Puntina
Guru Giardinauta
LA CONVIVENZA E…
Le signore Cocó non rimasero prive di nome a lungo e vennero battezzate LaFranca (la bionda millefiori) e Moka (la rossa).
È bastato osservarle un attimo per scoprirne i nomi: pacata, saggia e composta come una signorotta borghese LaFranca, schizzata come pochi, la Moka.
E quest’ultima è davvero schizzo! un attimo prima pascola tranquilla e l’attimo dopo sfreccia per dieci metri lungo il giardino per poi mettersi a beccolare come niente fosse…senza contare che è tipo rauca e se le si avvicina l’orecchio fa un suono che ricorda tantissimo il caffè della moka quando inizia a salire.
Quando parte per la sua mini maratona fa davvero morir dal ridere, si abbassa come per rendersi più aereodinamica e via a sgambettare con sti piedi piumati.
Tra LaFranca e Soldato è scattata fin da subito la scintilla: il giorno dell’arrivo, mentre la Moka impazziva alla ricerca del nido per deporre, loro due se ne stavano belli accoccolati tra le foglie degli iris…tenerissimi.
Che poi io me la immagino la loro prima conversazione:
“Ragazze mie, ciò che vedete sono i segni della guerra. Sebbene una granata mi abbia privato della grazia, io questa guerra l’ho vinta nello spirito!”
Questa storia sono sicura l’abbia raccontata a chiunque sia passato per il giardino ma secondo le anatre (si, ci sono anche loro) fingono di esserne ammagliate quando in realtà gli ridono alle spalle, ne sono sicura.
Insomma giugno trascorre velocemente tra razzolamenti, pennichelle sotto l’ombra del nocciolo ed ovetti fino a quando mio moroso mi dice di essere un po’ preoccupato per la Moka perché la mattina quando esce di casa la trova in solitaria nel pollaio, torna la sera ed ancora sta là.
Il problema è che durante il giorno il pollaio di trovava al sole per la maggior parte del tempo ed essendo stato giugno era praticamente una sauna…si temeva quindi la cottura dello spiedo a fuoco lento.
Dopo qualche giorno in cui il comportamento persisteva arrivò l’illuminazione: vuoi vedè che questa s’è fatta chioccia?!
Dovette sapere che nonostante le uova venissero prelevate giornalmente, le cocincina hanno un orologio biologico per cui ogni tot uova cascasse il mondo loro partono per la tangente e si fan chioccia.
Ed ora? Sta covando il nulla!
Mi sarebbe tanto piaciuto avere delle uova feconde di cocincina da metterle sotto così da godermi anche l’esperienza dei pulcini e permetterle di portare a termine la sua naturale cova, ma era una corsa contro il tempo dato che per quel che ne sapevo si sarebbe anche potuta schiocciare in autonomia passati i 21 giorni della cova.
Un colpo di culo ha fatto si che trovai proprio delle uova feconde di cocincina nana già in fase di cova.
La chioccia che le stava covando ne aveva uno sproposito e levarne qualcuna poteva solo che giovare a lei ed ai pulcini.
Fu fatta, dovevo solo trovare il tempo per andare a prenderle, ma siccome la Moka era ormai chioccia da almeno 10 giorni, nel timore si schiocciasse prima di del dovuto, le misi sotto un uovo della LaFranca.
Attorno alla metà di luglio la Moka si ritrovò quindi a covare una decina di uova tra cui quella della LaFranca perché mia zia, che però non aveva ancora conosciuto Sandro e quindi non si rendeva conto della sua non agilità, ci teneva a vedere se l’uovo fosse fecondo…tempo perso, era impossibile che con i suoi problemi motori riuscisse a coprire le signore.
Esperimento a parte, si poneva un problema: il 30 avremmo avuto un matrimonio nel molisano che ci avrebbe tenuto via dal 29 all’8 agosto, come fare con la schiusa imminente? Se si lasciano liberi e vengono predati? Se passano attraverso le maglie della rete di confine e non riescono a tornare? Se non nasce niente ma la Moka non sia chioccia ed al ritorno la troviamo ancora nel nido morente?
Dovevamo far lavorare il cervello alla massima potenza per trovare una soluzione rapida che alla fine fu il portare Moka e uova a casa mia, al sicuro in una specie di voliera sotto la supervisione di mio papà.
La persona da cui avevo preso le uova era anch’essa alle prime armi perciò non ci aveva saputo dire la data esatta dell’inizio della cova ma sosteneva mancasse circa una settimana.
La speratura eseguita sulle uova appena portate a casa non aiutava a chiarire la situazione, alcune erano quasi completamente scure, altre quasi completamente chiare, altre ancora metà e metà…l’idea che davano era quella di uno sviluppo non costante del pulcino.
Il timore era quello che, appunto perché troppe, mamma chioccia non fosse riuscita a covarle tutte per bene, ma essendo che comunque noi non eravamo certo esperti abbiamo preferito non toccarle troppo e lasciar fare a mamma Moka.
L’unica cosa certa era che non sapevamo se saremmo riusciti a vederle schiudere prima della nostra partenza.
