rovinose che ogni tanto facevamo. Era naturale; faceva parte dell'essere bambini, erano segni di appartenenza alla categoria infantile, e gli scivoloni più grossi lasciavano cicatrici che potevamo usare per rievocare momenti eroici ed avventurosi, di cui gloriarci. Ricordo distintamente un momento, adolescente, in cui ho realizzato che era almeno un anno che non mi sbucciavo più le ginocchia: è stato un colpo, credo che solo in quel momento mi sono resa conto che stavo davvero diventando grande.
E i nostri genitori? erano provvisti di alcool e cerotti. "Correte a giocare!", ci dicevano, per toglierci un po' dai piedi quando diventavamo appiccicosi e volevamo sentire i discorsi degli adulti (nota bene: correte, non "andate a giocare"). E se eravamo alla spiaggia e ci sbucciavamo da qualche parte, ci dicevano: "correte al mare a sciacquarvi, che l'acqua di mare disinfetta".
Altri tempi, altro mare... altri genitori??
Non solo correvamo; ci arrampicavamo anche, moltissimo, sugli alberi o sui muretti - nessuno ci faceva la solfa "attento... cadi.. scendi di lì... vai piano..." a meno che non ci sorprendessero in cima a un palo della luce o su una grondaia...
Scavavamo buche degne del Gran Canyon, tanto che uno scavava dentro con secchielli e palette e passava i secchi di sabbia a quelli fuori, e poi si scavavano i gradini incavati nella parete della buca per uscire. Oppure gallerie e piste fantastiche, eravamo tecnologi della sabbia bagnata, sapevamo fare le palle di sabbia più resistenti e pesanti e poi che battaglie! Nessuno che dicesse "non tirare la sabbia, ti sporchi!!" Anzi, ci nascondevamo dietro le cabine per farci gli shampi di sabbia: uno a turno stava sotto a testa china, e gli altri due con 2 bottiglie a testa riempite di sabbia giù a versarla sulla nuca del privilegiato: sapeste che delizioso solletico!!! Ci riempivamo anche i costumi di sabbia (allora le bambine avevano il pezzo intero...) per fare i "ciccioni" e poi andavamo dai genitori gongolando: "mamma, guarda?!?!?" e le madri: "vai a sciacquarti in mare!"
"mamma, sono pieno di sabbia" era il trucco per non venire mai via dal mare: quando era ora, ci rotolavamo sulla sabbia e i nostri genitori dovevano per forza darci il permesso di sciacquarci in mare, e così infinite volte finché non ci portavano via di peso...
Quanto ci siamo divertiti!!!! Sarà nostalgia, ma secondo me lì le cose erano tutte "al giusto posto"...
Adesso, che spettacolo deprimente! bambini impacchettati, con scarpette inamovibili persino nell'acqua, anche gli adulti quasi sempre calzati, giorni fa ho visto una mamma sgridare la figlia perché aveva ACCENNATO a chinare il viso verso una piccola buca piena d'acqua che aveva scavato sulla riva... Imboccati fin sul bagnasciuga con orrende merendine al formaggio & banana... avvolti nell'asciugamano appena usciti dall'acqua con 38 gradi all'ombra... in passeggino persino sulla spiaggia... rigorosamente sistemati (i più piccoli) sull'asciugamano in modo da non avere assolutamente nessun contatto con la sabbia... immersi in asettiche vaschette gonfiabili, a soli 5 metri dal mare vero...
e poi, un po' più grandi, che bighellonano annoiati fra l'ombrellone, la cabina e il bar... non si vede più un secchiello, una paletta, un set di formine... Nessuno che fa il bagno veramente! Intendo, che entra in acqua e nuota: ragazzi grandi grossi e palestrati che sprecano i loro muscoli mettendoli a mollo ogni tanto in mezzo metro d'acqua, senza fare nemmeno una bracciata... oppure, si va nell'acqua attrezzati: windsurf, tavolette e quant'altro... sostanzialmente si va in acqua per fare il bagno alle attrezzature, più che a se stessi...
Per tornare alla mamma di prima (quella del "non correre!!): ma se proprio voleva evitare a tutti i costi qualsiasi rischio di un'ammaccatura al suo bambino, perché non farlo correre almeno sulla sabbia?
A volte mi chiedo se stiamo allevando un nuovo esercito di infelici… a volte mi sembra di essere venuta da un altro pianeta e che intorno a me ci sono solo marziani…
Che cosa è successo a tutti quanti?? Chi li ha ipnotizzati?
