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Ma la vita...

aseret

Florello Senior
RosaeViola ha scritto:
Questa è, a mio avviso, un'arma a doppio taglio.
Fede come rassegnazione? Perchè in fondo è questo il messaggio: accetta gli eventi, incamerali e non pensarci.
A che cosa serve?

E ancora...Raramente vedo persone di fede serene e felici, anzi, spesso sono persone che vivono inquietudini e tormenti che non possono nemmeno ammettere a sè stesse per il grado di repressione che si sono imposte.
La fede, nella sua più alta accezione, può aiutare a comprendere, ma non sempre la comprensione è sinonimo di serenità.
Nemmeno lo stesso Giovanni Paolo II era privo di sofferenza nella consapevolezza del genere umano...

Sono d'accordo in linea di massima con quello che dici, ma ,secondo me, la fede non è rassegnazione ma un qualcosa che ti spinge a credere che non tutto è perduto e a lottare sempre. Non elimina la sofferenza, anzi... ma impedisce di cadere nella disperazione. Però è meglio non continuare questo discorso,anche perchè molti esempi, dati da dai cosiddetti uomini di fede sono aberranti . E non intendevo solo quella religiosa.
 

RosaeViola

Master Florello
aseret ha scritto:
Sono d'accordo in linea di massima con quello che dici, ma ,secondo me, la fede non è rassegnazione ma un qualcosa che ti spinge a credere che non tutto è perduto e a lottare sempre. Non elimina la sofferenza, anzi... ma impedisce di cadere nella disperazione. Però è meglio non continuare questo discorso,anche perchè molti esempi, dati da dai cosiddetti uomini di fede sono aberranti . E non intendevo solo quella religiosa.

Anch'io condivido quello che dici e anche secondo me, soprattutto pensando alla parola di Gesù, la fede non PUO' e non DEVE essere rassegnazione.
Però è questo che è stato fatto delle sue parole...Purtroppo.
 

RosaeViola

Master Florello
Voglio aggiungere solo questo a quanto detto poc'anzi.
Non ho ricevuto un'educazione cattolica ma se c'è una cosa che mi è stata insegnata soprattutto da mio padre, è che ogni uomo è mio fratello.
Anche in punto di morte, piangeva per la sofferenza di un'umanità dolente e non per sè stesso.
Ecco, di fronte al dolore che provava per questo, capisco che la sofferenza di ognuno di noi, talvolta è così grande da non potersi placare con nulla.

Spesso mi interrogo sul perchè l'uomo debba soffrire, sia per un verso sia per l'altro...Mio padre, morente, piangeva per chi soffriva e non per sè stesso pur sapendo che stava morendo.
Temeva la sofferenza che avremmo sopportato noi e temeva che noi potessimo assistere alle brutture che lui aveva visto negli anni della guerra, temeva e soffriva per un mondo intero di persone che non hanno cibo, casa e pace per la propria famiglia. Soffriva per un mondo incapace di amore, di solidarietà, di fratellanza solo per un pugno di uomini che grazie ai loro interessi costringeva alla sofferenza un numero indicibile di persone.

Alla fine, la consapevolezza è solo sofferenza?
 
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