Un Sandrello confuso
Una chioccioMoka
Le signore Cocó non rimasero prive di nome a lungo e vennero battezzate LaFranca (la bionda millefiori) e Moka (la rossa).
È bastato osservarle un attimo per scoprirne i nomi: pacata, saggia e composta come una signorotta borghese LaFranca, schizzata come pochi, la Moka.
E quest’ultima è davvero schizzo! un attimo prima pascola tranquilla e l’attimo dopo sfreccia per dieci metri lungo il giardino per poi mettersi a beccolare come niente fosse…senza contare che è tipo rauca e se le si avvicina l’orecchio fa un suono che ricorda tantissimo il caffè della moka quando inizia a salire.
Quando parte per la sua mini maratona fa davvero morir dal ridere, si abbassa come per rendersi più aereodinamica e via a sgambettare con sti piedi piumati.
Tra LaFranca e Soldato è scattata fin da subito la scintilla: il giorno dell’arrivo, mentre la Moka impazziva alla ricerca del nido per deporre, loro due se ne stavano belli accoccolati tra le foglie degli iris…tenerissimi.
Che poi io me la immagino la loro prima conversazione:
“Ragazze mie, ciò che vedete sono i segni della guerra. Sebbene una granata mi abbia privato della grazia, io questa guerra l’ho vinta nello spirito!”
Questa storia sono sicura l’abbia raccontata a chiunque sia passato per il giardino ma secondo le anatre (si, ci sono anche loro) fingono di esserne ammagliate quando in realtà gli ridono alle spalle, ne sono sicura.
Insomma giugno trascorre velocemente tra razzolamenti, pennichelle sotto l’ombra del nocciolo ed ovetti fino a quando mio moroso mi dice di essere un po’ preoccupato per la Moka perché la mattina quando esce di casa la trova in solitaria nel pollaio, torna la sera ed ancora sta là.
Il problema è che durante il giorno il pollaio di trovava al sole per la maggior parte del tempo ed essendo stato giugno era praticamente una sauna…si temeva quindi la cottura dello spiedo a fuoco lento.
Dopo qualche giorno in cui il comportamento persisteva arrivò l’illuminazione: vuoi vedè che questa s’è fatta chioccia?!
Dovette sapere che nonostante le uova venissero prelevate giornalmente, le cocincina hanno un orologio biologico per cui ogni tot uova cascasse il mondo loro partono per la tangente e si fan chioccia.
Ed ora? Sta covando il nulla!
Mi sarebbe tanto piaciuto avere delle uova feconde di cocincina da metterle sotto così da godermi anche l’esperienza dei pulcini e permetterle di portare a termine la sua naturale cova, ma era una corsa contro il tempo dato che per quel che ne sapevo si sarebbe anche potuta schiocciare in autonomia passati i 21 giorni della cova.
Un colpo di culo ha fatto si che trovai proprio delle uova feconde di cocincina nana già in fase di cova.
La chioccia che le stava covando ne aveva uno sproposito e levarne qualcuna poteva solo che giovare a lei ed ai pulcini.
Fu fatta, dovevo solo trovare il tempo per andare a prenderle, ma siccome la Moka era ormai chioccia da almeno 10 giorni, nel timore si schiocciasse prima di del dovuto, le misi sotto un uovo della LaFranca.
Attorno alla metà di luglio la Moka si ritrovò quindi a covare una decina di uova tra cui quella della LaFranca perché mia zia, che però non aveva ancora conosciuto Sandro e quindi non si rendeva conto della sua non agilità, ci teneva a vedere se l’uovo fosse fecondo…tempo perso, era impossibile che con i suoi problemi motori riuscisse a coprire le signore.
Esperimento a parte, si poneva un problema: il 30 avremmo avuto un matrimonio nel molisano che ci avrebbe tenuto via dal 29 all’8 agosto, come fare con la schiusa imminente? Se si lasciano liberi e vengono predati? Se passano attraverso le maglie della rete di confine e non riescono a tornare? Se non nasce niente ma la Moka non sia chioccia ed al ritorno la troviamo ancora nel nido morente?
Dovevamo far lavorare il cervello alla massima potenza per trovare una soluzione rapida che alla fine fu il portare Moka e uova a casa mia, al sicuro in una specie di voliera sotto la supervisione di mio papà.
La persona da cui avevo preso le uova era anch’essa alle prime armi perciò non ci aveva saputo dire la data esatta dell’inizio della cova ma sosteneva mancasse circa una settimana.
La speratura eseguita sulle uova appena portate a casa non aiutava a chiarire la situazione, alcune erano quasi completamente scure, altre quasi completamente chiare, altre ancora metà e metà…l’idea che davano era quella di uno sviluppo non costante del pulcino.
Il timore era quello che, appunto perché troppe, mamma chioccia non fosse riuscita a covarle tutte per bene, ma essendo che comunque noi non eravamo certo esperti abbiamo preferito non toccarle troppo e lasciar fare a mamma Moka.
L’unica cosa certa era che non sapevamo se saremmo riusciti a vederle schiudere prima della nostra partenza.
Un Sandrello confuso
Una chioccioMoka