Certo, a interferire con un approccio naturale alla vita e la volontà di trasmetterlo ai nostri figli, non ci si mettono solo i condizionamenti culturali che come genitori dobbiamo scrostarci di dosso, ma anche il fatto oggettivo che a volte l'ambiente è diventato ostile alla vita, in molti modi diversi. Lasciar scorrazzare libero un bambino da solo come avveniva in passato oggi significa esporlo a rischi seri. Le città sono ambienti ad alto rischio. Gli habitat naturali a volte sono così inquinati che ci sorprendiamo a dire cose assurde oppure ci costringono a fare scelte difficili (lo lascio libero di ruzzolare nella sabbia e prendersi un fungo o glie lo impedisco?)
Alla fine, però, io penso che se un bambino viene lasciato libero da subito di toccare, sporcarsi, esporsi al vento, all'acqua e al sole, e specialmente se è allattato al seno, sarà molto più capace di resistere agli elementi "aggressivi" dell'ambiente (ad esempio i funghi), la sua pelle sarà più sana e il suo corpo più vitale e pronto a difendersi. E a volte, vale la pena di farsi qualche sbucciatura, come molti ricordi della nostra infanzia testimoniano.
Possiamo combattere per un ambiente più sano, e non solo per i nostri bambini. E la cosa più importante che possiamo fare, infine, è proprio mostrare che un altro modo di vivere è fattibile. Non solo il "fare" (camminare scalzi, fare naturismo, allattare in pubblico, rotolarsi nella sabbia, ballare per strada) mostra che "si può", e può far scattare qualche cosa nella mente di chi non è del tutto uniformato, ma anche e soprattutto parla con eloquenza il modo in cui noi ci mostriamo mentre facciamo determinate cose che vanno controcorrente: non come una provocazione o una volontà di autoemarginazione, ma con semplicità, come qualcosa di bello e naturale che fa parte della *nostra* normalità, per mostrare che appunto un'altra normalità è possibile.
(Angelica)
-------------------------- Testo di Antonella Sagone
da www.promiseland.it
Ho letto questo testo e mi ci sono ritrovata, mi sono rivista bambina , sempre a correre e con le ginocchia sbucciate, è vero abitato a Venezia e lì non ci sono le macchine, dunque meno pericoli, ma allora ero molto felice, mi piaceva correre e avrei tanto desiderato essere un cavallo
sapete quante volte l'ho sentito?
MA PERCHÉ NON DEVE CORRERE?? è un bambino!! che altro dovrebbe fare?
Ricordo quando eravamo bambini noi: con i miei amichetti, correvamo, correvamo sempre. Avevamo anche il permesso di correre lungo il marciapiede, salvo inchiodare alla fine dello stesso. Difficile che ci spostassimo da un posto all'altro camminando soltanto. Al massimo se dovevamo tenere il passo saltellavamo un po' sul posto.
Ricordo le croste sui ginocchi per le cadute rovinose che ogni tanto facevamo. Era naturale; faceva parte dell'essere bambini, erano segni di appartenenza alla categoria infantile, e gli scivoloni più grossi lasciavano cicatrici che potevamo usare per rievocare momenti eroici ed avventurosi, di cui gloriarci. Ricordo distintamente un momento, adolescente, in cui ho realizzato che era almeno un anno che non mi sbucciavo più le ginocchia: è stato un colpo, credo che solo in quel momento mi sono resa conto che stavo davvero diventando grande.
E i nostri genitori? erano provvisti di alcool e cerotti. "Correte a giocare!", ci dicevano, per toglierci un po' dai piedi quando diventavamo appiccicosi e volevamo sentire i discorsi degli adulti (nota bene: correte, non "andate a giocare"). E se eravamo alla spiaggia e ci sbucciavamo da qualche parte, ci dicevano: "correte al mare a sciacquarvi, che l'acqua di mare disinfetta".
Altri tempi, altro mare... altri genitori??
Non solo correvamo; ci arrampicavamo anche, moltissimo, sugli alberi o sui muretti - nessuno ci faceva la solfa "attento... cadi.. scendi di lì... vai piano..." a meno che non ci sorprendessero in cima a un palo della luce o su una grondaia...
Scavavamo buche degne del Gran Canyon, tanto che uno scavava dentro con secchielli e palette e passava i secchi di sabbia a quelli fuori, e poi si scavavano i gradini incavati nella parete della buca per uscire. Oppure gallerie e piste fantastiche, eravamo tecnologi della sabbia bagnata, sapevamo fare le palle di sabbia più resistenti e pesanti e poi che battaglie! Nessuno che dicesse "non tirare la sabbia, ti sporchi!!" Anzi, ci nascondevamo dietro le cabine per farci gli shampi di sabbia: uno a turno stava sotto a testa china, e gli altri due con 2 bottiglie a testa riempite di sabbia giù a versarla sulla nuca del privilegiato: sapeste che delizioso solletico!!! Ci riempivamo anche i costumi di sabbia (allora le bambine avevano il pezzo intero...) per fare i "ciccioni" e poi andavamo dai genitori gongolando: "mamma, guarda?!?!?" e le madri: "vai a sciacquarti in mare!"
