Diversi anni fa, una mia amica, nonchè collega, fu mollata, anzi, buttata fuori di casa, dal suo compagno in maniera ignominiosa (lo fece fare dai figli avuti dalla prima moglie) dopo 6 anni di convivenza, dopo che lei aveva lasciato il lavoro prima del tempo per i progetti che insieme avevano fatto di vivere con lo stipendio di lui e la pensione di lei.
Lei si vide andare la vita in frantumi, oltre ad essere completamente preda della disperazione perchè ancora innamorata e tutto quello lui che rispose fu: "In fondo vivevamo insieme, mica eravamo sposati".
Ecco, situazioni simili mi fanno sempre pensare a quella che è la concezione della convivenza in una persona: ma nella convivenza non c'è un'assunzione di responsabilità? Non c'è una condivisione continua di piacere e di preoccupazioni? Non comporta che entrambi debbano farsi carico di tutta una serie di aspetti che riguardano la vita insieme? Pensate di sì? E allora che differenza fa sposarsi o meno?
Per come la vedo io, in questo paese "civile", la convivenza (purtroppo) è qualcosa che non tutela a sufficienza le parti in causa e soprattutto le donne.
E' vero che ci sono aspetti aberranti di questo problema anche nei confronti degli ex-mariti, ma se si ragiona con lucidità e con ragione di causa, si scopre che, quasi sempre, sono gabbate le donne dalla convivenza.
Non venitemi a parlare degli accordi che si possono prendere davanti ad un avvocato o ad un notaio, perchè una moglie è sempre molto più tutelata che non una convivente e in molti aspetti della vita, specie in un paese dove le coppie di fatto contano come il due di picche.
Provate a trovarvi di fronte ad una ex-famiglia rancorosa in una situazione di malattia grave dove sono da prendere delle decisioni importanti e sappiatemi dire quanto conta una o un convivente rispetto ad una ex famiglia riconosciuta legalmente.
E poi, quanti sono quelli che vanno davanti ad un notaio e mettono nero su bianco? Pochi, molto pochi e giusto perchè, in primis, si pensa sempre che andrà tutto bene e in seconda istanza, perchè i notai costano.
E poi ancora, cosa cambia nel separarsi da sposati e da conviventi?
Non è comunque un percorso luttuoso da affrontare? Non è comunque un cambiamento grave (sia per chi lo subisce sia per chi lo decide) della propria vita?
Il pezzo di carta, la famosa e famigerata firma, non aggiungono o tolgono niente in questo senso così come la convivenza non dovrebbe, a mio avviso, far diminuire il dolore di una separazione, ma evidentemente sembra che chi si lascia, dopo aver convissuto, dopo aver messo su casa insieme, dopo aver sognato in due, dopo aver sperato e immaginato il migliore dell'avvenire, provi meno dolore nel lasciarsi.
In quanto al matrimonio come tomba dell'amore, beh, io dissento.
Una convivenza non può essere lo stesso? Dopo dieci anni vissuti insieme, le dinamiche sono le stesse sia nella convivenza sia nel matrimonio e non credo nemmeno per un istante al fatto che l'altro si senta più garantito nei sentimenti, dalla libertà del proprio convivente di potersene andare in qualunque momento.
Se si ama qualcuno e lo si ama veramente, non si sente il bisogno di andarsene sia che ci sia un matrimonio sia che si parli di convivenza.
La convivenza è una scelta, ma anche il matrimonio lo è.