"mamma, sono pieno di sabbia" era il trucco per non venire mai via dal mare: quando era ora, ci rotolavamo sulla sabbia e i nostri genitori dovevano per forza darci il permesso di sciacquarci in mare, e così infinite volte finché non ci portavano via di peso...
Quanto ci siamo divertiti!!!! Sarà nostalgia, ma secondo me lì le cose erano tutte "al giusto posto"...
Adesso, che spettacolo deprimente! bambini impacchettati, con scarpette inamovibili persino nell'acqua, anche gli adulti quasi sempre calzati, giorni fa ho visto una mamma sgridare la figlia perché aveva ACCENNATO a chinare il viso verso una piccola buca piena d'acqua che aveva scavato sulla riva... Imboccati fin sul bagnasciuga con orrende merendine al formaggio & banana... avvolti nell'asciugamano appena usciti dall'acqua con 38 gradi all'ombra... in passeggino persino sulla spiaggia... rigorosamente sistemati (i più piccoli) sull'asciugamano in modo da non avere assolutamente nessun contatto con la sabbia... immersi in asettiche vaschette gonfiabili, a soli 5 metri dal mare vero...
e poi, un po' più grandi, che bighellonano annoiati fra l'ombrellone, la cabina e il bar... non si vede più un secchiello, una paletta, un set di formine... Nessuno che fa il bagno veramente! Intendo, che entra in acqua e nuota: ragazzi grandi grossi e palestrati che sprecano i loro muscoli mettendoli a mollo ogni tanto in mezzo metro d'acqua, senza fare nemmeno una bracciata... oppure, si va nell'acqua attrezzati: windsurf, tavolette e quant'altro... sostanzialmente si va in acqua per fare il bagno alle attrezzature, più che a se stessi...
Per tornare alla mamma di prima (quella del "non correre!!): ma se proprio voleva evitare a tutti i costi qualsiasi rischio di un'ammaccatura al suo bambino, perché non farlo correre almeno sulla sabbia?
A volte mi chiedo se stiamo allevando un nuovo esercito di infelici… a volte mi sembra di essere venuta da un altro pianeta e che intorno a me ci sono solo marziani…
Che cosa è successo a tutti quanti?? Chi li ha ipnotizzati?
Certo, a interferire con un approccio naturale alla vita e la volontà di trasmetterlo ai nostri figli, non ci si mettono solo i condizionamenti culturali che come genitori dobbiamo scrostarci di dosso, ma anche il fatto oggettivo che a volte l'ambiente è diventato ostile alla vita, in molti modi diversi. Lasciar scorrazzare libero un bambino da solo come avveniva in passato oggi significa esporlo a rischi seri. Le città sono ambienti ad alto rischio. Gli habitat naturali a volte sono così inquinati che ci sorprendiamo a dire cose assurde oppure ci costringono a fare scelte difficili (lo lascio libero di ruzzolare nella sabbia e prendersi un fungo o glie lo impedisco?)
Alla fine, però, io penso che se un bambino viene lasciato libero da subito di toccare, sporcarsi, esporsi al vento, all'acqua e al sole, e specialmente se è allattato al seno, sarà molto più capace di resistere agli elementi "aggressivi" dell'ambiente (ad esempio i funghi), la sua pelle sarà più sana e il suo corpo più vitale e pronto a difendersi. E a volte, vale la pena di farsi qualche sbucciatura, come molti ricordi della nostra infanzia testimoniano.
Possiamo combattere per un ambiente più sano, e non solo per i nostri bambini. E la cosa più importante che possiamo fare, infine, è proprio mostrare che un altro modo di vivere è fattibile. Non solo il "fare" (camminare scalzi, fare naturismo, allattare in pubblico, rotolarsi nella sabbia, ballare per strada) mostra che "si può", e può far scattare qualche cosa nella mente di chi non è del tutto uniformato, ma anche e soprattutto parla con eloquenza il modo in cui noi ci mostriamo mentre facciamo determinate cose che vanno controcorrente: non come una provocazione o una volontà di autoemarginazione, ma con semplicità, come qualcosa di bello e naturale che fa parte della *nostra* normalità, per mostrare che appunto un'altra normalità è possibile.

(Angelica)
-------------------------- Testo di Antonella Sagone
da www.promiseland.it
Ho letto questo testo e mi ci sono ritrovata, mi sono rivista bambina , sempre a correre e con le ginocchia sbucciate, è vero abitato a Venezia e lì non ci sono le macchine, dunque meno pericoli, ma allora ero molto felice, mi piaceva correre e avrei tanto desiderato essere un cavallo